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Le acque sotterranee della caldera dei Campi Flegrei sono oggetto di un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Journal of Volcanology and Geothermal Research, a cura di un team dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV-OV) in collaborazione con diverse università italiane. La ricerca, dal titolo Chemical and isotopic characterization of groundwater and thermal waters from the Campi Flegrei caldera (southern Italy), ha esaminato la composizione chimica delle acque del sottosuolo, rivelando una notevole variabilità. I risultati hanno permesso di individuare i processi di origine magmatica che ne influenzano le caratteristiche. I dati raccolti sono indispensabili per migliorare le reti di monitoraggio, consentendo di interpretare correttamente futuri cambiamenti nella composizione chimica delle acque e quindi identificare eventuali segnali di ripresa dell’attività vulcanica.
Le caratteristiche delle acque sotterranee dei Campi Flegrei
Lo studio è il più esaustivo che sia stato condotto dal 2005, quando è iniziata l’attuale fase di sollevamento dei Campi Flegrei dovuta al fenomeno del bradisismo. I ricercatori hanno eseguito le analisi su 114 campioni di acque sotterranee, identificando diversi tipi di acque che coesistono nell’area. Sulla base delle caratteristiche delle acque i ricercatori hanno potuto individuare anche i processi che ne determinano la composizione. Quest’ultima è infatti condizionata dall’interazione, all’interno degli acquiferi, tra le rocce, le acque circolanti riscaldate dal magma e i gas che si liberano da esso. Tali meccanismi dipendono a loro volta da fattori chimico-fisici che variano nello spazio e nel tempo. Il risultato è una grande varietà nella composizione delle acque sotterranee, tipica delle aree vulcaniche. Nell’area dei Campi Flegrei, in particolare, la presenza di molte faglie e fratture facilita il mescolamento tra le acque sotterranee superficiali e quelle profonde, più ricche di gas e con maggiore salinità.

Sotto la caldera sono presenti acque fredde di origine meteorica ricche di bicarbonato, acque termali originate dall’interazione in profondità con i gas di origine vulcanica, acque clorurate derivanti dalla miscelazione di acque meteoriche e acque marine risalite da profondità maggiori, acque calde ricche di solfati caratteristiche dell’area Solfatara-Pisciarelli. In questa zona la fuoriuscita di gas e di acqua calda dal terreno è particolarmente intensa, più che nelle altre aree della caldera. Le simulazioni fisiche suggeriscono che intensi episodi di degassamento del magma, sempre più frequenti negli ultimi anni, sono la probabile causa dell’attuale sollevamento della caldera.

A che cosa serve studiare le acque sotterranee dei Campi Flegrei
«Il lavoro ha permesso di riconoscere i complessi processi che controllano le differenti caratteristiche delle acque, fra i quali l’aggiunta di gas vulcanico-idrotermali e i loro processi di degassamento, contribuendo alla definizione del modello geochimico del sistema» spiega Stefano Caliro, Dirigente Tecnologo responsabile del monitoraggio geochimico dei vulcani campani presso l’INGV-OV. Questo modello risulterà fondamentale per interpretare eventuali futuri cambiamenti nella chimica delle acque sotterranee dei Campi Flegrei. Queste variazioni saranno intercettate da una rete permanente di monitoraggio che controllerà diversi parametri chimico-fisici delle acque sotterranee. Le variazioni di tali parametri potrebbero costituire fenomeni precursori che preannunciano la risalita di magma verso la superficie.