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7 Giugno 2024
13:50

La caldera più grande del mondo non è quella di Yellowstone: si trova nel Mar delle Filippine

Yellowstone è stata ritenuta la caldera più grande al mondo fino al 2019, quando fu scoperta Apolaki, sul fondale del Mar delle Filippine, in corrispondenza della piattaforma vulcanica sottomarina Benham Rise. Ha un diametro di ben 150 km, più del doppio rispetto a Yellowstone!

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La caldera più grande del mondo non è quella di Yellowstone: si trova nel Mar delle Filippine
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La caldera vulcanica più grande conosciuta al mondo è stata scoperta nel 2019: si chiama Apolaki, ha un diametro di 150 km e si trova sul fondale del Mar delle Filippine, in corrispondenza della piattaforma vulcanica sottomarina Benham Rise. Fino alla sua scoperta la caldera più estesa conosciuta era quella di Yellowstone, nel Wyoming, con un diametro di 60 km: Apolaki ha un diametro più che doppio, paragonabile a quello delle caldere che si trovano su Marte e Venere! La caldera di Yellowstone rimane comunque la più grande presente sulle terre emerse: per confronto, la caldera “nostrana” dei Campi Flegrei ha un diametro di 12 km. Una caldera vulcanica è una depressione del suolo dovuta allo sprofondamento di una camera magmatica.

La morfologia del Benham Rise e della caldera Apolaki

La caldera Apolaki è stata scoperta nel 2019 dalla ricercatrice neozelandese Jenny Anne Barretto, nel corso di uno studio sulla conformazione e sull’origine dell'area del Benham Rise, o Philippine Rise, nel Mar delle Filippine a est dell’isola di Luzon. Sono stati proprio i ricercatori a scegliere il nome della caldera: “Apolaki” significa “signore dei giganti” e fa riferimento al dio filippino del Sole e della guerra. La morfologia del Benham Rise e della caldera è stata ricostruita grazie ai rilievi batimetrici effettuati con un sonar montato su una nave.

Il Benham Rise è una struttura di origine vulcanica simile a un altopiano, con un diametro di circa 250 km, che si innalza per circa 2700 m sopra il fondale e la cui sommità si trova a circa 2500 m sotto il livello del mare. È costituito da un corpo principale che consiste in una piattaforma di rocce magmatiche spessa ben 14.500 km, di cui la maggior parte sepolti nella crosta terrestre. A rivelare lo spessore sepolto sono state analisi gravimetriche, che rilevano le variazioni della forza di gravità a seconda del tipo di roccia presente nella crosta.

I fianchi del Benham Rise presentano gradini le cui scarpate sono alte tra i 100 e i 300 m. La piattaforma è sormontata nella parte centrale da una cresta che ospita la caldera Apolaki, il cui diametro raggiunge i 150 km.

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La morfologia della caldera Apolaki. Credit: Science Direct

Come si sono formate la piattaforma vulcanica e la caldera

Durante l’esplorazione del Benham Rise sono stati prelevati alcuni campioni di rocce magmatiche, la cui età è risultata essere compresa tra 47,9 e 26 milioni di anni. In questo intervallo di tempo, quindi, hanno avuto luogo eruzioni vulcaniche che hanno emesso il magma dalla cui solidificazione si è originata la struttura. I dati geologici hanno rivelato che l’attività vulcanica è stata sia effusiva sia esplosiva. In una fase iniziale, tra 47,9 e 42,5 milioni di anni fa, l’attività è stata particolarmente intensa e si è formata una struttura vulcanica a scudo.

All’epoca il Benham Rise era unito al vicino altopiano Urdaneta. In una seconda fase un’eruzione di enorme portata ha originato la caldera, presumibilmente tra 42,5 e 41,3 milioni di anni fa. L’ultima fase è quella in cui, all’interno della caldera, si sono formati altri coni vulcanici per eruzioni successive: la più recente è stata quella dell’attuale seamount (montagna sottomarina di origine vulcanica) Vinogradov, 26 milioni di anni fa. In questa fase il Benham Rise si era già separato dall’altopiano Urdaneta. Attualmente i vulcani dell’area sono estinti.

L’attività vulcanica del Benham Rise è dovuta al fatto che la piattaforma si trovava sopra un punto caldo (hot spot), cioè una zona relativamente fissa in corrispondenza della quale risalgono continuamente colonne di magma (dette pennacchi) provenienti dal mantello.  Nel 2017 l’area, estremamente ricca di risorse ittiche e minerali, è stata nominata “zona esclusiva protetta per l'approvvigionamento alimentare”, in cui sono vietate l’estrazione mineraria e l’esplorazione petrolifera.

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Il bordo della caldera e i seamounts presenti al suo interno. Credit: Science Direct
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