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6 Marzo 2023
17:34

La posizione strategica di Trieste e del suo porto, dal Mediterraneo al cuore dell’Europa

Perché non si sente mai parlare di Trieste? Eppure questa città fino a poco più di cento anni fa era la perla commerciale dell’Impero austro-ungarico. Ora sta tornando nella posizione di rilievo che si merita. Cosa può fare l'Italia?

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La posizione strategica di Trieste e del suo porto, dal Mediterraneo al cuore dell’Europa
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Italiana solo da cent’anni e nemmeno in modo continuativo (prima rientrava nei domini dell'Austria), Trieste è una città atipica in ogni senso. Per quanto all’estrema periferia nord-est del nostro Paese, il capoluogo del Friuli-Venezia Giulia presenta delle grandi potenzialità strategiche ed economiche, anche se sono rimaste "nascoste" per molti decenni. Nonostante a noi sembri periferica, infatti, la sua posizione sull'Alto Adriatico è più che mai centrale all’interno della geopolitica europea e mediterranea.

Purtroppo finora l'Italia non ha ancora saputo sfruttare appieno lo straordinario vantaggio che Trieste ha dal punto di vista marittimo e commerciale. Basti pensare che è il porto più grande d’Italia se consideriamo il volume di tonnellate di prodotti che ci passano ogni anno, pari a 62 milioni. È inoltre anche il primo porto petrolifero del Mediterraneo. È gestito dall'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale – Porti di Trieste e Monfalcone.

La scarsa attenzione italiana nei confronti del capoluogo del Friuli-Venezia Giulia si nota dagli investimenti sulle infrastrutture e i collegamenti per e dalla città. Ad esempio, raggiungere Trieste da Roma è un percorso irto e lungo, come se l’Italia finisse a Venezia. D'altra parte non è ancora troppo tardi per correre ai ripari e sfruttare al massimo le potenzialità di questa città.

importanza porto trieste

Perché Trieste ha una posizione favorevole

Trovandosi nell’Alto Adriatico, all’interno del Mar Mediterraneo, Trieste ha un collegamento spontaneo e rapido con l'Europa centrale, da Slovenia e Austria fino a Polonia e Repubbliche Baltiche. Oggi il 90% delle merci che transitano nel porto della città provengono dai traffici con l’Europa centro-orientale. Solo il 10% è diretto o proviene dall’Italia.

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Ciò avviene grazie al suo passato nell’Impero asburgico. Fin dal 1719 Trieste fu dichiarata porto franco, ossia una tipologia di porto con un regime tributario favorevole, che permette a chi vi attracca di essere esente da tasse su importazioni ed esportazioni di merci. Trieste è un porto franco ancora oggi, unico nel suo genere in Europa. Nel 2014 l'Autorità portuale della città ha evidenziato i vantaggi di questa caratteristica, segnalando che il porto triestino ha il 73% delle agevolazioni in più rispetto agli altri scali italiani.

Con la rivoluzione industriale e l’invenzione della locomotiva, Trieste fu collegata immediatamente a Vienna, la capitale dell’Impero austro-ungarico, e questo accrebbe ancora di più il suo ruolo chiave. Complice la nascita del Canale di Suez e il ritorno sulle scene mondiali del Mediterraneo, poi, Trieste è riuscita ad essere un valido e strategico collegamento per i traffici che fin dall’Estremo Oriente riuscivano a giungere in Nord Europa.

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Dopo la Prima Guerra Mondiale Trieste, insieme a Trento, è diventata italiana. Purtroppo è iniziata lì la nuova vita "periferica" della città giuliana, aggravatasi dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando il capoluogo del Friuli-Venezia Giulia fu messo sotto controllo internazionale perché il territorio circostante era conteso sia dalla Jugoslavia che dall’Italia.

La soluzione arrivò nel 1954 quando con il Memorandum di Londra tutta la regione fu divisa in due zone e Trieste con il suo porto franco tornò all’Italia. Nonostante ciò la città non fu valorizzata come in passato. Eppure ancor oggi ci sarebbero molti vantaggi che si potrebbero sfruttare. Fra le altre cose, raggiungere il Mar Baltico passando da Trieste (provenendo dal canale di Suez) fa risparmiare ben cinque giorni di viaggio rispetto a dover raggiungere gli scali del Nord Europa.

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Cos’è il trimarium e perché passa da Trieste

I Paesi dell'Europa centrale con cui Trieste ha forti collegamenti storici ed economici sono sempre stati le prime vittime di Stati egemonici quali Germania e Russia. L'idea di questi Paesi era quella di colmare la loro vulnerabilità territoriale per non risultare schiacciata fra le due grandi potenze. Idea che era stata già sperimentata nel periodo fra le due guerre con il progetto Intermarium. Poi c’è stata la Seconda Guerra Mondiale e il mondo si è diviso nei due blocchi che conosciamo bene: quello della NATO, a guida statunitense, e quello sovietico, controllato dall'URSS.

Nel 2015, però, Croazia e Polonia hanno deciso di riprovarci. Intuendo che non avrebbero mai potuto competere economicamente con le potenze occidentali dell’Unione Europea e in funzione antirussa, hanno creato un’unione economica definita Trimarium, dal latino "tre mari", un sottogruppo di Stati europei che si affacciano sul Mar Nero, sull’Adriatico e sul Baltico. Si tratta di Austria, Lettonia, Estonia, Lituania, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Croazia, Bulgaria e Romania.

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Fin da subito il progetto Trimarium ha visto la creazione di autostrade fisiche, digitali ed energetiche. Sono state costruite infatti ferrovie, autostrade, linee di collegamento internet e gasdotti. Ma cosa c’entra Trieste in tutto questo? Complice il suo status di porto franco, riesce a essere un efficiente ed efficace collegamento per tutto il blocco del Trimarium verso il Mediterraneo. Purtroppo l’Italia non è ancora riuscita a entrare a far parte dell'accordo o a sfruttarne le potenzialità, nonostante sia un Paese che affaccia sull’Adriatico.

Chi invece c'è riuscito è stata la Germania, che nel 2021 ha ottenuto, tramite un’azienda di Amburgo, il 50.01% della Piattaforma Logistica di Trieste, controllando i traffici diretti e provenienti dall'Europa centrale. Questo significa che, pur non facendo parte del Trimarium, riesce a trarre numerosi benefici dal progetto.

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Anche l’Unione Europea è un investitore dell'accordo, ma più di tutti lo sono gli Stati Uniti. Washington, infatti, da decenni continua a perseguire un precisa strategia geopolitica in Europa. Gli USA vogliono inserirsi nei progetti europei per ottenere tre cose, così sintetizzabili: gli Stati Uniti dentro, la Germania sotto e la Russia fuori. Gli USA hanno sostenuto fin dalla sua fondazione il progetto del Trimarium, investendo numerosi fondi per la costruzione delle infrastrutture necessarie per il trasporto di merci e in cambio hanno ottenuto il vantaggio geopolitico di allontanare altre potenze dall'accordo.

Il tentativo della Cina

Oltre agli Stati Uniti e alla Germania, negli ultimi anni anche la Cina, con la sua Belt and Road Initiative ha manifestato un grande interesse per i porti di Venezia e Trieste. La Cina gestisce infatti il porto ateniese del Pireo, con cui voleva cercare di accedere all’Europa costruendo infrastrutture da e verso Budapest e Belgrado. Ad oggi, però, quell'idea si è arenata e i progetti non sono partiti.

Per questo motivo Pechino si è avvicinata a Trieste, intuendone le potenzialità strategiche. Questo “corteggiamento”, però,  è andato scemando a causa della guerra in Ucraina, che ha visto l’Occidente difendere le proprie infrastrutture da attori non provenienti da Europa o Stati Uniti.

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