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I campi da tennis professionistico di tutto il mondo si sono letteralmente svuotati, lasciando, solo tre protagonisti nel singolare (e cinque nel doppio): i giocatori e il giudice di sedia sul suo seggiolone. La tecnologia ha di fatto soppiantato i giudici di linea, deputati a chiamare "out" la pallina. Dal 2025 Atp e Wta, le due associazioni che tutelano i diritti dei tennisti e organizzano la maggior parte dei tornei, hanno deciso di farne a meno, dando piena fiducia alla "Electronic Line Calling Live". Negli Slam gli Australian Open hanno abbracciato la svolta tecnologica già nel 2021, seguiti un anno dopo dagli US Open, mentre quest’anno è toccato a Wimbledon infrangere una tradizione che durava da 147 anni. Il Roland Garros parigino rimane l'unico torneo del circuito maggiore che resiste con i giudici di linea.
L'arbitraggio di una partita di tennis ruota per la maggior parte sulle chiamate "in" e "out", ovvero se la pallina rimane in campo (basta che sfiori la linea) o meno. Scopriamo insieme cosa ci dice la scienza sul margine di errore dell'occhio umano e della tecnologia.
Cos'è il sistema Hawk-Eye e come funziona la "Electronic Line Calling Live"
ELC Live è stata sperimentato per la prima volta alle Next Gen ATP Finals del 2017 a Milano ed è stato progettata da un'azienda inglese, Hawk-Eye (letteralmente "occhio di falco"), poi acquistata dalla multinazionale giapponese Sony nel 2001. Oggi molti degli sport più popolari utilizzano il sistema Hawk-Eye, motivo per il quale la tecnologia stessa ha preso comunemente il nome di "Occhio di falco"; un'applicazione celebre è proprio la Goal-line technology nel calcio, che si affida a un sistema analogo per determinare con precisione millimetrica se il pallone ha superato la linea di porta.
Nel tennis serve a disegnare nella maniera più realistica possibile, in tempo reale, la traiettoria della pallina. Per stabilire se è dentro o fuori, non viene utilizzata l’immagine catturata da una telecamera nel momento in cui la pallina atterra, ma vengono “triangolate” (cioè messe insieme) le informazioni di 12 obbiettivi. Questi ultimi, posizionati in modo da coprire tutto il campo, riescono a tracciare il movimento della pallina a 340 fotogrammi al secondo e a trasmetterlo a un computer, che in base a questi dati fa immediatamente una proiezione in 3D del punto in cui la pallina sta per cadere. Dopo aver elaborato le immagini, il sistema dice ad alto volume "Out!" quando la pallina è fuori, sostituendosi, anche "vocalmente", ai giudici di linea. In un'intervista alla CNBC l’azienda britannica ha spiegato come l’attrezzatura per un campo da tennis costi circa 100 mila dollari e che ci vogliono solitamente tre giorni per installarla e calibrarla. Lo si fa tirando più volte sulle linee le palline, con una racchetta o una macchina spara-palline.

Margine di errore nel tennis: i numeri dell'occhio umano e di quello del "falco"
Veniamo al margine di errore e al paragone tra l'occhio umano e a quello del "falco". Uno studio americano del 2008 ha stimato che i giudici di linea sbagliano l’8,2% delle decisioni quando la pallina, che può viaggiare a velocità superiori ai 200 km/h, cade in un’area lontana al massimo 10 centimetri dalla linea. Il sistema elettronico, invece, è stato messo in commercio con un margine di errore tra i 2,2 e i 3,6 millimetri, pari all'1%. I numeri mostrano, dunque, una netta supremazia dell'occhio di falco in tempo reale rispetto alle decisioni dei giudice di linea, influenzate anche da variabili psicofisiche come lo stress o difetti della vista o, in generale, da distrazioni esterne.
La terra rossa è un caso a parte
Il Roland Garros, ovvero l'unico Slam su terra battuta, rimane l'unico torneo del circuito maggiore che adotta ancora i giudici umani, ma gli altri eventi sul rosso, come per esempio gli Internazionali di Roma, seppur con ritardo rispetto ai competitor su erba e cemento, dal 2025 hanno scelto la via tecnologica. Questo ha creato non poche polemiche tra i giocatori, in primis il tedesco Sascha Zverev e la n° 1 del mondo Aryna Sabalenka, che negli scorsi mesi, armati di smartphone, non ci hanno pensato due volte e hanno pubblicato sui social gli errori del falco. Già, perchè la terra rossa è l'unica superficie che mostra i segni di tutti i colpi e, da regolamento, il giudizio di Hawk-Eye è insindacabile. Tradotto: anche se l'impronta reale mostra l'errore della tecnologia, il giudice di sedia non può cambiare la decisione.
Uno dei motivi per cui i tornei su terra rossa hanno ritardato l’utilizzo della tecnologia è che la superficie è più mutevole, si modifica in base alle condizioni atmosferiche (può essere umida o secca, spazzata dal vento o meno) e al passaggio dei giocatori. Questo aumenta leggermente il margine di errore, e soprattutto rende necessaria una ricalibrazione più frequente. Nei tornei sul cemento, questa viene fatta solamente all’inizio dell'evento, mentre sulla terra dovrebbe essere aggiustata anche tra una partita e l’altra, in un’operazione che richiederebbe circa mezz’ora, pratica difficile in una programmazione fitta di match.
FoxTenn, una volpe sfida l'occhio di falco
Nel corso degli ultimi anni si è inserito un altro player nel mercato del supporto tecnologico arbitrale e della moviola: l'azienda spagnola FoxTenn. Il sistema è stato approvato alla fine del 2016 in seguito a una rigorosa serie di test e criteri stabiliti da un comitato composto da rappresentanti di tornei ITF, ATP, WTA e del Grande Slam. Utilizzando circa 40 telecamere, scanner e laser, FoxTenn cattura il rimbalzo della pallina sul campo in tempo reale, eliminando la necessità di simulazioni e vantando un tasso di errore pari a 0 grazie a oltre 150.000 immagini per secondo. Diversi tornei minori hanno adottato il sistema FoxTenn, soprattutto sulla terra rossa dove la pallina lascia, come detto, un segno fisico, ma tra gli svantaggi ci sono gli alti costi di installazione.