Edward Teach, meglio noto come Barbanera, fu uno dei protagonisti della pirateria dei Caraibi. Sebbene sia stato in attività solo dal 1716 al 1718, riuscì a dominare con le sue navi una vasta area del mare caraibico. Intorno alla sua figura sono fiorite numerose leggende e si tramandano racconti non sempre attendibili. Proviamo a ricostruire la vera storia del pirata inglese.
La pirateria nei Caraibi
La pirateria, come sappiamo, è sempre esistita, ma gli anni compresi tra il 1580 e il 1720 rappresentarono la sua età dell’oro. Il fenomeno si sviluppò soprattutto nell’area dei Caraibi, grazie all’aumento dei traffici commerciali tra l’Europa e il “nuovo mondo” e alla concorrenza tra le potenze europee. Molti pirati erano corsari, cioè autorizzati dai loro governi ad attaccare le navi battenti bandiera di un Paese nemico. I pirati, inoltre, godevano di appoggi sulla terraferma e all’inizio del Settecento costituirono persino una sorta di repubblica indipendente sull’isola di New Providence, nelle Bahamas, che era stata temporaneamente abbandonata dagli inglesi.
Ai primi del Settecento la “guerra di corsa”, cioè la pirateria autorizzata, fu incentivata dalla guerra di successione spagnola, nella quale si scontrarono le principali potenze europee. Al termine del conflitto, però, i Paesi del “vecchio continente” decisero di combattere la pirateria e ritirarono molte autorizzazioni ai corsari, alcuni dei quali si trasformarono in pirati. Tra loro vi era Barbanera.
Chi era Barbanera
Le notizie sull’infanzia e la gioventù di Barbanera sono molto scarse. Anzitutto, non è noto il suo vero nome. Sebbene l’ipotesi più accreditata voglia che si chiamasse Edward Teach, esistono grafie diverse del cognome (Thacht, Tacht, ecc.) e ipotesi alternative (come il cognome Drummond). Incerti sono anche il luogo e la data di nascita. Si ritiene che sia nato intorno al 1680, ma non è noto se in Inghilterra o in Giamaica. Probabilmente era imbarcato come marinaio su una nave corsara inglese durante la guerra di successione spagnola. Quello che è certo è che al termine del conflitto si trasferì a New Providence e nel 1716 si unì alla ciurma del capitano Benjamin Hornigold, un pirata che imperversava nel Mar dei Caraibi.
L’inizio della carriera e la Queen Anne’s Revenge
Hornigold intuì subito le capacità di Barbanera e nel 1716 lo pose a capo di uno dei suoi due sloop, cioè una piccola nave con una sola vela. Al gruppo di unì anche Stede Bonnet, un proprietario terriero che si era dato alla pirateria l’anno precedente.
I pirati assaltarono con successo varie navi, ma verso la fine del 1717 Hornigold fu esonerato dal comando perché rifiutava di attaccare i vascelli battenti bandiera inglese. Barbanera prese il suo posto e continuò le attività, senza farsi scrupolo circa la provenienza delle sue vittime. Il 28 novembre 1717 catturò una preda molto preziosa, la nave francese La Concorde, che trasportava schiavi dall’Africa. Dopo averla portata all’isola di Bequia, nell’arcipelago di Saint Vincent e Grenadine, Barbanera requisì la nave, cedette il più piccolo dei suoi due sloop all’equipaggio francese e arruolò nella sua ciurma una parte degli schiavi liberati. Gli altri africani, lasciati a Bequia, furono catturati nuovamente dai loro negrieri. La nave fu battezzata Queen Anne’s Revenge (Vendetta della regina Anna) e fu dotata di circa quaranta cannoni e di un equipaggio di trecento uomini.
A bordo della Revenge Barbanera assaltò numerose navi, depredandone il carico, e in alcuni casi costrinse marinai e capitani a unirsi alla sua ciurma, il che gli consentì di ampliare la sua flotta.
Un pirata che incute terrore
Barbanera era un esperto di guerra psicologica e costruì il suo personaggio allo scopo di incutere timore alle sue potenziali prede e spingerle ad arrendersi senza combattere. Si racconta, per esempio, che portasse una barba talmente lunga (dalla quale derivò il suo soprannome) da poterla arrotolare dietro le orecchie, che prima degli assalti mettesse sotto il cappello dei pezzi di miccia, in maniera che il suo viso fosse avvolto da una nuvola di fumo, e persino che bevesse rum mischiato a polvere da sparo. Anche la sua bandiera è oggetto di leggenda. Secondo una tradizione raffigurava uno scheletro e un cuore sanguinante, ma più probabilmente riproduceva un teschio bianco su sfondo nero o un drappo rosso senza figure.
Gli espedienti utilizzati dal pirata per incutere timore non erano indice di vera crudeltà. Al contrario, pare che Barbanera, a differenza di altri pirati, non esercitasse mai violenza gratuita sui prigionieri e che trattasse con benevolenza il suo equipaggio. In ogni caso, la sua strategia si rivelò efficace e tra il 1717 e il 1718 suscitò terrore nell’intera area dei Caraibi e, in particolare, negli Stati Uniti sudorientali.
Il blocco di Charleston
Nel maggio del 1718 Barbanera effettuò la sua azione più famosa: il blocco del porto della città di Charleston, nella Carolina del Sud. Il pirata condusse la sua flotta presso il porto e catturò alcune navi, sulle quali erano imbarcati anche esponenti politici, chiedendo come riscatto delle forniture di medicinali per la sua ciurma. Dopo aver ottenuto quanto richiesto, restituì le navi catturate, ma non prima di averle depredate di tutti i beni di valore che trasportavano.
Il perdono e il ritorno alla pirateria
Mentre era in corso il blocco di Charleston, a Barbanera giunse la notizia che il Regno Unito aveva inviato una potente flotta per combattere i pirati, offrendo però il perdono a quelli che si arrendevano. Il pirata decise di spostarsi a Beaufort, in Carolina del Nord, ma la Queen Anne’s Revenge si arenò e fu necessario abbandonarla e lasciarla affondare. Non è escluso che Barbanera avesse fatto arenare di proposito la nave, per poter licenziare una parte del suo equipaggio, ma l’ipotesi non è dimostrata.
Fatto sta che il pirata decise di chiedere il perdono e, dopo averlo ottenuto, si stabilì a Bath, in Carolina del Nord, rinunciando a compiere azioni illegali. Questa fase, però, durò poco: Barbanera continuava a possedere uno sloop, l’Adventure, ancorato presso la cittadina di Ocracoke, e già nell’agosto del 1718 prese il mare per tornare alla pirateria.
La fine
Quando giunse la notizia che Barbanera aveva ripreso le sue attività piratesche, il governatore inglese della Virginia decise che era arrivato il momento di farla finita e ordinò a un ufficiale di marina, il tenente Robert Maynard, di catturarlo vivo o morto. Maynard salpò con due sloop e avvistò la nave di Barbanera presso Ocracoke il 21 novembre 1718. Il giorno dopo ebbe luogo la battaglia. Gli uomini di Maynard abbordarono l’Adventure e si scontrarono con il suo equipaggio a colpi di armi da fuoco e con le sciabole. L’esito fu sfavorevole ai pirati: Barbanera fu colpito più volte con armi da taglio e da fuoco e restò ucciso, mentre il resto della ciurma si arrese e fu preso prigioniero. Il cadavere di Barbanera fu decapitato e la testa fu appesa all’albero della nave di Maynard, come trofeo di guerra.
La leggenda di Barbanera
La morte non fece venire meno il mito del pirata, che perdura ancora oggi. Non si contano le opere letterarie, fumettistiche e cinematografiche che lo raffigurano, tra cui il manga One Piece e la saga di film I Pirati dei Caraibi. Sono fiorite, inoltre, varie leggende sul suo conto, per esempio quella secondo la quale il pirata nascose un ricchissimo tesoro, ancora in attesa di essere trovato.
Il tesoro, con ogni probabilità, non esiste, ma presso le coste della Carolina del Nord nel 1996 è stato individuato il relitto della Queen Anne’s Revenge, dal quale sono stati recuperati alcuni materiali.