La Bomba Zar (o Tzar Bomba) è la bomba all’idrogeno dell’URSS più potente mai realizzata: questo ordigno venne fatto detonare dalla Russia il 30 ottobre 1961 durante un test e diede vita ad un fungo alto 64 chilometri, cioè 7 volte più dell’Everest, e la sua luce fu visibile fino a 1000 km di distanza. Quest'arma era talmente potente che rilasciò un’energia di oltre 3300 volte superiore rispetto a quella lanciata su Hiroshima nel 1945. All'interno dello scenario della Guerra Fredda, dove la deterrenza nucleare era l'unica costante per evitare un attacco tra URSS e USA, questo test lasciò l’intero mondo terrorizzato.
La potenza della Tsar Bomba
Il chilotone è l’unità di base che si utilizza per misurare la potenza esplosiva e la Bomba Zar aveva un valore di 50 megatoni, cioè 50 mila chilotoni: parliamo di un ordigno 6700 volte più potente di quello che distrusse Hiroshima provocando 140.000 vittime. In termini di danni, se una bomba del genere venisse sganciata su Milano verrebbe raso al suolo non solo il centro storico, non solo i Paesi vicini, ma circa metà della Lombardia e anche un po’ del piemonte e Svizzera, incluse le città di Como, Varese, Lecco, Bergamo, Lodi, Pavia e Novara.
Perché fu creata la Bomba Zar: il progetto
Siamo nel bel mezzo della guerra fredda. Le immagini di Hiroshima e Nagasaki erano ancora fortemente impresse nella mente della popolazione e proprio per questo la paura per un eventuale attacco nucleare era molto alta. Paura, direi, abbastanza giustificata, visto che le élite sovietiche e statunitensi stavano per iniziare una nuova gara a chi realizza l’arma nucleare più potente. Questa volta in testa troviamo però i sovietici che sotto alla spinta del presidente Nikita Khruschchev riuscirono ad ottenere per primi l’arma di distruzione definitiva, chiamata in gergo tecnico bomba a idrogeno RDS-220, o Bomba dello Zar.
Si trattava di un’arma lunga 8 metri, con 2 metri di diametro e dal peso di circa 25 tonnellate. Come anticipato la bomba zar è una bomba ad idrogeno, cioè una bomba a fusione. Quello che succede è che in presenza di altissime temperature (e densità) i nuclei dell’idrogeno si uniscono tra loro liberando enormi quantità di energia. Come si raggiungono le temperature necessarie? Con l’esplosione di un ordigno a fissione integrato nella bomba.
Come funzionava la Tsar Bomba
La bomba Zar è quindi divisa in due parti: una sfera in cui avviene la fissione del plutonio (cioè la divisione dei nuclei) e un cilindro dove avviene la fusione dell’idrogeno. La sfera è formata da più strati di materiale esplosivo e al cui centro è presente una sfera di plutonio, mentre il cilindro è composto da un cilindro cavo di uranio nel quale è inserito uno di ioduro di litio e uno di plutonio. Il tutto è riempito da una matrice di polistirene (quello che nel parlato viene chiamato erroneamente polistirolo).
Quando l’arma viene sganciata e raggiunge giunta la quota prefissata, dei sensori permettono l’accensione della prima bomba sferica. Grazie alle forti pressioni che si generano al suo interno prende il via una reazione di fissione nucleare della sferetta in plutonio: si genera così un’enorme quantità di calore con temperature che arrivano anche a 100 milioni di gradi celsius, più caldo del Sole quindi! Si producono inoltre enormi quantità di raggi x e raggi gamma che, assieme al calore, permettono di trasformare il polistirene in plasma.
Il plasma comprime violentemente il cilindro. Questo genera reazioni di fissione nucleare dell’uranio e del plutonio che a loro volta comprimono ancora di più lo strato centrale di ioduro di litio, dando infine vita a una reazione di fusione nucleare. Tutto questo processo dura circa 0,1 microsecondi e culmina in un violentissimo rilascio di energia. Quindi questa è la teoria… ma per essere davvero sicuri della sua efficacia mancava solo una cosa da fare: un test ufficiale.
Il test ufficiale della Bomba dello Zar
Il test si sarebbe svolto il 30 ottobre 1961. Come area sicura venne individuato un punto all’interno della baia di Mityushikha, nel Circolo Artico settentrionale. Visto che il test sarebbe stato condotto su suolo russo, per limitare la quantità di possibili danni e radiazioni, si decise di dimezzare la potenza della bomba. Quindi di fatto l’esplosione avrebbe generato una potenza di 50 megatoni e non di 100. Per portare l’arma sul posto venne impiegato un bombardiere Tu-95V pilotato dal maggiore Andrei Durnovstev. Una volta raggiunta la destinazione la bomba zar venne sganciata a circa 10 mila metri di quota legata a un paracadute.
Alle 11:32 la bomba raggiunse i 4000 metri di quota, dando vita ad una gigantesca esplosione, la più grande nella storia dell’umanità: si generò un fungo atomico largo 40 km e alto 64 km, cioè sette volte in più del monte Everest, e la sua cima, larga 94 km, era addirittura al di fuori della stratosfera. Contrariamente a quanto potremmo pensare, le fiamme non raggiunsero il suolo: l’onda d’urto infatti fu così potente da “rimbalzare” a terra e spedire le fiamme verso l’alto.
Gli effetti della bomba sul suolo russo
Proprio per i motivi appena visti al suolo arrivò relativamente poco materiale radioattivo, ovviamente poco se paragonato alla potenza della bomba… ma questo non vuol dire che non ci furono danni. L’onda d’urto infatti rase al suolo completamente un’area con un diametro di 55 km e generò un sisma di magnitudo attorno al 5 e tutti gli edifici in legno e mattoni del vicino paese di t (ovviamente già evacuato) furono totalmente rasi al suolo. Pensate che addirittura si ruppero finestre in Norvegia e Finlandia.
Pensate che se l’arma fosse stata sganciata in una zona abitata, a 100 km di distanza le persone avrebbero subito ustioni di terzo grado e a 270 km avrebbero sentito il calore dell’esplosione. Fortunatamente un’arma così potente non fu mai utilizzata contro obiettivi reali e ci si augura che ciò possa non avvenire mai.