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7 Maggio 2024
6:00

La vera storia del gatto che “ha scritto” due articoli scientifici, F.D.C. Willard

Nel 1975 il gatto siamese Chester di un ricercatore fu inserito (ovviamente a sua insaputa) come coautore di due studi scientifici, sotto lo pseudonimo F.D.C. Willard. Il motivo? Una svista nel testo e le regole editoriali della rivista scientifica.

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La vera storia del gatto che “ha scritto” due articoli scientifici, F.D.C. Willard
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Farsi pubblicare un articolo scientifico da una prestigiosa rivista scientifica non è cosa facile, soprattutto se sei un gatto. Eppure, negli anni '70 il siamese Chester – in arte F.D.C. Willard – ci riuscì, grazie alla pigrizia (si fa per dire) del suo padrone, Jack H. Hetherington.

Nel 1975 Hetherington era professore di fisica alla Michigan State University. Proprio in quell’anno aveva terminato di scrivere un articolo che sarebbe diventato molto influente nella comunità scientifica. Il paper, intitolato Two-, Three-, and Four-Atom Exchange Effects in bcc 3He, approfondiva il comportamento atomico a diverse temperature.

Il professore era quasi pronto per inviarlo alla rivista scientifica Physical Review Letters, una prestigiosa intervista che tutt’oggi si ritiene – per citare le sue parole – «il più importante giornale di lettere di fisica del mondo». Prima di spedirlo, però, lo fece revisionare da un collega, per essere sicuro che non ci fossero inesattezze. Questi gli fece notare che era tutto perfetto, ma che c’era un piccolo dettaglio curioso: per tutta la durata dell’articolo, anziché usare la prima persona, Hetherington aveva usato il “noi”, e quindi sembrava che ci fosse più di un autore dietro quello scritto. Potrebbe sembrare un’inezia, ma avendo usato il plurale era necessario che ci fosse almeno un altro autore, pena il rischio di perdere la pubblicazione.

Visto che l’articolo era stato battuto a macchina (erano gli anni '70), riscrivere tutto da capo usando il singolare sarebbe stato lungo e noioso. Il professore non voleva nemmeno aggiungere altri autori umani, visto che avrebbe dovuto dividere il compenso. Così gli venne in mente un’idea davvero balzana: usare il suo gatto Chester sotto falsa identità.

Il vero Chester
Il fisico F.D.C. Willard, per gli amici "Chester". Credits: Google Scholar.

Chiaramente non poteva usare solo quel nome, quindi dovette aggiungergli un altro nome e il cognome. Si inventò F.D.C. Willard, in cui le iniziali “F.D.C.” stavano per Felix Domesticus (gatto domestico) Chester, mentre Willard era il nome del papà di Chester. Chi poteva scoprirlo? La bravata funzionò a meraviglia, perché l’articolo venne pubblicato sul numero 35 di Physical Review Letters senza alcun tipo di richiesta di documenti del coautore.

Non ci volle però molto tempo prima che l’identità del simpatico collaboratore peloso venisse smascherata. Del resto, il suo padrone era un vero burlone: dopo quella pubblicazione aveva fatto uscire una manciata di ristampe di articoli firmati sia da lui che dal simpatico felino. La firma di quest’ultimo? Una bella impronta della sua zampa!

FDC Willard impronta
Una fotocopia del primo scritto firmato da FDC Willard contenuta nel libro "More Random Walks in Science". Credits: Google Books.

I funzionari universitari apprezzarono la trovata, e pensarono che Chester sarebbe stato perfetto per diventare la mascotte del Dipartimento di Fisica. Fu così che il presidente di quest’ultimo, Truman Woodruff, scrisse una lettera al professore per chiedergli di portare il gatto in Università:

Riesce a immaginare il giubilo universale se Willard potesse unirsi a noi? Anche solo come ospite distinto!

La trovata piacque a tutti ma non agli editori, che la trovarono una mossa “poco seria”.

L’altro articolo firmato da Chester, dal titolo L'hélium 3 solide. Un antiferromagnétique nucléaire, venne pubblicato nel 1980 su una popolare rivista scientifica francese, La Recherche. In questo caso, però, era l’unico autore dello scritto e – cosa ancor più divertente – nessuno in Francia sapeva che F.D.C. Willard era in realtà un felino.

Chester morì di vecchiaia nel 1982, ma questa vicenda ilare di cui fu protagonista non finì con la sua dipartita. Ancora oggi molti fisici ricordano con un sorriso la sua storia, e nel 2014 l’American Physical Society dichiarò sul suo sito che tutti gli articoli scritti da gatti sarebbero stati disponibili open source (ovvero accessibili a tutti senza pagare). La data di questa affermazione? Il 1° aprile!

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Veronica Miglio
Storyteller
Innamorata delle parole sin da bambina, ho scelto il corso di lingue straniere per poter parlare quante più lingue possibili, e ho dato sfogo alla mia vena loquace grazie alla radio universitaria. Amo raccontare curiosità randomiche, la storia, l’entomologia e la musica, soprattutto grunge e anni ‘60. Vivo di corsa ma trovo sempre il tempo per scattare una fotografia!
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