Kamala Harris, nata a Oakland, in California, il 20 ottobre 1964 (ha quindi 59 anni), è nota al grande pubblico soprattutto per essere stata scelta da Joe Biden come vicepresidente nei suoi 4 anni di mandato come presidente degli Stati Uniti e per essere l'attuale candidata del Partito democratico per le elezioni presidenziali del 5 novembre 2024 (dopo il ritiro di Biden e contro il candidato del Partito repubblicano Donald Trump). Appartiene a una famiglia di immigrati benestanti, ha studiato giurisprudenza e ha lavorato molti anni nell’ambito legale: nel 2003 è stata eletta procuratrice distrettuale di San Francisco e sette anni più tardi procuratrice generale della California. Nella carriera legale si è schierata a favore dei diritti civili ed è stata attenta ai temi ambientali. Nel 2016 è stata eletta al Senato, prima di essere selezionata da Biden come vicepresidente. Harris sfiderà Donald Trump in un dibattito televisivo sull'emittente americana Abc News alle ore 21 (ora locale) del 10 settembre 2024. In Italia si potrà vedere il confronto in diretta alle 3 del mattino dell'11 settembre su Rai, Canale 5, La7, Nove, SkyTg24, commentato da esperti e tradotto in lingua italiana.
Famiglia e anni giovanili
Kamala Devi Harris è nata a Oakland, in California, il 20 ottobre 1964. È figlia di immigrati appartenenti al ceto medio-alto: suo padre Donald Harris è un professore universitario di economia, emigrato negli Stati Uniti dalla Giamaica; sua madre Shyamala Gopalan, morta nel 2009, era un’oncologa giunta in California da Chennai, in India. Sua madre volle dare alla figlia un nome legato alla religione induista. Kamala, che significa “loto” in lingua sanscrita, è infatti uno degli epiteti della dea Laksmi.
Da bambina Kamala visse a Berkeley. Nel 1971 i genitori divorziarono e cinque anni più tardi la bambina si trasferì a Montreal, in Canada, dove la madre aveva assunto un insegnamento universitario. Tornò negli Stati Uniti per l’università, che frequentò prima a Washington e poi a San Francisco, laureandosi in legge.
La carriera legale di Harris
Sintetizziamo di seguito i principali passi della carriera professionale di Harris in ambito legale.
Il ruolo del procuratore negli Stati Uniti
Nel 1990 Harris superò l’esame per diventare avvocato e iniziò a lavorare nelle procure. Per comprendere la sua carriera legale, è necessario spiegare brevemente le funzioni che ha negli Stati Uniti il procuratore, una figura in parte politica e in parte giuridica, che nei sistemi giuridici di common law, come i Paesi anglosassoni, è molto diversa rispetto ai Paesi di civil law, come l’Italia e gli altri Stati dell’Europa continentale. Nella common law, il procuratore è il rappresentante del governo (locale o nazionale a seconda dei casi). Pertanto sostiene la pubblica accusa nei processi (personalmente o tramite delegati) ed esercita le funzioni di consulente sulle questioni giuridiche. In molti casi, il procuratore è nominato dall’autorità politica, ma in alcuni Stati americani è eletto dal popolo. Le competenze del procuratore variano a seconda dell’incarico: esistono procuratori distrettuali, con competenze su territori limitati, procuratori generali dei singoli Stati e, infine, il procuratore generale degli Stati Uniti (nominato dal presidente), che esplica funzioni simili a quelle del nostro ministro della giustizia. In California, sia i procuratori distrettuali, sia il procuratore generale dello Stato sono eletti dai cittadini.
Il lavoro di Kamala Harris come procuratrice
Harris iniziò la carriera come viceprocuratrice distrettuale della contea californiana di Alameda e si mise subito in luce per le sue qualità. Nel 1998 divenne assistente del procuratore distrettuale di San Francisco, Terence Hallinan, ma nel 2003 si candidò contro di lui per prenderne il posto. Riuscì a imporsi al ballottaggio, ottenendo il 56% dei voti, e divenne procuratrice.
Nel 2010 decise di candidarsi a un incarico più prestigioso, quello di procuratrice generale della California. Alle elezioni sfidò Steve Cooley, candidato indipendente appoggiato dai repubblicani, e riuscì a batterlo. Divenne così la prima donna e la prima persona con la pelle nera ad assumere l’incarico di procuratore generale della California. Nel 2014 fu eletta per il secondo mandato.
Le posizioni politiche di Kamala Harris
Nella carriera di procuratrice Harris ha sempre mostrato durezza contro i criminali e ha ottenuto un elevato tasso di condanne per gli imputati di reati violenti che ha mandato a processo. Si è però dichiarata contraria alla pena di morte, ritenendo che il carcere a vita senza condizionale sia una punizione più idonea per i reati più gravi. Da procuratrice è stata attiva anche sui temi ambientali e ha fatto pagare ingenti risarcimenti alle aziende che hanno provocato danni ecologici. Si è inoltre, occupata della tutela delle persone LGBT, prendendo posizione contro una legge della California che riconosceva come unica forma di matrimonio quella tra un uomo e una donna. La legge, anche grazie alle proteste della procuratrice, è stata abrogata nel 2013. Harris ha seguito anche molti altri temi: privacy online, dispersione scolastica, polizia giudiziaria, ecc., e ha perseguito i grandi gruppi criminali internazionali.
La vita privata di Kamala Harris e il matrimonio
La Harris è sposata dal 2014 con Dough Emhoff, un avvocato californiano di origini ebraiche. La coppia non ha figli, ma Harris è diventata madre adottiva dei due figli avuti da Emhoff in un precedente matrimonio, ai quali è molto legata.
Negli anni ’90 Harris ha avuto una relazione con Willie Brown, presidente dell’Assemblea della California e futuro sindaco di San Francisco. Ha inoltre frequentato per un periodo il personaggio televisivo Montel Williams. Ha una sorella minore, Maya, che lavora come avvocata e analista politica.
L’elezione al Senato
Nel 2016 Harris decise di candidarsi al Senato. Alle elezioni, tenute nel novembre del 2016 contemporaneamente alle presidenziali, sfidò un’altra candidata democratica, Loretta Sanchez (non erano presenti candidati repubblicani), e risultò eletta.
Il suo mandato da senatrice coincise con la presidenza di Donald Trump, al quale Harris fu da subito contraria. Appena eletta, dichiarò che si sarebbe battuta contro le politiche anti immigrazione del presidente e si schierò contro il “Muslim Ban”, l’ordine esecutivo di Trump che vietava l’ingresso nel Paese dei cittadini di alcuni Paesi islamici. Harris espresse però sostegno incondizionato a Israele, mostrandosi su questo tema vicina alla posizione dei repubblicani.
Da senatrice, ha seguito numerose questioni, tra le quali la privacy online, interrogando più volte il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, e nel 2020 ha votato a favore dell’impeachment di Trump.
La candidatura alle primarie del 2020 e la vicepresidenza degli Stati Uniti
Nel 2019 Harris si candidò alle primarie del Partito democratico per la presidenza degli Stati Uniti, previste nel 2020, ma dopo alcuni mesi decise di ritirare la candidatura e sostenere Joe Biden. Quest’ultimo, ottenuta la nomination, la scelse come candidata vicepresidente. A novembre del 2020 Harris divenne la prima donna vicepresidente degli Stati Uniti, nonché la prima persona afroamericana e asio-americana a ricoprire l’incarico. Nel corso del mandato ha assunto, come previsto dalla legge, la presidenza del Senato e ha sostenuto tutte le scelte di Biden.
La candidatura a presidente degli Stati Uniti
Il 21 luglio 2024, quando Biden ha deciso di ritirarsi dalla corsa per la rielezione alla presidenza, Harris ha annunciato subito la propria candidatura, potendo giovarsi del sostegno del presidente uscente e di importanti esponenti del partito democratico. La nomination è stata resa ufficiale all’inizio di agosto. Harris ha scelto come candidato vicepresidente Tim Walz, governatore del Minnesota e, se dovesse vincere, sarebbe la prima donna a diventare presidente degli Stati Uniti.