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21 Settembre 2024
18:30

Perché il Dalai Lama non può tornare in Tibet? La storia della questione tibetana

Il 14° Dalai Lama è in esilio e non può fare ritorno in Tibet: in seguito all’annessione del Tibet alla Cina nel 1950 e alla rivolta scoppiata in Tibet nel 1959, il Dalai Lama scappò dal palazzo di Potala, sua residenza principale a Lhasa, rifugiandosi a Dharamsala, in India. Da 65 anni non può tornare in Tibet. Ma perché e qual è la storia di questa figura religiosa?

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Perché il Dalai Lama non può tornare in Tibet? La storia della questione tibetana
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Il Dalai Lama è il massimo esponente della tradizione buddista tibetana ed è tra le figure religiose più prestigiose al mondo, anche dal punto di vista politico. Il termine Dalai Lama deriva da Lama, che in tibetano significa “maestro spirituale” e Dalai (parola di origine mongola) che significa “oceano”. Dalai Lama potrebbe quindi essere tradotto come “maestro oceanico”. L'attuale Dalai Lama (il 14° della storia) ha assunto il nome di Tenzin Gyatso, ha 89 anni ed è in esilio in India dal 1959 (quindi da 65 anni), anno in cui la Repubblica Popolare Cinese ha occupato in modo stabile il Tibet e l'ha costretto a fuggire dal palazzo di Potala, sua residenza principale a Lhasa, a Dharamsala.

Quando e come è nata la figura del Dalai Lama

L’origine del Dalai Lama risale al XIV secolo: il primo Dalai Lama del Tibet è considerato Gendun Drup (1391-1474), un monaco buddista che fu discepolo del maestro di buddismo tibetano Tsongkhapa: quest’ultimo fondò infatti una nuova scuola chiamata gelugpa (dei virtuosi) soprannominata anche “dei berretti gialli”, dal colore del copricapo che indossavano i monaci. Il rapporto stretto tra alcuni capi tribù mongoli e la nuova scuola gelugpa favorì lo sviluppo del buddismo tibetano anche in Mongolia. E fu infatti un condottiero di origine mongola, Altan Khan, che aveva ricevuto protezione spirituale per la supremazia su alcune tribù della Mongolia, che nel 1578 diede per la prima volta il titolo di Dalai Lama ad un allievo di Tsongkhapa, Sönam Gyatso.

Chi è l'attuale Dalai Lama e perché è in esilio in India

L’attuale Dalai Lama è Tenzin Gyatso, ha 89 anni ed è il XIV Dalai Lama. Il nome Tenzin Gyatso significa “oceano di saggezza" ed è il nome con cui è stato ribattezzato durante la cerimonia di incoronazione nel 1939 nel Palazzo di Potala, a Lhasa: residenza principale del Dalai Lama, oggi convertita in museo.

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Il Dalai Lama al Vancouver Peace Summit. Credits: Kris Krüg via Wikimedia Commons

In realtà il suo nome reale è Lhamo Dondrub: nato nel 1935 in un piccolo villaggio tibetano chiamato Taktser, nella regione di Amdo, nel Tibet nord orientale al confine con la Cina. La nomina a capo politico di Tenzin Gyatso come XIV Dalai Lama avvenne nel 1950, proprio quando ci fu l’annessione del Tibet al territorio della Repubblica Popolare Cinese dopo la rivoluzione comunista di Mao.

La resistenza popolare tibetana si rifiutò di accettare l’annessione e ne derivarono proteste e ribellioni che durarono fino al 1959: a marzo dello stesso anno durante alcune proteste scoppiate a Lhasa, la capitale, il Dalai Lama fu costretto a lasciare il palazzo del Potala e a rifugiarsi in India, a Dharamsala, dove ancora oggi è in esilio. Nel 1989 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per la sua resistenza non violenta nella lotta per la liberazione del Tibet dal dominio cinese.

Il Dalai Lama è infatti diventato un importante simbolo a livello internazionale per la sua filosofia ispirata a soluzioni pacifiche, pratiche non violente, tolleranza “universale” anche nell’affrontare conflitti e controversie a livello internazionale, come questioni ambientali o lotte per i diritti umani.

Come vengono scelti i Dalai Lama?

Alla morte di un Dalai Lama, alcuni monaci individuano il suo successore – in genere ancora bambino – in colui che, dopo la morte del Dalai Lama precedente, riesce a riconoscere alcuni oggetti che gli erano appartenuti. Secondo la tradizione buddista, infatti, il successore riusciva a riconoscere alcuni elementi dell’anima del maestro.
Servono quindi alcune prove e devono essere interpretati alcuni segnali prima che venga trovato il bambino erede del Dalai Lama. Tra questi è annoverata la visita al lago Lhamo Latso, un lago che si trova nella contea di Gyaca, considerato sacro dal popolo tibetano e dal Dalai Lama. Il lago è chiamato anche “lago delle visioni” poiché le sue acque fornirebbero visioni sul futuro e dunque anche sulla reincarnazione del Dalai Lama.

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Foto della cerimonia di incoronamento del 14° Dalai Lama, nel 1939 a Lhasa. Credits: Jiang via Wikimedia Commons

Cosa succederà alla morte del Dalai Lama: la successione è (anche) una questione geopolitica

La nomina del Dalai Lama, oltre a una questione religiosa, è oggi più che mai diventata anche una questione geopolitica e, in particolare, un motivo di tensione tra Cina e India, dove appunto il Dalai Lama è attualmente in esilio. Nel 2011 il ministro degli esteri cinese ha annunciato che probabilmente l’elezione del prossimo Dalai Lama avverrà su scelta del governo di Pechino e non secondo la tradizionale procedura della religione buddista: la Cina infatti non riconosce il Dalai Lama come capo politico del Tibet. In seguito a ciò, il Dalai Lama ha elaborato varie possibilità sulla procedura di nomina del suo successore: una di queste è che potrebbe scegliere lui stesso la sua reincarnazione prima di morire e dunque nominare un suo erede spirituale mentre è ancora in vita.

Nel caso in cui, prima della sua morte, non riuscisse a far ritorno in Tibet, la sua reincarnazione avverrà fuori dal Paese, in questo caso in India. E infatti, nel 2023, un bambino di 8 anni di origine mongole ma nato negli Stati Uniti, è stato nominato decimo Khalkha Jetsun Dhampa, la terza carica del buddismo tibetano. Questa nomina è diventata motivo di controversia con il governo cinese che non l’ha riconosciuta. A ogni modo, intorno ai novant’anni e dunque probabilmente nel 2025, il Dalai Lama ha dichiarato che si consulterà con i più importanti Lama della tradizione buddhista tibetana e con il popolo tibetano per valutare se continuare a mantenere in vita, anche dopo la sua morte, la figura del Dalai Lama.

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