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Ogni lingua vanta il suo vasto repertorio di parolacce che, lungi dall’essere semplice espressione di volgarità, rispondono a specifiche ragioni sociali, psicologiche e linguistiche, grazie alla loro capacità di veicolare rapidamente e accuratamente lo stato emotivo del parlante. Le imprecazioni rappresentano una forma di espressione personale utilizzata per liberare tensione, rabbia o frustrazione. Spesso emergono in risposta a situazioni spiacevoli, come il dolore fisico, ma possono anche servire a manifestare sorpresa o incredulità di fronte a eventi inaspettati. Nella nostra società le parolacce sono soggette a tabù e convenzioni sociali che ne regolano l'uso in base al contesto, alla cultura e all'educazione, sono spesso accettate in ambienti informali ma considerate inappropriate in situazioni formali o pubbliche o in presenza di bambini.
Cosa succede nel nostro cervello: le funzioni psicologiche
Le parolacce sono viste principalmente come una valvola di sfogo quando si prova dolore o per esprimere emozioni negative come disgusto, paura, tristezza e sorpresa. Uno studio di Neuro Report circa gli effetti delle parolacce sul cervello, sembra dimostrare che imprecare distragga in qualche modo il cervello dal dolore, aiutando a gestirlo meglio, come se queste attivassero una risposta fisiologica che aumenta la resistenza al male fisico. Tuttavia, l'efficacia di questo effetto diminuisce nelle persone che usano frequentemente parolacce nella vita quotidiana, suggerendo un fenomeno di assuefazione. Psicologicamente, le ricerche del Centro di Neurolinguistica e Psicolinguistica dell’Università Vita-Salute San Raffaele, hanno indagato per la prima volta come il nostro cervello elabori le parolacce, cercando di rispondere a due domande principali: se il nostro cervello comprende le parolacce così come comprende le altre parole, e se la comprensione cambi se queste vengono prodotte nella nostra lingua o in una lingua straniera. Durante gli esperimenti sono state presentate ai partecipanti sia parolacce che parole normali, cercando risposta alle loro domande nella rilevazione di cambiamenti nel flusso ematico cerebrale. Il Dott. Simone Sulpizio, spiega così i risultati:
I risultati hanno mostrato che sebbene l’elaborazione delle parolacce avvenga attraverso le stesse regioni cerebrali utilizzate per le altre parole, esse vengono riconosciute più facilmente ed elaborate più efficientemente: questo vantaggio per le parolacce è probabilmente dovuto alla loro rilevanza sociale ed emotiva, che le rende riconoscibili dal nostro cervello immediatamente e senza sforzo”.
Per quanto riguarda invece la ricezione di queste ultime in una lingua straniera, è emerso come le parolacce ascoltate in un’altra lingua risultino meno offensive per due motivi: la comprensione è meno immediata e richiede il coinvolgimento di regioni cerebrali aggiuntive che ci aiutino a comprendere la rilevanza emotiva e sociale delle parole.
Le funzioni socio-linguistiche
È noto che parolacce rivestano anche un ruolo fondamentale sia nella comunicazione sociale che linguistica. Da un lato, possono rafforzare i legami tra individui, rafforzando un senso di appartenenza e solidarietà a un gruppo, purché il loro uso sia adeguato al contesto per evitare malintesi. Dall’altro, colorano e arricchiscono il linguaggio, regalando una buona varietà di espressioni per comunicare emozioni intense ed enfatizzare un punto di vista. Pertanto, invece di considerarle come universalmente dannose o moralmente sbagliate, è possibile adottare un’altra prospettiva chiedendosi quali obiettivi comunicativi esse raggiungano.