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20 Gennaio 2024
14:14

Giulio Natta. Chi era il chimico italiano “re della plastica” e vincitore del premio Nobel

Talvolta si dice che l'italiano Giulio Natta, Premio Nobel per la Chimica nel 1963, abbia inventato la plastica. L’affermazione non è corretta, perché la plastica ha una storia più complessa, ma lo scienziato ha effettivamente dato un contributo fondamentale alla creazione di materie sintetiche e ad altri campi della chimica.

A cura di Erminio Fonzo
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Giulio Natta. Chi era il chimico italiano “re della plastica” e vincitore del premio Nobel
Giulio Natta copertina

Giulio Natta, chimico e ingegnere italiano, è stato uno dei più geniali scienziati del nostro Paese. Esistono scuole intitolate a lui. Nato a Imperia nel 1903, ha insegnato per molti anni al Politecnico di Milano e ha condotto numerosissime ricerche, giovandosi del supporto della Montecatini, la maggiore azienda chimica italiana.

Natta è considerato così importante soprattutto in quanto padre della polimerizazione stereospecifica e perché ha contributo all'invenzione polipropilene, una delle materie plastiche più efficienti e diffuse, che gli valse il premio Nobel per la chimica nel 1963. Lo scienziato, però, ha dato anche altri contributi al progresso scientifico e ha formato giovani studiosi che sono diventati a loro volta chimici di alto livello.

Chi fu Giulio Natta: la carriera unifersitario

Il chimico Giulio Natta nacque a Porto Maurizio, un centro urbano che oggi fa parte del comune di Imperia, nel 1903. Apparteneva a una famiglia agiata e sin da giovane mostrò grandi doti intellettuali, conseguendo a soli sedici anni il diploma di maturità presso il Liceo classico Cristoforo Colombo di Genova.

Targa sulla casa natale
Targa sulla casa natale.

Nel 1924, a ventun'anni, si laureò in ingegnera chimica al Politecnico di Milano e avviò una proficua attività di ricerca, interessandosi di vari campi della chimica industriale. Lavoro per un periodo in Germania, dove ebbe occasione di approfondire gli studi sulle macromolecole, e nel 1933, rientrato in Italia, vinse il concorso a cattedra, intraprendendo una lunga carriera di professore universitario. Dopo brevi esperienze a Pavia e a Roma, nel 1938 si trasferì al Politecnico di Milano, presso il quale insegnò fino al 1973.

Il lavoro di ricerca

Natta iniziò le sue ricerche negli anni tra le due guerre mondiali, cioè in un momento di grande progresso della scienza. Fu, tra l'altro, il periodo in cui Enrico Fermi e i “ragazzi di via Panisperna” compirono scoperte fondamentali nel campo della fisica nucleare.

Natta iniziò a lavorare sin dagli anni ’20 sulle fibre sintetiche, associando sempre lo studio teorico alle applicazioni pratiche. In genere conduceva le sue ricerche in collaborazione con le aziende e, in particolare, con la Montecatini, la principale industria chimica italiana (diventata Montedison nel 1966 e Edison nel 2002). Tra i successi ottenuti da Natta prima della seconda guerra mondiale figurano la scoperta di nuovo processo di sintesi del metanolo e la costruzione del primo impianto italiano per la costruzione di gomma sintetica.

Il laboratorio di Natta ricostruito al Museo nazionale della scienza e della tecnologia di Milano (credts Museo nazionale della scienza e della tecnologia)
Il laboratorio di Natta ricostruito al Museo nazionale della scienza e della tecnologia di Milano. Credits: Museo nazionale della scienza e della tecnologia.

Natta “re della plastica”: l’invenzione del polipropilene

Fu Natta a inventare il polipropilene nel 1954. Dopo la guerra, infatti, Natta visitò gli Stati Uniti insieme al direttore della Montecatini, Piero Giustiniani, per documentarsi sui progressi scientifici realizzati Oltreoceano. Venne inoltre a conoscenza degli esperimenti sulle macromolecole e sulle materie plastiche compiuti dal collega tedesco Karl Ziegler.

A quel tempo le materie plastiche erano già conosciute, ma non erano efficienti ed economiche come quelle odierne e avevano una diffusione nettamente inferiore.

Nel 1954 Ziegler perfezionò la produzione del polietiliene, e Natta, intuendo le potenzialità delle scoperte, decise di applicare un processo simile ad altre sostanze. Nel 1954 creò così il polipropilene, un nuovo materiale che si distingueva per resistenza ed economicità. Il polipropilene fu commercializzato con il nome Moplen ed ebbe subito fortuna.

Nell’Italia del miracolo economico, la plastica, e il Moplen in particolare, divenne uno dei simboli del progresso e contribuì a cambiare gli stili di vita dei cittadini. La televisione portava nelle case degli italiani la pubblicità del nuovo materiale: lo slogan «Ma signora guardi ben che sia fatto di Moplen», pronunciato dal comico Gino Bramieri, divenne un vero e proprio tormentone.

Pubblicita del Moplen con Gino Bramieri
Pubblicità del Moplen con Gino Bramieri.

Le nuove plastiche create da Ziegler e Natta ebbero successo in tutto il mondo e ancora oggi sono le più diffuse.

I successi e il premio Nobel nel 1963

Il polipropilene garantì a Natta grande popolarità. Il riconoscimento più importante giunse nel 1963, quando ottenne il premio Nobel per la chimica congiuntamente a Karl Ziegler. A oggi, Natta è l’unico italiano ad averlo vinto.

Lo scienziato, logicamente, era orgoglioso della sua scoperta, ma amava anche parlarne scherzosamente ed era solito ripetere: «Ho solo trovato il modo di mettere in fila le molecole come soldatini in parata».

Natta nel 1960
Giulio Natta nel 1960.

Il contributo di Natta alla chimica non si limitò al polipropilene, perché nel corso della sua lunga carriera lo scienziato effettuò ricerche e scoperte in molti settori.

La morte e l’eredità di Giulio Natta

Nel 1956 Natta contrasse la malattia di Parkinson e dal 1963, lo stesso anno del Nobel, le sue condizioni si aggravarono progressivamente. Ciò nonostante, continuò la carriera universitaria fino al 1973, quando andò in pensione. Morì nel 1979.

Il lascito di Natta alla scienza non si limita alle scoperte e agli studi. Il chimico curò la formazione di molti giovani studiosi, capaci di continuare l’opera del maestro. Non a caso, la memoria di Natta è ancora molto viva. Nel 2011 lo scienziato è stato menzionato persino su Topolino, nella storia Qui Quo Qua e la grande storia della chimica dei paperi.

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