Con ghosting (letteralmente “sparire come un fantasma”), infatti, intendiamo l’interruzione intenzionale, ma allo stesso tempo improvvisa e non motivata, di un rapporto con una o più persone. Il fenomeno si osserva in particolar modo in adolescenza e sulle piattaforme online.
Quando gli esseri umani decidono di chiudere una relazione (amorosa e non), mettono in atto diverse strategie: c’è chi lo comunica esplicitamente (con il confronto diretto e la presa delle proprie responsabilità) e chi affida questa decisione a strategie indirette, con messaggi e comportamenti criptici e ambigui (con l’evitamento, il distanziamento, rendendo sempre più difficile la vita di coppia per far prendere la decisione all’altra persona e così via). Tra queste strategie, il ghosting rientra in quella del secondo tipo. Vediamo insieme le motivazioni psicologiche che sostengono questo atteggiamento.
Cosa spinge le persone a fare ghosting? Le diverse strategie psicologiche
Sono diverse le motivazioni che possono portare una persona a sparire come un fantasma relazionale. Tipicamente chi fa ghosting non lo fa perché soffre, ma per evitare un confronto. Vediamo quindi le principali motivazioni psicologiche del ghosting.
Dissonanza cognitiva
Secondo lo psicologo americano Festinger noi esseri umani proviamo disagio quando i nostri comportamenti deviano dai “valori e convinzioni consuete, condivise”.
Quando questo accade, ci troviamo in uno stato di dissonanza cognitiva, e, la strategia che mettiamo in atto per preservare la buona immagine che abbiamo di noi (e per ricollocarci in linea con le credenze comuni) iniziamo a razionalizzare le nostre azioni, a giustificarle a noi stessi.
Facciamo un esempio, io posso fare la spia su un mio compagno di classe che usa il cellulare a lezione e che per questo motivo verrà messo in punizione. In questa circostanza mi autoconvincerò se lo sia meritato, giustificando la mia azione di “spionaggio” (mal vista) e ha causato sofferenza all’altro.
La dissonanza cognitiva porta la persona a de-responsabilizzarsi e, nel caso del ghosting, si esprime secondo la logica del cosiddetto disimpegno morale “se comunico a quella persona le mie intenzioni di chiudere il rapporto, la ferisco e mi sento una brutta persona”.
Il senso di potere
Oltre ad aver evitato una situazione che non siamo stati in grado di affrontare apertamente, il “ghostatore” può percepire un forte senso di controllo sul rapporto che ha con gli altri (non è raro che i soggetti di cui parliamo abbiano anche dei forti tratti narcisistici).
Strategia difensiva
Secondo gli studiosi Lelli e Ioppolo,
il manifestare sentimenti negativi verso una persona può portare a provare forti stati di disagio e vergogna
quindi è preferibile evitare la situazione che ci porterebbe ad esprimerci negativamente verso l’altro. Spesso sono gli adolescenti che, ancora in fase di maturazione affettiva, evitano il confronto diretto con le proprie e le altrui emozioni e sentimenti.
Le conseguenze psicologiche del ghosting sulla vittima
Non c'è dubbio che il ghosting provochi grande dolore e sofferenza. In generale le perdite affettive (non solo amorose ma anche amicali, lavorative ecc.) richiedono una “riorganizzazione del Sé”: abbiamo bisogno di vivere le nostre emozioni, autocontrollare quelle distruttive e di riappropriarci della nostra autostima. Inoltre, come sostiene Silvan Tomkins, studioso delle emozioni sociali, il nostro cervello reagisce con frustrazione quando viene interrotto nel bel mezzo di un’azione piacevole. Questa circostanza genera rabbia, ma anche un meccanismo di autoconservazione della nostra autostima, portandoci a pensare a quanto fosse maleducata, infantile e insensibile la persona con cui avevamo una relazione.
L’impatto del ghosting cambia da storia a storia e da persona a persona: Freedman ha rilevato che “l’impatto del ghosting sia minore qualora la relazione sia di brevissima durata.
Perché oggi il ghosting è così diffuso
Come dicevamo, il ghosting è una strategia di chiusura e di evitamento di una relazione, definitiva ma non esplicita che non tiene in considerazione i sentimenti dell’altra persona.
Contrariamente a quanto potremmo immaginare, il ghosting non è un fenomeno nuovo. In passato, esistevano atteggiamenti di allontanamento volontario, ma in numero ridotto. Inoltre, l’atteggiamento evitante era maggiormente stigmatizzato e per questo sanzionato moralmente dalla comunità. Oggi, la possibilità di interagire attraverso i social ha, da un parte, aumentato la possibilità di accedere alla vita relazionale ma dall’altra, ha portato ad un allentamento di queste regole e sanzioni sociali: ghostare è divenuto più facile dal punto di vista attuativo e meno impattante sul piano dell’immagine sociale e per il risvolto emotivo.
Tra le motivazioni che sottostanno alla crescita esponenziale del ghosting vi è, infatti, la credenza per cui una relazione che è nata o si è sviluppata attraverso mezzi tecnologici “valgano meno”. Alcuni ricercatori sostengono addirittura che queste piattaforme social potrebbero aver trasformato la ricerca di un partner in un gioco/intrattenimento, inducendo a adottare un trattamento che riserveremmo più alle merci che alle persone reali.