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12 Maggio 2023
12:30

L’eruzione del Krakatoa del 1883, cosa accadde e perché fu così letale

Il 20 maggio del 1883 il vulcano Krakatoa diede vita a una delle eruzioni più devastanti mai osservate, producendo anche uno tra i boati più forti mai registrati. Quali furono le sue caratteristiche? E le conseguenze?

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L’eruzione del Krakatoa del 1883, cosa accadde e perché fu così letale
1883 krakatoa

Una delle eruzioni vulcaniche più potenti mai registrate iniziò il 20 maggio 1883 nella remota isola di Krakatoa, in Indonesia. Quest'evento è passato tristemente alla storia come uno dei maggiori disastri naturali della storia moderna con oltre 36.000 vittime. Come mai un'eruzione in un'isola disabitata ha avuto degli effetti così drammatici?

L'origine del Krakatoa

Krakatoa (anche noto come Krakatau in lingua locale) é un'isola di pochi kmsituata nello stretto della Sonda che divide le isole di Sumatra (ad est) e Java (ad ovest) in Indonesia. Ogni tentativo di darvi delle dimensioni esatte sarebbe molto relativo considerando l'intensa e regolare attività vulcanica che l'ha creata ne cambia anche forma ed estensione continuamente. L'isola fa infatti parte del settore occidentale dell'Anello di Fuoco, ossia la catena di faglie e vulcani disposti quasi in maniera circolare per oltre 40.000 km nell'Oceano Pacifico dove sorgono centinaia di vulcani attivi e dove avviene più dell'80% dei terremoti del nostro pianeta.  Nel caso del Krakatoa, la sua formazione è legata alla subduzione della placca Indo-Australiana al di sotto di quella di Sumatra.

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Estensione dell’Anello di Fuoco e localizzazione del Krakatoa. | Credit: Borneo Post Online, BBC

Come molti stratovulcani dell'Anello di Fuoco é costituito dalla sovrapposizione di diversi livelli di detriti e lava solidificata ed una forma slanciata. Questa struttura è legata alla chimica del magma ricco in silice il quale può determinare eruzioni esplosive di tipo pliniano, come quella del 79 d.C. del Vesuvio.

Breve storia eruttiva del vulcano

Nel 1883, l'isola si presentava diversa da oggi. Dopo l'eruzione del 535, la camera magmatica oramai svuotata era collassata a formare una depressione (anche nota come caldera) di 7 km in estensione al cui interno erano rimasti diversi coni uniti in superficie a formare l'isola di Krakatoa. Il più alto di questi coni raggiungeva una quota di 800 m e insieme il volume dell'isola era stimato in 46 km3 circa. Per darvi un riferimento, era pari a 46.000 volte il volume dell'Empire State Building. Le informazioni derivano dalle mappe dell'epoca disegnate dal naturalista/geologo olandese Verbeek, quando l'Indonesia era una colonia dei Paesi Bassi.

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Ricostruzione di come appariva l’isola di Krakatau fino al 1883 con il limite della caldera in rosso. | Credit: International Tsunami Society

I primi segni di instabilità si iniziarono ad avvertire il 20 maggio 1883, quando una nave da guerra tedesca di passaggio registra una nuvola di cenere e polveri alta quasi 10 km sopra l'isola. Nonostante questa continuò a diffondersi in modo intermittente anche nelle settimane successive, nessuno all'epoca, soprattutto fra i nativi, era consapevole di quello che poteva succedere di lì a poco. Pensate che gli abitanti della zona erano così estasiati dello spettacolo che organizzarono eventi e spettacoli per festeggiare quello che ritenevano un fenomeno di buon auspicio. Solo successivamente realizzarono che quell'esibizione era il preludio di una delle peggiori eruzioni della storia. Tutto cambiò fra il 26 e 27 Agosto 1883 quando la parte più catastrofica dell'eruzione ha inizio.

La violenta eruzione del Krakatoa del 1883

Il pomeriggio del 26 agosto la colonna eruttiva iniziò ad eiettare materiale nell'atmosfera ininterrottamente per quasi 20 ore. Durante questo arco di tempo furono osservate quattro esplosioni principali. Secondo le testimonianze dell'epoca e le successive indagini geologiche, durante la fase più violenta la colonna di cenere, lapilli e bombe raggiunse quasi gli 80 km di altezza e depositò materiale fino a 1.800 km dal cratere su un area di quasi 800.000 km2 – ossia di poco superiore all'estensione della Turchia.

Insieme alla colonna eruttiva, si formano diversi flussi piroclastici, ossia delle correnti di detriti e gas vulcanici ad alta temperatura (>200°C), alcuni dei quali riescono anche ad viaggiare sopra il mare e depositarsi sulle isole di Sumatra e Java. Con un volume totale di materiale emesso stimato in ~21 km3 ed un energia liberata pari a 200 megatoni (circa 10.000 volte la potenza della bomba sganciata su Hiroshima), l'indice di esplosività raggiunge un valore pari a 6, ossia superiore anche al valore dell'eruzione che distrusse Pompei nel 79 d.C.

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Una rappresentazione dell’eruzione del 1883. | Credit: NASA

Le conseguenze dell'eruzione

La zona si ritrovò al buio per diversi giorni. La cenere vulcanica rilasciata in atmosfera – date le sue dimensioni finissime (<2 mm in diametro) – rimase a lungo nell'atmosfera (anche diversi anni) dove agì come filtro sulla radiazione solare, bloccando la luce proveniente dalla nostra stella. Durante questo arco di tempo il materiale venne facilmente trasportato e disperso dai venti su tutto il pianeta. Questo effetto ha avuto anche ripercussioni sulle temperature globali con valori medi più bassi fino a 0,5°C: le temperature torneranno su valori normali solo cinque anni dopo. Un altro effetto della presenza di cenere vulcanica in atmosfera é l'intensa colorazione rossastra dei tramonti, dalla quale pare aver tratto ispirazione anni dopo il pittore Munch per il suo celebre Urlo.

Il suono più forte al mondo mai registrato

Pensate che la quarta e ultima esplosione associata alla colonna di cenere finale rimane ad oggi il boato più forte mai registrato dall'essere umano, con stime che vanno dai 172 ai 310 decibel – per darvi l'idea considerate che valori superiori a 120 decibel, ossia di una sirena antincendio, danno dolori all'orecchio umano. Alcuni ipotizzano che il suono si sia potuto ascoltare su oltre il 10% delle terre emerse con testimonianze provenienti dall'Australia e dalle isole Mauritius (rispettivamente a oltre 2.ooo km e 5.000 km di distanza). Nella tarda mattinata del 27 Agosto, diverse ore dopo la creazione della colonna principale, l'eruzione si ridusse di intensità, per terminare definitivamente solo nell'ottobre 1883. A quel punto i due terzi dell'isola originale erano collassati sotto il livello del mare con la conseguente formazione di un arcipelago di tre isole.

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Ricostruzione di come appariva l’isola di Krakatau dopo l’eruzione del 1883. | Credit: International Tsunami Society

Paradossalmente l'eruzione, i flussi piroclastici e l'esplosione non furono gli elementi più letali di quei mesi. Arriviamo cosi all'ultimo capitolo della nostra storia: lo tsunami.

Lo tsunami dopo l'eruzione

Ognuna delle quattro esplosioni fu accompagnata da uno tsunami di oltre 30 m di altezza. L'analisi dei depositi lasciati dagli tsunami, i dati dei mareografi e le simulazioni stimano che in alcuni punti le onde erano alte fino a 41 m (nella zona di Banten), ossia ben oltre quelle osservate nel 2004 in Indonesia. Oltre 160 villaggi lungo le coste di Java e Sumatra furono spazzati via. Anche strutture in pietra o cemento come i fari non resistettero all'impatto con le onde e, dall'altra parte, porzioni intere di barriera corallina vennero trascinate sulle spiagge. Il bilancio totale delle vittime dell'eruzione del 1883 si attesta su 36.000, di cui oltre il 90% dovute agli tsunami.

Il vuoto lasciato dall'isola verrà successivamente riempito da un nuova isola vulcanica, Anak Krakatau che in Indonesiano significa figlio di Krakatau. Tramite l'accumulo di materiali vulcanici dal fondo del mare, quest'isola é emersa in superficie nel 1927 ed ha continuato a crescere in altezza soprattutto dopo gli anni '50 a velocità di oltre 4 metri per anno per poi collassare nuovamente nel 2018 a seguito di un'altra eruzione. Anche in quel caso, si generò uno tsunami letale ma di dimensioni inferiori rispetto al 1883.

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