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4 Dicembre 2023
20:23

I guerrieri vichinghi Berserkr e Úlfhethinn si drogavano?

La figura del "berserkr", l'incontenibile guerriero-orso, è una di quelle più stereotipate quando si parla dei vichinghi. Spesso si pensa che lo stato di furia guerriera di questi combattenti fosse causato dall'uso di droghe o sostanze psicotrope. Ma è davvero così?

A cura di Andrea Basso
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I guerrieri vichinghi Berserkr e Úlfhethinn si drogavano?
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Per molto tempo si è cercato di collegare il consumo di droghe o di altre sostanze psicotrope alle figure del Berserkr, il guerriero-orso, o dell’Úlfhethinn, il guerriero-lupo, leggendari e incontenibili combattenti delle saghe norrene associati agli orsi e ai lupi. Ma è davvero così? Una corretta lettura delle fonti medievali ci può aiutare a fare luce su uno degli stereotipi più duri a morire legati all’epoca vichinga.

Chi erano i Berserkir e gli Úlfhethnar

Quando pensiamo alle virtù guerriere dei vichinghi, i predoni di origine norrena che tra l’VIII e l’XI secolo navigarono in lungo e in largo per l’Europa settentrionale e il Mediterraneo razziando e creando un network commerciale fra i più importanti del Medioevo, spesso associamo a esse la figura dei terribili Berserkir, guerrieri feroci che combattevano in una sorta di stato di trance senza alcun riguardo per la propria vita.
Le saghe norrene descrivono i Berserkir come guerrieri privi di armatura, che ruggivano o ululavano come bestie feroci, e che mordevano i loro scudi in preda a un furore che li rendeva invulnerabili agli attacchi dei nemici. Questo furore è noto nell’antica lingua norrena come berserkrgang.

Ad aiutarci a comprendere chi fossero queste figure, è l’etimologia del termine, composto dall’unione di due parole. La prima parte della parola è ber, che può derivare dall’antico norreno berr, “nudo” (da confrontare con l’inglese bare, con lo stesso significato) oppure, dalla stessa lingua, bjǫrn “orso” (da confrontare con l’inglese bear, “orso”). Il secondo termine, serkr, deriverebbe dall’antico germanico sarki, che significa “camicia”, o “maglia”. La parola berserkr potrebbe quindi significare letteralmente “senza vestiti”, nel senso di un guerriero senza armatura, oppure “vestito con la pelle dell’orso”.

Affiancato alla figura del guerriero-orso vi è anche l’Úlfhethinn (al plurale Úlfhethnar), anche questo un termine composto dall’unione di due parole. La prima è úlfr, “lupo” (da confrontare con l’inglese wolf, con lo stesso significato), mentre la seconda è hethinn, “pelliccia” o “mantello” (anche qui il termine inglese hood, “cappuccio”, ma anche “mantello”, è imparentato). Úlfhethinn significherebbe quindi letteralmente “mantello di lupo”.

È possibile che i guerrieri-orso e i guerrieri-lupo fossero due figure distinte, visto che spesso le popolazioni germaniche tendevano ad associare degli animali selvatici a determinati gruppi di combattenti, oppure, visto che nel poema epico Hrafnsmál, datato al IX secolo, sono menzionati assieme, può darsi anche che si trattasse della stessa figura, citata metaforicamente in due modi diversi seguendo un tema ripetitivo, particolarmente caro alla poesia epica nordica. In altre composizioni è infatti riportato che i Berserkir si comportassero come lupi, piuttosto che come orsi.

In realtà a proposito dei Berserkir sappiamo molto poco, e le fonti non ci permettono di affermare con sicurezza se questi guerrieri avessero altri legami con la simbologia dell’orso al di fuori forse del nome. Alcuni stereotipi che associamo a questi combattenti, come il coprirsi di pelli d’orso o le armi che usavano in battaglia non trovano alcun fondamento nelle saghe norrene e nelle altri fonti, e sono stati inventati dalla letteratura e dalla cinematografia moderne.

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Placca metallica del VI–VII secolo che raffigura il dio Odino, a sinistra, che conduce un berserkr.

La furia del berserkr era dovuta alle droghe?

Anche ciò che sappiamo a proposito del berserkrgang, lo stato di furia guerriera che si impadroniva di questi combattenti prima della battaglia, è molto poco, e purtroppo inficiato da stereotipi di origine moderna. Questo stato di alterazione è stato a lungo collegato al consumo di droghe o di altre sostanze allucinogene, per esempio infusi di Amanita muscaria, un fungo noto fin dall’antichità per le sue proprietà psicotrope.

Come nel caso delle pelli d’orso però, nelle fonti non si fa alcuna menzione a riguardo di droghe o infusi che scatenassero lo stato di furia nei berserkir. Le prove storiche e archeologiche a favore dell’uso di sostanze sono molto poche e frammentarie. Questa teoria nacque tra il XIX e il XX secolo sulla base di alcuni confronti antropologici che degli studiosi effettuarono con dei riti sciamanici delle tribù siberiane e lapponi in cui degli infusi di Amanita muscaria venivano consumati per indurre uno stato allucinogeno a scopo rituale. Questi contesti culturali hanno però molto poco a che fare con la realtà di questi guerrieri norreni. Anche in questo caso, lo stereotipo è stato ingigantito dalla letteratura fantasy e dalla cinematografia.
Ma allora, come è possibile spiegare lo stato di furia dei Berserkir? Alcuni studiosi hanno tentato di spiegare questo stato con alcune patologie come l’epilessia oppure con dei comportamenti scatenati da malattie mentali.

È possibile anche che il berserkrgang potesse essere uno stato indotto da un processo di autosuggestione. Una serie di comportamenti adottati dai guerrieri per esorcizzare la paura prima della battaglia, associati al frastuono quasi ipnotico dello scontro e alla musica prodotta dai tamburi e dagli strumenti a fiato che servivano per impartire gli ordini sul campo, poteva servire a far scatenare uno stato di dissociazione e di coscienza alterata. Questa serie di comportamenti che potevano provocare un’autosuggestione sono ben attestati sia dalle fonti letterarie che da quelle iconografiche. Nel già citato poema Hrafnsmál i Berserkir e gli Úlfhethnar ruggivano e ululavano prima della battaglia; nella Ynglinga saga, un altro poema epico composto dall’islandese Snorri Sturluson nel XIII secolo, è menzionato il fatto che questi guerrieri mordessero lo scudo e si comportassero come lupi. Fra le pedine degli scacchi di Lewis, ritrovate in Scozia e risalenti al XII secolo, vi è un guerriero che morde la sommità del proprio scudo e strabuzza gli occhi.

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Uno dei pezzi degli scacchi di Lewis, ritrovati in Scozia e risalenti al XII secolo.

Qualunque sia stata la ragione che spingeva questi guerrieri a farsi pervadere da un furore incontenibile, è chiaro che l’immagine contemporanea del Berserkr si sia costruita in seguito a luoghi comuni che si sono accumulati per decenni. Una delle cause di ciò è anche la fortuna che il periodo vichingo ha avuto nella nostra cultura popolare, soprattutto negli ultimi anni, grazie al successo di serie televisive come Vikings o The last kingdom.

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