La storia relativa alla nascita del vulcano Paricutìn, in Messico, ha davvero dell’incredibile, soprattutto perché ha dato l’opportunità ai vulcanologi di poter seguire l’evoluzione di un vulcano dalla sua nascita fino al suo spegnimento. In questo articolo vi parleremo delle caratteristiche del Paricutìn, del suo contesto geologico e della famosa eruzione che portò alla sua formazione.
Il contesto geologico del Paricutìn
Il Messico si trova lungo la cosiddetta “cintura di fuoco del Pacifico”, cioè un'area dove si concentra la maggior parte dell’attività vulcanica del pianeta, e nel Paese sono quindi presenti 38 vulcani attivi. Il Paricutìn si trova nella parte centro occidentale del Messico, nello stato di Michoacan; nelle vicinanze ci sono dozzine di altre bocche vulcaniche, che, insieme al Paracutìn, fanno parte dell’enorme campo vulcanico Michigan – Guanajuato, che è famoso per il suo vulcanismo monogenetico.
Per vulcani monogenici si intendono quei vulcani la cui formazione è dovuta all’accumulo di materiale di un singolo evento eruttivo. Sono esempi di vulcani monogenici i coni di scorie e i cosiddetti tuff ring e i tuff cones. Quello che succede nello specifico è che un vulcano crea uno “sfiato”, provoca un’eruzione e poi si sposta in un punto diverso per l’eruzione successiva; tutto questo avviene, naturalmente, in tempi più o meno lunghi, e nessuno di questi “sfiati” esploderà due volte. Paricutìn è un cono di scorie, come la stragrande maggioranza dei vulcani all'interno del campo in cui si trova.
L'origine del vulcano Paricutìn in un campo di granturco
Il 20 febbraio 1943, un contadino noto come Dionisio Pulido lavorava nel campo di granoturco di sua proprietà. Stava preparando il terreno per la semina primaverile. Tuttavia, notò il susseguirsi di una dozzina di terremoti di bassa intensità, che sembravano stessero aumentando. In seguito, intorno alle ore 16, notò che una grossa crepa si aprì su una piccola collina della sua fattoria. Quando tornò, pochi minuti dopo, per riesaminare il buco che si era creato, il terreno si era già gonfiato di 2 metri e il vapore iniziava a salire dalla collina.
La prima fase dell'eruzione
Ben presto la lava iniziò a fuoriuscire dal terreno, seguita da fragorose esplosioni, con getti di materiale vulcanico fino a 800 metri d’altezza e spesse nubi di cenere incandescente. Ventiquattro ore dopo l’inizio dell’eruzione, la crepa nel terreno diventò un vulcano a cono di scorie alto 125 metri, che continuò a crescere, eruttando bombe di lava dalla sua sommità. La zona ben presto si riempì di scienziati e turisti che vollero assistere in prima persona all’origine, alquanto singolare, del vulcano. Quattro mesi dopo l’inizio dell’eruzione, il Paricutìn era alto 200 metri, e dopo altri 4 mesi arrivò a 365 metri. Il vicino villaggio di Paricutìn, da cui il vulcano prende il nome, fu distrutto da un flusso di lava che avanzò durante questa prima fase delle eruzioni.
La seconda fase dell'eruzione
Si creò in seguito un nuovo sfiato che provocò diverse piccole aperture a nord della vetta principale. La città di San Juan Parangaricutiro fu completamente sepolta da flussi di lava che avanzarono durante questo periodo, e solo la parte superiore della sua chiesa rimase visibile.
I primi 23 mesi dell’eruzione del Paricutìn hanno rappresentato il 90% del materiale totale espulso, e la cenere arrivò fino a Città del Messico. Paricutìn divenne meno attivo da anno in anno, fino a quando l’eruzione terminò il 25 febbraio 1952. L’altezza finale raggiunta è di 424 metri con un diametro alla base di circa 800 metri.
I vulcanologi ritengono che il Paricutìn non entrerà più in attività, tuttavia, nell’enorme campo di cui lo stesso fa parte è certo che avverranno nuove eruzioni in futuro. La prossima eruzione, molto probabilmente, darà vita a un nuovo cono di scorie, proprio come accadde dal 1759 al 1774 durante la formazione del cono di scorie “El Jorullo”. Negli ultimi 10.000 anni in quest’area si sono verificate ben 11 eruzioni.