
Jules Verne, nato in Francia nel 1828 e morto nel 1905, è stato un autore di libri di fantascienza, noto soprattutto per aver raccontato viaggi straordinari ambientati nello spazio (Dalla Terra alla Luna), nelle profondità marine (Ventimila leghe sotto i mari) e persino nelle viscere della Terra (Viaggio al centro della Terra). In alcune opere, Verne sembra aver previsto il futuro immaginando invenzioni che ancora non esistevano: ha descritto capsule spaziali che raggiungono l’orbita lunare, sottomarini capaci di navigare per migliaia di chilometri in immersione, città piene di grattacieli e di treni ad alta velocità. Aveva il dono della preveggenza? No, ma visse in un’epoca di grandi progressi e fu in grado, in alcuni casi, di intuire in che direzione si muoveva l’evoluzione tecnologica.
Chi era Jules Verne
Jules Verne, nato a Nantes nel 1828 e morto ad Amiens nel 1905, è stato uno dei più noti autori di libri per ragazzi e di opere fantascienza. Tra i suoi libri più noti figurano i 54 romanzi del ciclo dei viaggi straordinari, tra i quali Il giro del mondo in 80 giorni, Viaggio al centro della Terra, Dalla Terra alla Luna, Ventimila leghe sotto i mari.

Verne era appassionato non solo di viaggi, ma anche di tecnologia. Come sappiamo, il secolo in cui visse, grazie alla prima e alla seconda rivoluzione industriale, fu un periodo di grandi progressi: furono inventate le ferrovie, le automobili, i mezzi volanti come mongolfiere e dirigibili, i telegrafi, i telefoni, le navi a vapore e molti alti mezzi e strumenti innovativi. Le invenzioni stimolarono la fantasia delle persone più curiose e interessate, come Verne, che nelle sue opere immaginò eventi e scenari che si verificarono effettivamente alcuni decenni più tardi.
Dalla Terra alla Luna: i viaggi sulla Luna
La “predizione” più famosa di Verne è quella dei viaggi lunari. L’autore scrisse infatti due romanzi sul tema, Dalla Terra alla Luna (1865) e Intorno alla Luna (1870). Nel primo immagina che i membri di un’associazione, il Gun club, progettino un cannone talmente potente da sparare una capsula sulla Luna. L’impresa ha successo solo parzialmente: la capsula, con a bordo tre uomini, raggiunge l’orbita lunare, ma non riesce a scendere sul satellite. Nel sequel Intorno alla Luna, i tre uomini riescono a tornare sani e salvi sulla Terra.

Come sappiamo, circa cento anni dopo la pubblicazione dei due romanzi l’uomo raggiunse davvero la Luna: nel 1968 la missione Apollo 8 portò per la prima volta un equipaggio umano in orbita intorno alla Luna; l’anno seguente Apollo 11 consentì ai primi due uomini di scendere sul suolo del satellite.
Verne era in grado di predire il futuro? No, era solo uno dei tanti autori che hanno immaginato un viaggio sulla Luna. Infatti il nostro satellite, essendo il corpo celeste più vicino alla Terra, ha sempre affascinato artisti e scrittori. Già un autore greco del II secolo d. C., Luciano di Samosata, immaginò un viaggio sulla Luna “a bordo” di grandi uccelli e dopo di lui molti altri autori hanno descritti simili scenari. Verne, vissuto quando erano già avvenuti progressi tecnologici di grande rilevanza, ha potuto immaginare che il viaggio verso il satellite avvenisse con mezzi più “moderni” rispetto agli autori precedenti. Ciò nonostante, le sue opere presentano molte differenze rispetto alle missioni lunari vere, a partire dal fatto che i protagonisti non scendono sul suolo del satellite ma si limitano a orbitarci intorno.
Ventimila leghe sotto i mari: i sottomarini
Un altro romanzo che ha fatto pensare che Verne prevedesse il futuro è Ventimila leghe sotto i mari, ambientato nelle profondità marine. Protagonisti sono capitan Nemo e il suo sottomarino, il Nautilus, un mezzo alimentato da motori elettrici, capace di navigare in immersione per ben 20.000 leghe (pari a circa 80.000 km, cioè due volte la circonferenza terrestre).
Come ha fatto Verne a immaginare i sottomarini? Semplicissimo: alla sua epoca già esistevano. Alcuni prototipi, azionati dall’energia umana, erano stati costruiti già nel Seicento e all’inizio dell’Ottocento un ingegnere americano, Robert Fulton, aveva progettato il Nautilus (dal quale Verne trasse il nome), che avrebbe dovuto essere il primo sommergibile a motore, ma era rimasto allo stadio di progetto. L’ispirazione “diretta” per il Nautilus venne dal Plongeur, un sottomarino dotato di un motore ad aria compressa, che Verne poté ammirare all’Esposizione universale di Parigi del 1867.

Il fatto che i sottomarini già esistessero, però, non significa che Verne non avesse usato la sua immaginazione: i sommergibili del tempo erano semplici prototipi, molto diversi dal Nautilus immaginato dall’autore, che effettivamente aveva alcune caratteristiche moderne, come i motori elettrici.
Parigi del Novecento
Un altro caso di “predizione” riguarda un romanzo scritto da Verne nel 1863, Parigi nel XX secolo, che fu rifiutato dall’editore al quale era stato proposto ed è stato pubblicato solo nel 1994. Il romanzo è ambientato nella capitale francese nel 1960. L’autore descrive una città nella quale si possono ammirare grattacieli di vetro, treni ad alta velocità, una rete mondiale per le comunicazioni, automobili a gas, un mezzo per scambiarsi informazioni simili ai moderni fax. L’autore, inoltre, immagina che vi fosse un faro nel luogo dove oggi sorge la Torre Eiffel (non costruita ancora nel 1863) e che un edificio di vetro campeggiasse davanti al Louvre, dove effettivamente oggi sorge la piramide. Anche in questo caso, alcune caratteristiche della Parigi immaginata da Verne sono simili ai reali sviluppi tecnologici.

Come fece Verne a “predire il futuro”?
Come abbiamo visto, l’Ottocento fu un secolo di grandi progressi. Molti cittadini immaginarono che l’evoluzione tecnologica sarebbe proseguita e avrebbe prodotto risultati sempre più strabilianti, come, per molti aspetti, è effettivamente avvenuto. Verne, inoltre, era un appassionato di tecnologia e, in molti casi, capì verso quale direzione si muoveva il progresso. Perciò poté immaginare capsule spaziali e sottomarini simili a quelli che sarebbero stati effettivamente realizzati. Tuttavia, lo scrittore lavorava pur sempre con la sua immaginazione e, di conseguenza, gli scenari futuristici che immaginò, pur avendo alcuni elementi in comune con la realtà, per molti aspetti sono diversi. Basti pensare che, nella Parigi novecentesca immaginata da Verne, si usavano le penne d’oca e si indossavano abiti fatti di metallo.