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12 Marzo 2023
7:30

Cos’è l’OPEC e quali Stati ne fanno parte. Ha davvero un peso economico e geopolitico?

Se ne sente parlare spesso, ma che tipo di organizzazione è l’OPEC? Incide davvero sull’economia mondiale e sulle relazioni fra gli Stati? Vediamo com'è nata, cosa fa e come funziona.

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Cos’è l’OPEC e quali Stati ne fanno parte. Ha davvero un peso economico e geopolitico?
opec organizzazione dei paesi esportatori di petrolio

L’OPEC, l'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (l'acronimo inglese sta per Organization of the Petroleum Exporting Countries) è un insieme di alcuni degli Stati che producono ed esportano più petrolio a livello mondiale e ha una storia lunga e complessa. L'Organizzazione è tornata di grande attualità in seguito allo scoppio della guerra russo-ucraina, che ha fatto tornare alla ribalta la questione energetica e rimesso in discussione i rapporti energetici fra gli Stati. Anche l’Italia ha dovuto guardare all’OPEC per staccarsi dalle forniture di combustibili fossili russi, affidandosi principalmente all’Algeria, che è un Paese membro dell’organizzazione.

Il cartello petrolifero mondiale ha giocato un ruolo di primo piano nella guerra, incidendo anche nei rapporti fra storici alleati come Stati Uniti e Arabia Saudita. Per quale motivo? Perché, oltre alla tradizionale organizzazione dell'OPEC, nel 2016 è nato un altro raggruppamento informale di Stati produttori di petrolio ma non membri dell’OPEC: viene chiamato OPEC+ e ne fa parte anche la Russia.

Cos’è l’OPEC

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Paesi membri dell’OPEC e dell’OPEC+

L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio nasce a Baghdad nel 1960 con cinque Paesi fondatori: Arabia Saudita, Iran, Iraq, Kuwait e Venezuela. Non è nata quindi, come erroneamente si tende a pensare, come un gruppo regionale fatto solo di stati arabi (vista la presenza di uno Stato sudamericano).

Per i primi cinque anni il quartier generale è stato a Ginevra, in Svizzera. Ma dal 1965 ha stabile sede a Vienna, nonostante l’Austria non ne faccia parte. Ad oggi, fra Paesi entrati e usciti, comprende tredici stati che insieme contribuiscono al 44% della produzione globale di petrolio e l’81% delle riserve mondiali. Si tratta di Algeria, Angola, Congo, Guinea Equatoriale, Gabon, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Venezuela.

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Cosa fa l'OPEC

Il principale obiettivo dell’Organizzazione è assicurare gli interessi economici degli Stati membri. Sembra una cosa scontata, ma il motivo per cui l’OPEC è nata è proprio perché, nonostante produttori di petrolio, questi Paesi non ne avevano a sufficienza per loro stessi.

Il fine dell’OPEC è quindi di coordinare e armonizzare le politiche sul petrolio fra gli Stati membri. Altri obiettivi sono: mantenere stabili i prezzi, garantire la leale concorrenza dei produttori, far pervenire un ritorno di capitale agli investitori e soprattutto garantire provviste petrolifere ai Paesi membri.

Secondo gli economisti l’OPEC è un esempio da manuale di un cartello che coopera per ridurre la competizione di un settore specifico, ed è per questo che nel corso della sua storia ha avuto frizioni con l’Organizzazione Mondiale del Commercio, che persegue invece l’obiettivo opposto, ovvero garantire la più ampia forma di libertà nel mercato.

Come si organizza

L’OPEC ha tre organi: la Conferenza, il Consiglio dei governatori e il Segretario Generale. La Conferenza è l’organo supremo, che è composto da delegazioni rappresentanti tutti gli Stati membri. Per poter deliberare devono essere presenti alle sedute almeno tre quarti dei Paesi.

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Bandiera dell’OPEC

Ogni decisione dev’essere presa all’unanimità ed entra in vigore dopo trenta giorni. Ai meeting tenuti dalla Conferenza possono essere invitati Paesi non membri, che è quello che succede quando viene chiamata, ad esempio, la Russia e che ha portato alla denominazione OPEC+. La Conferenza si incontra almeno due volte l’anno, ma incontri straordinari possono essere tenuti se uno Stato membro lo richiede al Segretario Generale.

Il Consiglio dei Governatori, uno per Paese, gestisce l’agenda dell’Organizzazione, redige report e implementa le decisioni della Conferenza, insomma è il braccio amministrativo dell'OPEC. Resta in carica due anni. Anche il Segretario Generale svolge funzioni esecutive, dietro confronto con il Consiglio. Il mandato dura tre anni ed è rinnovabile solo una volta. Viene nominato dagli Stati membri.

Le origini dell'OPEC

Dalla sua scoperta, il petrolio ha giocato un ruolo fondamentale nella nostra società ed economia. Nei primi decenni del Novecento, prima della Seconda Guerra Mondiale, varie aziende anglo-americane avevano ottenuto concessioni per l’estrazione del petrolio soprattutto nei Paesi mediorientali. Erano ancora gli anni del colonialismo e il Regno Unito aveva il controllo quasi assoluto dell’area, diretto o indiretto.

Queste aziende vennero chiamate le “sette sorelle” da Enrico Mattei, dirigente dell’italiana Agip. Appena dopo la guerra controllavano praticamente tutto il mercato mondiale del petrolio. In quegli stessi anni, però, molti dei Paesi colonizzati reclamarono e ottennero l’indipendenza e a ciò seguì anche una graduale riappropriazione delle risorse petrolifere, di cui prima non riuscivano a beneficiare. Ed è in questo contesto che nel 1960 nacque l’OPEC.

Il ruolo e il peso dell'OPEC

Le decisioni dell’Organizzazione hanno avuto sempre una forte influenza sui prezzi internazionali del petrolio. La crisi energetica del 1973 è l’esempio lampante. In quell’anno ci fu la guerra dello Yom Kippur: Israele contro Egitto e Siria. L’OPEC non perdonò il sostegno occidentale a Israele e non esportò più greggio. Diminuendo drasticamente l’offerta, il prezzo del petrolio aumentò del 70%. La crisi durò cinque mesi e mise a dura prova l’economia mondiale. In Italia si inaugurarono le “domeniche a piedi” e negli Stati Uniti istituirono la settimana lavorativa corta.

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Un'altra fase concitata che coinvolse l'OPEC fu durante la guerra del Golfo del 1990-1991, quando il dittatore iracheno Saddam Hussein chiese agli altri Paesi membri di innalzare il prezzo del petrolio per aiutare l'Iraq a ripianare i debiti di guerra.

Anche oggi l’OPEC influenza enormemente il mercato mondiale del petrolio. Soprattutto dopo la guerra in Ucraina, dato che vi è stata una crisi energetica. Lo scorso autunno l’OPEC+, in cui c’è anche la Russia, ha deciso di tagliare la produzione di barili. L’Occidente, Stati Uniti in primis, anche loro grandi produttori di petrolio, temono che il taglio deciso dall’OPEC+ renda vano il tentativo di mettere un tetto di prezzo al petrolio russo e che, in questo modo, Mosca non avrà sostanziali ricadute economiche per la guerra che ha intrapreso.

Questo ha generato una frizione fra i Paesi OPEC alleati degli Stati Uniti, come l’Arabia Saudita, e gli stessi USA.

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