Il giorno 9 settembre 1943, 80 anni fa, durante la Seconda Guerra Mondiale, la corazzata Roma della Marina Militare Italiana è stata affondata da bombe della aviazione militare tedesca a largo delle coste dell'Asinara, in Sardegna. In occasione dell'ottantesimo anniversario di questa ricorrenza, scopriamo quali erano le caratteristiche principali di questa nave e la sua storia.
Le caratteristiche della corazzata Roma
Le navi da battaglia, dette anche corazzate, sono state di fondamentale importanza durante le due guerre mondiali. La loro funzione era quella di impedire ai nemici il controllo del mare eliminando le loro navi con le potenti armi di cui erano dotate. Per questo l'Italia decise all'inizio degli anni '30 di dotarsi di quattro corazzate, di cui solo tre saranno completate. Le prime due, la Littorio e la Vittorio Veneto, furono consegnate nel 1940, quando l'Italia entrò ufficialmente in guerra, mentre la terza, la corazzata Roma, fu consegnata nel 1942.
La corazzata Roma aveva una lunghezza pari a circa 241 metri, una larghezza di circa 33 metri e il suo dislocamento, cioè il suo peso, era pari a circa 40.000 tonnellate. Era dotata di molti sistemi d'arma, sia per colpire altre navi, cioè cannoni con calibro massimo pari a circa 380 mm, sia per danneggiare aerei tramite cannoni con calibro minore e con mitragliere.
La nave era dotata di un sistema di otto caldaie con una potenza pari a quasi 130.000 CV. Le caldaie producevano vapore che, una volta inviato a quattro turbine, muoveva quattro eliche, dando alla nave un'autonomia pari a circa 3.900 miglia a 20 nodi (circa 7.200 km a quasi 37 km/h). La nave inoltre poteva ospitare a bordo fino a circa 1900 persone.
La "corazza", cioè lo scafo esterno della nave, era particolarmente spesso e raggiungeva sui fianchi 350 mm di spessore. La nave era stata anche suddivisa internamente in compartimenti stagni, ovvero in diversi gruppi di locali opportunamente separati, che permettevano alla corazzata di non affondare nel caso di danneggiamento da parte di siluri nemici.
La corazzata era dotata di cilindri assorbitori modello Pugliese: sui fianchi della nave erano installati dei lunghi cilindri riempiti di acqua o combustibile che, nel caso di esplosioni ravvicinate, sarebbero collassati disperdendo l'energia che altrimenti avrebbe causato danni più gravi alle altre parti della nave.
La storia della corazzata Roma
Dopo la consegna avvenuta nel 1942, la corazzata Roma non ebbe l'occasione di partecipare a battaglie navali di grande importanza. A dicembre del 1942 riuscì ad uscire illesa dal bombardamento nel porto di Napoli, ma nel 1943 fu danneggiata dagli anglo-americani una prima volta quando era ormeggiata nel porto di La Spezia e riprese a navigare solamente il 13 agosto.
Il giorno 8 settembre 1943 il maresciallo Pietro Badoglio, all'epoca capo di governo, lesse in radio il proclama dell'armistizio di Cassabile, con cui l'Italia rinunciava formalmente a combattere contro l'alleanza anglo americana. Pochi minuti prima del proclama, l'ammiraglio Carlo Bergamini, comandante delle forze navali da battaglia, fu informato dell'armistizio e delle relative clausole contenute in esso. Una di queste era lo spostamento dell'intera flotta da La Spezia all'isola de La Maddalena, in Sardegna.
A causa di mancanze di coordinazione, le nostre navi da guerra avevano una scarsissima scorta aerea. Inoltre, durante la mattina del 9 settembre, l'ammiraglio Bergamini ricevette l'ordine di dirigersi in Algeria e non più a La Maddalena, perché era stata occupata dai tedeschi.
A quel punto, poco dopo le 15, gli aerei della aviazione militare tedesca (Luftwaffe) sorvolarono il convoglio di navi e sganciarono da più di 5000 metri di quota le prime bombe teleguidate, ovvero con la traiettoria corretta da remoto tramite onde radio ultracorte, modello Ruhrstahl SD 1400, note anche come Fritz X.
La corazzata Roma fu colpita da una prima bomba, che causò una prima falla, e da una seconda, che scatenò l'allagamento delle caldaie e soprattutto l'esplosione del deposito munizioni. A causa di questo colpo, morirono 1.352 membri dell'equipaggio, mentre sopravvissero 622 marinai, salvati dalle navi vicine.
La Littorio e la Vittorio Veneto riuscirono invece ad arrivare a destinazione ma entrambe, a causa dei trattati di pace, furono demolite tra il 1948 e il 1955.
Bibliografia