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Sappiamo tutti che per gli europei l’America è stata “scoperta” in modo decisivo da Cristoforo Colombo nel 1492. Colombo, però, non è stato il primo europeo a mettere piede sul suolo americano: il Nuovo continente era sicuramente già stato raggiunto alcuni secoli prima di lui dai navigatori scandinavi, conosciuti più comunemente come vichinghi. Scopriamo la storia dei loro viaggi.
Il popolamento dell'America
Il continente americano è separato dall’Afro-Eurasia (cioè la massa continentale di Europa, Africa e Asia, che sono “attaccati” tra loro) sin dalla fine dell’ultima glaciazione, avvenuta intorno a 11.000 anni fa. In precedenza, il continente era “collegato” all’Afro-Eurasia da una striscia di terra ampia circa 1.600 km situata in quello che oggi è lo stretto di Bering, che al termine dell’ultima era glaciale fu sommerso dalle acque.

Secondo le teorie più accreditate, la “striscia”, oggi chiamata Beringia, era abitata e, passando su di essa, intorno a 20.000/30.000 anni fa gli esseri umani popolarono il continente americano. Tuttavia, quando la Beringia fu sommersa dalle acque l’America restò completamente isolata e per migliaia e migliaia di anni nessuno la raggiunse partendo da altri continenti. Almeno fino a quando il continente non fu “scoperto”.
La “scoperta” dell’America
Se per definire l’inizio dei rapporti tra il continente americano e il resto del mondo parliamo di "scoperta" dell’America, e non, per esempio, di scoperta dell’Europa o dell’Asia, è perché furono gli europei a raggiungere l’America e non il contrario. Il termine “scoperta” però oggi è contestato, a favore di espressioni come “approdo europeo” o “colonizzazione europea”. In America infatti esistevano già delle civiltà, alcune delle quali relativamente avanzate (si pensi a Maya, Aztechi e Inca), che non avevano bisogno di essere “scoperte”. Tuttavia l’espressione “scoperta dell’America” è troppo radicata nell’uso comune perché possa essere sostituita in tempi rapidi.
Ma quando arrivarono per la prima volta gli europei in America?

Ipotesi sui primi viaggi in America
Esistono teorie secondo le quali già le civiltà del mondo antico raggiunsero le coste americane. Sulla base di alcuni ritrovamenti archeologici o di interpretazioni un po’ capziose di testi antichi, è stato ipotizzato che già i fenici, i romani e altri popoli avessero raggiunto il continente americano. Sono state formulate anche teorie secondo le quali l’America sarebbe stata raggiunta in età antica dai cinesi o dai giapponesi attraverso l’Oceano Pacifico. Si tratta, però, di ipotesi prive di una conferma definitiva e quasi certamente infondate.
È invece sicuro che qualcuno raggiunse il continente americano dall’Europa alcuni secoli prima di Colombo.
Erik il Rosso e la colonizzazione della Groenlandia
I primi viaggi nel continente americano furono compiuti da navigatori norreni, cioè originari della Penisola scandinava, noti anche come normanni o vichinghi (sebbene la parola vichingo più precisamente indichi solo i guerrieri del popolo norreno). Nell’VIII secolo d.C. i norreni, viaggiando su navi note come drakkar, iniziarono una poderosa espansione e conquistarono territori in tutta Europa.

Secondo le saghe nordiche, gli antichi testi che narrano la storia degli scandinavi, intorno all’anno 980 un navigatore, Erik il Rosso, partendo dall’Islanda raggiunse le coste della Groenlandia insieme a un manipolo di uomini. Il gruppo si insediò sull’isola e vi rimase per tre anni. Al ritorno in Islanda Erik raccontò la sua scoperta e chiamò l’isola dove aveva soggiornato Terra Verde (che è il significato letterale della parola Groenlandia): non era una definizione particolarmente indicata, essendo l’isola più bianca che verde, ma Erik scelse un nome “attraente” per spingere i suoi compatrioti a colonizzare il territorio.

I norreni in Groenlandia
Non è possibile stabilire fino a che punto la storia narrata dalle saghe nordiche sia attendibile, ma che i norreni dell’Islanda avessero raggiunto le coste della Groenlandia è sicuro. Essi, infatti, fondarono nell’isola due insediamenti permanenti, che servivano per approvvigionarsi di merci come le pellicce e l’avorio delle zanne dei trichechi. Gli insediamenti furono abitati per oltre quattro secoli, ma nei primi decenni del ‘400 furono abbandonati, per ragioni mai chiarite del tutto. La Groenlandia, rimasta nelle mani delle popolazioni indigene, sarà colonizzata di nuovo solo nel ’700 dalla Danimarca.
Leif Erikson e i norreni in Canada
L’approdo dei norreni in Groenlandia si può considerare, per certi aspetti, una “scoperta dell’America”, visto che l’isola fa parte geograficamente di quel continente. Ma i viaggi dei norreni non si limitarono alla “terra verde”.
Secondo le saghe nordiche, poco dopo il 980 un navigatore che si stava recando in Groenlandia, Bjarni Herjólfsson, fu spinto verso sudovest da una tempesta e raggiunse involontariamente le coste del Canada. Giunto finalmente in Groenlandia, Bjarni raccontò la sua esperienza a Erik il Rosso e ai suoi figli. Uno di questi, Leif, si mise in viaggio ed esplorò territori che le saghe chiamano Helluland, Markland e Vinland, da identificare probabilmente con l’isola di Baffin, la penisola del Labrador e l’isola di Terranova, tre regioni del Canada settentrionale. Anche i suoi fratelli e altri norreni esplorarono la zona.

Per molti anni gli studiosi hanno messo in discussione la storicità delle saghe, dubitando che i norreni avessero raggiunto il continente americano. Nel 1960, però, l’attendibilità del racconto è stata dimostrata: due archeologi hanno scoperto i resti di un insediamento norreno nella località nota come L’Anse aux Meadows, nella parte più settentrionale dell’isola canadese di Terranova. La datazione al radiocarbonio ha stabilito che il sito risale agli anni 990-1050. È dunque certo che i norreni sono giunti in America prima di Colombo.
Non sappiamo molto, però, dell’insediamento di L’Anse aux Meadows, che fu abitato per pochi anni. Probabilmente il numero di coloni era compreso tra 30 e 160 e l’attività principale era il rifornimento di legname, che in Groenlandia scarseggiava. Forse i norreni fondarono altre colonie sulle coste canadesi e viaggiarono alla ricerca di legname anche negli anni dopo Leif, ma non vi sono prove certe.

Perché i vichinghi non hanno “scoperto l’America”
Ma perché, se i norreni arrivarono nel continente americano intorno all’anno 1000, consideriamo come “scoperta dell’America” quella del 1492? La ragione è semplice: dopo il viaggio di Leif Erikson non si stabilirono rapporti permanenti tra il Vecchio continente e l’America; in Europa nessuno o quasi seppe niente della spedizione. I norreni, del resto, non si resero conto dell’importanza che la loro scoperta poteva avere e non esplorarono i territori a sud delle coste del Canada.

Le ragioni del mancato inizio di rapporti duraturi e stabili vanno ricercate nel fatto che negli anni intorno al 1000 mancavano le tecnologie (bussole e navi adatte alla navigazione negli oceani) e le cognizioni geografiche che, sebbene imperfette, esistevano al tempo di Colombo e che erano indispensabili per collegare i due mondi in maniera stabile.
Negli anni di Leif Erikson l’Europa, che per molti aspetti era meno avanzata delle civiltà araba e cinese, non era ancora pronta per “scoprire” un nuovo continente. Inoltre, gli europei non ne avvertivano l’esigenza: le scoperte del ‘400 e ‘500 furono determinate dalla volontà di esplorare i mari, soprattutto al fine di aprire nuove rotte commerciali, mentre nell’anno 1000 nessuno ci pensava.