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28 Marzo 2024
6:00

Alberi che camminano, o forse no: la strana storia delle palme erranti

Ogni tanto sui social compare la storia delle palme erranti, capaci di percorrere fino a venti metri in un anno, grazie alle loro radici simili a gambe. Si tratta però di una leggenda.

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Alberi che camminano, o forse no: la strana storia delle palme erranti
Piante che camminano

Se parliamo di alberi che camminano, è facile pensare a un racconto di fantasia o, per gli appassionati del Signore degli Anelli al popolo degli Ent, ma c’è una palma originaria del Centro e Sud America che sembra camminare davvero. Stiamo parlando della Socratea exorrihiza, una palma della famiglia delle Arecaceae, conosciuta anche come “palma errante” o “alberi mobili”, che vive nella foresta pluviale. Può crescere fino a 25 metri di altezza ed è dotata di radici aeree simili a gambe. Però in realtà, non cammina affatto, si tratta di una leggenda. La conformazione a cono delle radici serve a garantirle maggiore stabilità e le permette di crescere più velocemente verso l’alto.

A cosa servono le radici a forma di "gambe"

Il fascino della Socratea exorrihiza e delle sue radici aeree che crescono fuori dal terreno (dal latino exo- fuori, e rhiza, radici), ancora oggi colpisce i turisti che si addentrano nella foresta pluviale, ammaliati dai racconti delle guide turistiche sulla sua sorprendente capacità di spostarsi verso zone della foresta più illuminate e di percorrere anche venti metri in un anno! Questi alberi in realtà non camminano davvero. Si tratta infatti di una leggenda che nasce dalla conformazione particolare delle sue radici: ad una certa altezza da terra, il tronco si divide formando un trespolo a forma di cono costituito da tante radici, che somigliano appunto a delle gambe pronte a muoversi.

Nell’era di internet, la mancanza di video (ovviamente in timelapse) o qualsiasi altra testimonianza diretta di questa capacità è già di per sé un indice del fatto che si tratti solo di un’affascinante leggenda.

Secondo le ricerche del biologo Gerardo Avalos, che ha a lungo studiato queste ed altre palme, la crescita e la conformazione di queste piante è una strategia per migliorare la stabilità della pianta e garantirle una crescita più veloce verso la chioma arborea (e quindi sì, anche verso la luce). In genere, per raggiungere altezze elevate pur rimanendo stabili, le piante hanno bisogno di un sistema di radici sotterranee esteso (che le ancori saldamente al terreno) e di un tronco ampio e resistente.

Socratea exorrihiza

Questo però richiede tempo ed energia: la Socratea invece sviluppa precocemente il sistema di radici aree, garantendosi una maggiore stabilità mentre cresce verso l’alto, senza dover accrescere anche il diametro del fusto. In questo modo raggiunge più velocemente la parte alta della foresta pluviale, e mantiene una struttura più flessibile nonostante l’altezza.

L’idea di Avalos è stata confermata anche da ulteriori studi che hanno spiegato come questa particolare strategia evolutiva della Socratea le permetta di avere un vantaggio competitivo nei confronti di altre piante, comprese altre palme, che hanno invece radici sotterranee. Raggiungere la chioma arborea più velocemente, infatti, le permette di accaparrarsi un posto al sole battendo sul tempo le altre piante.

Perché si pensa che possano camminare

In passato erano state fornite molte ipotesi sulla funzionalità di questa struttura radicale. Negli anni Sessanta, una prima ipotesi era che questa conformazione proteggesse la pianta durante le inondazioni, come per le Mangrovie, e in effetti la Socratea cresce in aree dove possono formarsi pantani e ristagni d’acqua.

La teoria che più di tutte ha dato credito alle doti da maratoneta di questa pianta venne formulata da Bobley e Benson nel 1980. Secondo loro, la struttura a cono delle radici permetteva alla Socratea di evitare ostacoli presenti sul suolo e a rialzarsi dopo essere stata abbattuta, magari da un altro albero caduto. Secondo questa teoria, la pianta farebbe crescere nuove radici verticali che, ancorandosi al terreno, riuscirebbero a far rialzare l’intero fusto.

Immagine
Ipotesi di come, secondo Benson e Bodley, la Socratea potesse rialzarsi dopo essere stata abbattuta, facendo crescere nuove radici e lasciando morire le vecchie (linee tratteggiate) Credit: Smartse, CC BY–SA 3.0 via Wikimedia Commons

Questa ipotesi ha ispirato l’idea che la Socratea possa camminare e, in realtà, non manca di una certa plausibilità scientifica: le piante crescono in effetti verso le fonti di luce, e si pensava che la Socratea facesse crescere nuove radici dal lato del tronco più illuminato, lasciando morire quelle presenti sul lato opposto e in questo modo “spostarsi” dal punto di germinazione.

Per quanto interessante, l’idea che la Socratea possa spostarsi sempre verso nuove fonti di luce è poco plausibile, perché i cambiamenti di luminosità nelle foreste pluviali sono molto più veloci del processo di crescita di una radice. Nella chioma arborea si aprono e chiudono continuamente nuovi varchi tra le foglie e sarebbe impossibile per la pianta restare “al passo” con le variazioni della luce.

La Socreatea non ha bisogno di spostarsi, ha già trovato la strategia migliore per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo.

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