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3 Aprile 2025
8:00

Cos’è la processionaria, perché è pericolosa per l’uomo e cosa fare in caso di avvistamento

La processionaria è un lepidottero che, come successo di recente a Napoli, durante la primavera invade i parchi urbani delle città. I suoi peli urticanti causano reazioni allergiche in animali e persone. Segnalare la sua presenza alle autorità è cruciale per prevenire la proliferazione e limitare i danni a persone e animali.

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Cos’è la processionaria, perché è pericolosa per l’uomo e cosa fare in caso di avvistamento
processionaria

La processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa), un lepidottero della famiglia dei Notodontidae, è un un insetto parassita infestante e problematico per la salute degli alberi, persone e degli animali domestici come i cani. Ogni anno, con l'arrivo della primavera, non è raro imbattersi in questi insetti rosso-bruni che si muovono lentamente in fila indiana, come se fossero a una "processione". Nelle ultime settimane la città di Napoli è stata protagonista dell'infestazione di questi insetti che hanno riempito i parchi urbani del capoluogo della Campania, dove hanno attaccato le foglie delle pinete. Questo lepidottero possiede dei peli urticanti ben visibili che, se toccati accidentalmente, possono provocare sintomi come arrossamenticongiuntivite e nei casi più gravi shock anafilattico. Secondo il decreto ministeriale del 30 ottobre 2017, la loro presenza (e quella dei loro nidi) va segnalata per poter effettuare controlli ambientali ed evitare la loro proliferazione, quando i loro nemici naturali non bastano.

Cos'è e come riconoscere la processionaria

La processionaria è un lepidottero appartenente alla famiglia dei Notodontidae, caratterizzato dal fatto che le sue larve si spostano sul terreno formando lunghe file indiane. Esistono varie specie, diffuse in Eurasia e Nordafrica, ma in Italia le più comuni sono la processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa) e quella della quercia (Thaumetopoea processionea). La processionaria del pino si trova su pini neri (Pinus nigra) e silvestri (Pinus sylvestris), ma può infestare anche altre specie di pini mediterranei e cedri, costruendo nidi molto visibili sui rami più alti delle chiome. La processionaria della quercia, invece, predilige specie di querce come Quercus robur, Quercus petraea, e altre querce europee, ed è diffusa soprattutto in ambienti urbani e forestali aperti. Anche questa specie può essere distruttiva per le piante e può provocare disagi nelle aree urbane.

Il ciclo biologico della processionaria si articola principalmente in 2 fasi: una fase aerea e una fase sotterranea. Da gennaio a marzo le larve vivono nei nidi invernali sugli alberi. Tra marzo e aprile, le larve mature scendono in processione verso il suolo per interrarsi e trasformarsi in crisalide, dove rimangono fino a giugno. Gli adulti emergono tra luglio e agosto, hanno vita breve (circa 24 ore), si accoppiano e depongono le uova sui giovani getti delle conifere. Le nuove larve emergono a settembre e costruiscono piccoli nidi provvisori, iniziando così un nuovo ciclo.

Riconoscere la processionaria è semplice. Le larve sono facilmente riconoscibili per il loro tipico comportamento "in processione" e per il colore bruno-rossastro e i visibili peli. I nidi della processionaria sono strutture di fili sericei intrecciati, simili a grossi bozzoli bianchi o grigi, visibili soprattutto nei mesi invernali e primaverili sui rami più esposti al sole degli alberi infestati. Spesso sono i primi segnali che rivelano un'infestazione.

nidi processionaria

Cosa provoca il contatto con la processionaria e perché è pericolosa: i sintomi

Nonostante il loro aspetto innocuo, le larve della processionaria possono causare problemi all'ambiente, alle persone e agli animali domestici:

  • Sulle piante, le processionarie provocano la perdita degli aghi o delle foglie, indebolendo significativamente gli alberi e rendendoli vulnerabili ad altri parassiti o malattie.
  • Per gli esseri umani e i cani o altri animali domestici, i rischi derivano principalmente dai peli urticanti, che possono essere trasportati dal vento, diventando pericolosi anche senza contatto diretto con le larve. Questi peli, di forma uncinata in grado di agganciarsi a occhi e mucose, contengono la taumetopoeina, una proteina che può scatenare reazioni allergiche di diversa gravità, da semplici irritazioni cutanee a congiuntiviti, infiammazioni respiratorie e, nei casi più gravi, reazioni anafilattiche.

Il pericolo aumenta soprattutto per bambini e persone allergiche e i sintomi provocati dai peli possono essere confusi con altre forme di dermatite, punture di insetti o allergie stagionali. Per questo motivo, una corretta diagnosi deve considerare la storia dell'esposizione e la presenza tipica di papule, arrossamenti, congiuntivite e problemi respiratori.

In caso di contatto, il primo passo è lavare abbondantemente la pelle con acqua tiepida per rimuovere i peli urticanti e consultare immediatamente un medico o un veterinario in caso il contatto sia avvenuto con animali domestici. Trattamenti medici possono includere creme antistaminiche e/o corticosteroidi per alleviare il prurito e le infiammazioni, oppure antistaminici orali e/o cortisonici sistemici. In presenza di sintomi gravi, come difficoltà respiratoria o gonfiore, è necessario recarsi immediatamente al pronto soccorso.

Cosa fare in caso di avvistamento della processionaria e a chi segnalarla per farla eliminare

Se si avvista una processionaria, la prima regola è non avvicinarsi e soprattutto non toccare né i bruchi né i nidi. È fondamentale tenere lontani anche bambini e animali domestici che potrebbero sfiorarli accidentalmente. Le autorità raccomandano di segnalare sempre la presenza di nidi o larve avvistati ai servizi fitosanitari locali (si possono contattare la forestale, il Comune o l’Asl), che interverranno con metodi appropriati e sicuri per l’eliminazione dei nidi e il contenimento dell'infestazione.

processionarie

L'intervento tempestivo è fondamentale per prevenire la diffusione della processionaria e limitarne i danni. Questo parassita è infatti sottoposto a controllo proprio per legge, secondo il decreto ministeriale del 30 ottobre 2017. Tuttavia, in caso di infestazioni importanti, si può intervenire con trattamenti biologici a base di Bacillus thuringiensis, un batterio che vive nel terreno, il quale agisce selettivamente sulle larve senza impatti negativi sull'ambiente. Oppure si può attuare anche la rimozione meccanica dei nidi da parte di esperti.

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