Alexander Fleming è uno tra i medici e batteriologi più conosciuti della storia recente perché è a lui che dobbiamo la scoperta di due sostanze in grado di combattere, in maniera diversa, i batteri. Alexander Fleming è l'uomo che ha scoperto per primo il lisozima (nel 1922) e la penicillina (1928). Fu proprio la scoperta della penicillina il motivo per cui ricevette il Premio Nobel per la Medicina nel 1944.
Ma chi è Alexander? Ripercorriamo la sua biografia.
Le origini e gli studi in Medicina
Alexander nasce il 6 agosto 1881, in una zona rurale nei pressi di Darvelen Ayrshire (Scozia) in una famiglia composta dai genitori e da tre fratelli nati dal secondo matrimonio del padre. Passa l'infanzia e la preadolescenza studiando nelle scuole della zona, dopodiché intorno ai 14 anni si trasferisce a Londra, città in cui convive con uno dei fratelli che studia medicina.
La vita dell’uomo che avrebbe scoperto il primo antibatterico della storia è molto più normale di quanto potremmo immaginare: nella capitale inglese, infatti, Alexander frequenta prima il Regent Street Polytechnic Institute e poi per quattro anni lavora in una compagnia che si occupa di spedizioni. Insomma, fa l’impiegato.
Nel 1901 la sua vita prende un'altra piega: eredita dallo zio John una piccola somma di denaro e successivamente il fratello lo convince a iscriversi alla Scuola di Medicina Saint Mary dell’Università di Londra.
Durante questi anni entra a far parte del club dei fucilieri dell’università e il suo capitano gli consiglia di unirsi al gruppo di ricerca della facoltà di medicina. È così che Alexander diventa l'assistente batteriologo di Sir Almroth Wright, uno dei primi studiosi di immunologia.
Se inizialmente era intenzionato a diventare un chirurgo, grazie all'esperienza in laboratorio Alexander cambia idea e capisce che quella della batteriologia sarebbe stata la sua strada.
Nel 1906 si laurea in medicina e chirurgia e solamente due anni dopo vince la medaglia d’oro dell’Università e inizia la carriera come Professore sempre all’interno dell’Ateneo.
Nel 1915 si sposa con Sarah Marion McElroy ma durante la Prima Guerra Mondiale viene inviato al fronte occidentale francese per assistere e curare i feriti di guerra. Qui affronta moltissimi casi di setticemia, cancrena e tetano, ed è costretto a mettere alla prova tutte le sue capacità come medico e, in particolare, come batteriologo.
Terminata la guerra Alexander può tornare finalmente a casa: è l’inizio di un nuovo capitolo della sua vita che lo porterà a diventare uno dei precursori della medicina moderna.
La scoperta del lisozima
La prima grande scoperta arriva nel 1922: il lisozima.
Il lisozima (dal greco lysis = dissoluzione) è un enzima, una sostanza composta da proteine che il nostro corpo utilizza per prevenire le infezioni e che è presente nelle lacrime, nelle secrezioni nasali e nella saliva. Alexander scopre l’esistenza di una potente barriera che produciamo autonomamente e che mentre a noi non causa nessun danno, è nociva per i batteri (anche se in modo piuttosto blando).
Ma come avviene la scoperta? Casualmente, come spesso accadde nella storia di quest’uomo.
Alexander aveva semplicemente lasciato in un recipiente un po’ del suo stesso muco nasale per qualche settimana e poi, una volta rientrato in laboratorio, aveva notato che si erano sviluppati dei microbi in tutto il recipiente, tranne in quelle zone dove c’era il suo muco.
Decide così di ripetere l’esperimento con altre sostanze che normalmente produce il nostro corpo come le lacrime e la saliva e capisce che tutte contengono un antibatterico, per quanto leggero, del tutto naturale. Non era però in grado di isolarlo perché, purtroppo, nel laboratorio mancava un chimico.
La scoperta della penicillina e il Nobel
Grazie allo studio del lisozima e alcune ricerche sulle muffe svolte negli anni successivi, si realizza anche la più grande scoperta di Alexander: la penicillina. È il 1928 e nel suo laboratorio sta studiando e coltivando lo stafilococco, un comune batterio che vive sulla superficie e all'interno del nostro corpo, ma che può generare delle patologie in circostanze particolari.
Anche in questo caso Alexander dopo qualche giorno di assenza torna in laboratorio e scopre che una muffa ha contaminato uno dei recipienti che contenevano una cultura di stafilococchi. La cosa strabiliante è che la colonia di stafilococco a contatto con muffa era stata totalmente distrutta. Il motivo? La muffa, appartenente al genere Penicillium, produceva una sostanza in grado di annientare i batteri. Il 7 marzo del 1929 la sostanza prodotta dalla muffa prende il nome di penicillina.
Anche in questo caso sono necessari moltissimi altri test di laboratorio per verificare l’efficacia di questa nuova sostanza scoperta, ma – nonostante gli incoraggianti risultati ottenuti – la penicillina diventerà un medicinale diffuso e utilizzato solo 15 anni dopo. Ad aiutare il processo di ingresso della penicillina nel grande mondo dei medicinali furono due studiosi di Oxford, Howard Florey ed Ernst Boris Chain che isolarono la penicillina pura, di gran lunga più efficace di quella grezza prodotta naturalmente dalla muffa. Furono loro ad entrare in contatto con le case farmaceutiche statunitensi e a fare in modo che la penicillina fosse prodotta in enormi quantità.
Nel 1944 Alexander viene nominato Sir, titolo onorifico nei paesi anglofoni, e riceve il Premio Nobel per la Medicina insieme a Florey e Chain.
La Serendipity e gli ultimi anni
Alexander è spesso collegato al tema della serendipità o – in inglese – “serendipity”. Si tratta della capacità o la fortuna di fare per caso delle scoperte importanti mentre si sta cercando (o in questo caso studiando) altro, come sono state quelle di Alexander in ambito medico-scientifico.
La grandezza di questo medico sta nell’aver predisposto tutte le condizioni affinché le scoperte potessero avvenire e, dall’altro lato, aver saputo osservare i fenomeni che si generavano ed essere riuscito ad interpretarli.
Nel 1947 viene a mancare il maestro di Alexander, Sir Almroth Wright, e due anni dopo purtroppo viene a mancare la moglie, Sarah.
Nel 1953 Alexander sposerà la sua seconda moglie, la microbiologa Amalia Coutsoris-Voureka con cui aveva stretto un legame negli anni dopo essere stati colleghi al Saint Mary.
Il Dottor Alexander Fleming muore d’infarto l’11 marzo del 1955 a soli 74 anni.