
Le strade di Kathmandu, la capitale del Nepal, di recente sono diventate un fiume in piena di giovani determinati a cambiare il corso della storia. Le piazze si sono riempite di manifestanti che hanno bruciato edifici governativi, intonato slogan contro la corruzione e sfidato apertamente il potere. Il ruolo dei giovani nei movimenti di protesta appare insomma centrale se pensiamo alle recenti manifestazioni in Nepal e a come la Generazione Z, in diversi contesti globali, stia raccogliendo l’eredità delle grandi mobilitazioni del Novecento, combinando attivismo tradizionale e digitale per sfidare disuguaglianze, corruzione e autoritarismo.
Il Novecento: le proteste giovanili scuotono la politica
Nel secolo scorso, i giovani hanno avuto a più riprese dei motivi concreti per impegnarsi in azioni di cambiamento, tra repressione politica, disuguaglianze sociali e conflitti su scala globale. Persino durante le due guerre mondiali non è mancato l'impegno rivoluzionario, tra la caduta del regime zarista in Russia (1917) e la nascita della Resistenza negli anni Quaranta come movimento di opposizione armata e civile contro l’occupazione nazista.
Tuttavia, sono gli anni Sessanta a rappresentare un vero e proprio spartiacque per lo sviluppo di proteste nei Paesi occidentali: in questo periodo, l’attivismo politico diventa sinonimo di cultura giovanile e una serie di movimenti sfida il potere politico promuovendo ideali di pace, libertà e uguaglianza. In particolare, il movimento del Sessantotto, nato negli Usa con la protesta degli studenti dell'Università di Berkeley, si diffonde rapidamente in Europa. Dalle proteste del maggio 1968 in Francia e in altri Paesi europei, alle manifestazioni contro la guerra in Vietnam, in questa fase i giovani contribuiscono a promuovere il cambiamento sociale.
Le proteste giovanili non si fermano all'Occidente: nell'aprile 1989, gli studenti di Pechino danno il via a un movimento pro-democrazia che culmina in una protesta su larga scala in Piazza Tienanmen, con una violenta risposta militare da parte del governo cinese. Nello stesso anno, la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell'Unione Sovietica portano a rivoluzioni pacifiche in Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia e Romania.
La differenza tra la generazione Z e Millennials
La Generazione Z sembra aver raccolto in pieno il testimone dalle generazioni più attive sul fronte politico, mobilitandosi in un modo che la distingue dai suoi predecessori, soprattutto dai Millennial. Cresciuta sullo sfondo della recessione economica del 2008, la Gen Z ha dovuto affrontare una serie di ostacoli unici nel loro genere. Nonostante sia la generazione più istruita, ha vissuto un alto tasso di disoccupazione e notevole instabilità economica. In Paesi come Nepal o Indonesia, le difficoltà economiche sono state una delle cause scatenanti delle proteste.

Oltre a disordini sociali e divisioni senza precedenti, il percorso della Gen Z verso l'età adulta è stato complicato dalla pandemia e dalla crisi climatica. A differenza dei Millennial, che spesso hanno assorbito le difficoltà senza dimostrazioni pubbliche, la Generazione Z ha più volte sfogato le sue ansie con un attivismo vocale. Secondo un sondaggio effettuato negli Stati Uniti, un terzo dei membri della Gen Z (32%) è regolarmente impegnato in attivismo e giustizia sociale (rispetto al 24% dei Millennial): tra gli studenti universitari, la percentuale sale a quasi il 40%.
Inoltre, mentre le generazioni precedenti hanno sostenuto l'attivismo di base e le manifestazioni di persona, i Gen Z hanno portato questa attività anche negli spazi digitali, mobilitandosi ed esprimendo in modo creativo la loro identità civica, anche con i meme. I social media, inoltre, hanno consentito ai giovani di accedere alle informazioni, organizzarsi e mobilitarsi rapidamente, permettendo la nascita di movimenti decentralizzati e senza leader che possono diffondersi a livello globale.

La rivoluzione del luglio 2024 in Bangladesh ha confermato questo trend, dimostrando come i nativi digitali possano sfidare la politica. A scatenare le proteste guidate dagli studenti è stato il sistema di quote del governo per i posti di lavoro del settore pubblico, da molti percepito come discriminatorio. Il movimento ha rapidamente guadagnato consensi attraverso piattaforme come TikTok e Telegram, che hanno facilitato la rapida organizzazione di manifestazioni e la diffusione di informazioni, fino alla caduta della leader Sheikh Hasina.
Anche lo Sri Lanka negli ultimi anni è stato teatro di importanti proteste che hanno portato alla destituzione del presidente Gotabaya Rajapaksa, alimentate dal malcontento diffuso per la cattiva gestione dell'economia e la corruzione politica. Lo scorso anno è stata costituita la People's Struggle Alliance (PSA), una coalizione di ex attivisti studenteschi e gruppi politici di sinistra, con l'obiettivo di continuare a promuovere un cambiamento sistemico nel Paese.