0 risultati
17 Dicembre 2024
17:50

Perché è difficile salvare la speleologa Ottavia Piana e com’è fatta la grotta in cui è bloccata

La speleologa Ottavia Piana è rimasta bloccata nella grotta Bueno Fonteno, dopo essersi spezzata una caviglia cadendo da 5 metri mentre mappava una zona a 400 m di profondità. Soccorsa dal CNSAS, è stata stabilizzata in un campo base e sono in corso complesse operazioni per il suo recupero, ostacolate da strettoie e basse temperature.

3.451 condivisioni
Perché è difficile salvare la speleologa Ottavia Piana e com’è fatta la grotta in cui è bloccata
Immagine
Credit: CNSAS

Nella notte tra sabato 14 e e domenica 15 dicembre, la speleologa trentaduenne Ottavia Piana è rimasta intrappolata all'interno della grotta Bueno Fonteno, nei pressi del Lago di Iseo in provincia di Bergamo, dopo essersi infortunata per via di una caduta da un'altezza di 5 metri che le ha provocato traumi a gambe, torace e volto. Al momento Piana è vigile e collaborativa, la situazione è sotto controllo e le squadre del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) sono intervenute tempestivamente, assistendo la ferita e iniziando le lunghe operazioni di soccorso. Dobbiamo infatti tenere a mente che in questa tipologia di ambiente il soccorso non solo è complesso ma coinvolge anche un elevato numero di soccorritori. La stessa speleologa, purtroppo, rimase ferita nell'abisso di Bueno Fonteno anche durante un'attività esplorativa svolta nell'estate del 2023, sempre all'interno del "progetto Sebino", il cui obiettivo è la mappatura di questa fitta e intricata rete di cunicoli ipogei. A seguito di quell'incidente servirono 48 ore per portarla in salvo.

Cosa è accaduto alla speleologa Ottavia Piana

La speleologa Piana, membro del CAI, al momento dell'infortunio si trovava in una zona a 400 metri di profondità in una zona ancora inesplorata, a circa 6 ore di cammino dall'ingresso. L'allarme è stato lanciato intorno alle 22:30 di sabato 14 e sono subito accorsi sul posto squadre del CNSAS provenienti da tutto il nord Italia. Alle 13:30 di domenica 15 la speleologa ferita è stata trasportata in un punto della grotta nel quale è stato allestito un campo base temporaneo riscaldato che ha permesso di prestare le cure mediche necessarie. Alle 18:00 circa sono iniziate le attività per portare la speleologa al di fuori della grotta e, in particolare, sono state utilizzate piccole cariche esplosive per allargare uno stretto passaggio lungo centinaia di metri e permettere il passaggio della barella.

Le ultime informazioni che abbiamo a disposizione è che alle 8:00 di questa mattina il tratto più stretto ancora non era stato superato: teniamo a mente che si tratta di operazioni estremamente complesse che possono durare anche decine di ore, se non addirittura giorni interi nei casi più estremi.

Perché è così difficile soccorrere i feriti in una grotta

L'ambiente ipogeo è estremamente complesso da gestire in caso di emergenza.
Il primo problema – abbastanza facile da intuire – è il fatto che gli spazi sono estremamente ridotti: questo non solo ostacola il passaggio dei soccorritori ma, come in questo caso, anche il semplice passaggio di una barella può diventare una grande sfida. Proprio per questo infatti esistono dei tecnici del CNSAS che sono autorizzati a disporre piccole cariche esplosive, così da aprire dei varchi ma senza intaccare la struttura portante della galleria.

Gestire un salvataggio di questo tipo richiede anche un'enorme quantità di tecnici, sia in loco che in superficie: nel caso odierno parliamo di oltre 100 professionisti coinvolti. Questo numero è legato al fatto che sono necessarie numerose turnazioni, visto che lo spostamento del ferito verso l'esterno può richiedere da qualche decina di ore a svariati giorni. Dal momento che si tratta tempistiche lunghe e variabili, in caso di ferite di una certa entità è bene assistere il ferito sul posto, oltre che per evitare possibili infezioni legate alla tipologia di ambiente.

A tutto questo si aggiunge anche un'ultimo punto, cioè che i sistemi di cavità ipogee come l'abisso di Bueno Fonteno hanno una temperatura costante di circa 8 °C, e dunque l'intervento tempestivo dei soccorsi è fondamentale per evitare l'ipotermia.

Le caratteristiche della grotta Bueno Fonteno

L'abisso di Bueno Fonteno si trova nell'area del Sebino Occidentale, una zona carsica in prossimità del Lago d'Iseo ricca di grotte che da anni è una tra le mete più amate dagli speleologi della zona.
Dal punto di vista geologico questo si traduce in un'elevata presenza di rocce calcaree che, con il tempo, sono state erose dall'acqua, dando vita a enormi sistemi di cavità sotterranee. Tra queste, una tra le più famose è proprio l'abisso di Bueno Fonteno, il cui sviluppo ad oggi conosciuto supera i 21 km, per un dislivello totale di circa 560 metri.

Come anticipato, la grotta è in gran parte ancora inesplorata, e proprio per questo il Progetto Sebino si pone come obiettivo la sua mappatura, come ben visibile dal sottostante modello 3D delle gallerie.

Sono un geologo appassionato di scrittura e, in particolare, mi piace raccontare il funzionamento delle cose e tutte quelle storie assurde (ma vere) che accadono nel mondo ogni giorno. Credo che uno degli elementi chiave per creare un buon contenuto sia mescolare scienza e cultura “pop”: proprio per questo motivo amo guardare film, andare ai concerti e collezionare dischi in vinile.
Sfondo autopromo
Cosa stai cercando?
api url views