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19 Novembre 2024
17:15

COP29 sul clima a rischio fallimento? Arriva l’esortazione del G20: a che punto sono i negoziati

La COP29 sul clima di Baku, nell'Azerbaigian, ha come obiettivo definire un nuovo obiettivo di finanza climatica per i Paesi in via di sviluppo. Trovare un compromesso tra le parti però si sta rivelando molto difficile. Dal G20 in corso a Rio de Janeiro arriva l'esortazione per raggiungere un accordo.

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COP29 sul clima a rischio fallimento? Arriva l’esortazione del G20: a che punto sono i negoziati
COP29 Baku Azerbaigian

È in corso a Baku, in Azerbaigian, la COP29, la 29ª Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sulla gestione della crisi climatica. Il vertice internazionale, che quest'anno ruota attorno ai nuovi obiettivi della finanza climatica, ha ricevuto l'esortazione dei leader del G20 di Rio de Janeiro – richiesta dal ministro dell'ecologia dell'Azerbaigian Mukhtav Babayev – a trovare un accordo sui fondi climatici per i Paesi in via di sviluppo.

L'ultima COP, tenutasi lo scorso anno a Dubai, nonostante i dubbi iniziali era terminata con un impegno concreto per lo stop ai combustibili fossili. Al momento la COP29 sta sperimentando invece notevoli difficoltà a portare avanti i risultati della COP28, non solo di natura tecnica e diplomatica ma anche geopolitica, vista l'assenza di molti leader europei e mondiali e lo spostamento degli equilibri internazionali a seguito della vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali USA 2024.

Qual è l'obiettivo della COP29 in Azerbaigian: il New Collective Quantified Goal

Obiettivo generale delle COP è trovare soluzioni e strategie per realizzare gli Accordi di Parigi, firmati nel 2015, che intendono arrestare il riscaldamento globale entro la soglia di sicurezza di +1,5 °C rispetto all'epoca preindustriale.

Il tema principale del vertice 2024 è legato alla finanza, nello specifico stabilire un accordo sul cosiddetto New Collective Quantified Goal (NCQG), che andrà a regolare lo stanziamento di fondi da parte dei Paesi più sviluppati ai Paesi in via di sviluppo per ridurre le emissioni serra e prepararsi agli effetti della crisi climatica. Il NCQG dovrà aggiornare il precedente accordo internazionale, che risale al 2009.

La bozza del NCQG in discussione alla COP29 è al momento ancora molto lunga (25 pagine) e conta 415 punti su cui non si è ancora trovato un accordo. Sintomi, questi, di quanto sia difficile trovare un compromesso tra tutti i portatori di interesse.

Finora gli accordi hanno previsto un ammontare di 100 miliardi di dollari all'anno per i Paesi in via di sviluppo; il New Collective Quantified Goal sta valutando la richiesta di questi ultimi di aumentare gli aiuti a 1300 miliardi di dollari all'anno tramite fondi pubblici stanziati dai Paesi più sviluppati. Questi ultimi, d'altro canto, chiedono che a tali fondi possano contribuire anche investimenti privati e Paesi emergenti che attualmente non sono donatori. Per esempio, alcune Nazioni proposte sono Cina, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Corea del Sud.

Perché trovare un accordo alla Conferenza ONU sul clima è così difficile

Raggiungere un compromesso sul New Collective Quantified Goal si sta rivelando un'impresa tutt'altro che semplice, il che non stupisce considerando che la finanza climatica è un tema nuovo e in parte ancora da definire.

Tanto per cominciare, non c'è una definizione universalmente riconosciuta su cosa esattamente vada considerato sotto il cappello di “finanza climatica”, soprattutto quali progetti rientrino esattamente in questa categoria e quali siano le modalità consone di cessione dei fondi è ancora oggetto di dibattito.

Inoltre, alcuni progetti sembrano fare gli interessi dei Paesi donatori oltre che di quelli che ricevono i fondi, per esempio tramite grossi appalti ad aziende che hanno la sede nei Paesi più sviluppati. Senza contare frequenti sovrastime e discrepanze nella contabilità di questi fondi.

Al momento i principali oggetti del contendere sono:

  • a quanto devono ammontare i fondi;
  • quali Paesi hanno il dovere di stanziarli e quali hanno il diritto di riceverli;
  • da dove possono o devono provenire i fondi;
  • come i fondi possono o devono essere erogati.

Come stanno procedendo i negoziati sul NCQG: le difficoltà

Dopo diversi giorni di negoziazioni, un risultato sul NCQG sembra ancora lontano. Il ministro dell'ecologia azero Mukhtav Babayev ha dichiarato ieri 18 novembre che è «preoccupato per lo stato dei negoziati» perché «le parti non si avvicinano a velocità sufficiente». Babayev ha chiesto il sostegno dei leader del G20 attualmente riuniti a Rio de Janeiro, che oggi hanno dato la loro esortazione. Questo dovrebbe aumentare la pressione internazionale sui negoziati e aumenta le probabilità sulla loro riuscita.

Un punto interessante su cui è già stato raggiunto un accordo in linea con l'esito della COP28 sul phase out dai combustibili fossili è il seguente, già presente nella bozza:

Il New Collective Quantified Goal deve includere solamente finanze che supportano la transizione all'energia pulita e la transizione dalla finanza dei combustibili fossili.

L'appello del G20 e i dubbi sulla buona riuscita della COP29

In generale, comunque, la COP29 sembra muoversi in acque difficili, a partire dall'assenza di svariati leader mondiali, prima tra tutti la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. L'assenza di una figura che rappresenta l'Unione Europea è ancora più sentita dopo le dichiarazioni del neopresidente Donald Trump sulla volontà di far uscire nuovamente gli USA dagli Accordi di Parigi.

Non partecipano alla COP nemmeno il Presidente francese Emmanuel Macron, l'ex Presidente USA Joe Biden, il Presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e il Presidente argentino Javier Milei. Quest'ultimo ha ritirato per intero la sua delegazione dal vertice dopo aver mostrato in campagna elettorale posizioni di aperto negazionismo nei confronti del cambiamento climatico.

Su tutto questo pesa inoltre il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, che è dichiaratamente pro-fossile e quantomeno scettico nei confronti del cambiamento climatico. Secondo un'analisi di Carbon Brief, la presidenza di Trump potrebbe comportare un aumento di emissioni serra fino a 4 miliardi di tonnellate equivalenti di CO2 rispetto ai piani stabiliti sotto la presidenza Biden.

Per quanto riguarda l'Italia, l'intervento della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha proposto un approccio «non ideologico e pragmatico» in difesa della «neutralità tecnologica». Un intervento che, secondo alcuni osservatori, non mostrerebbe un impegno concreto per il phase down dal fossile (del resto l'Azerbaigian è un grande esportatore di gas in Italia) e sarebbe troppo ottimista nel ruolo di alcune tecnologie ancora troppo immature – come il nucleare a fusione – per contribuire alla transizione energetica in tempi utili per non sfondare la soglia di +1,5 °C.

Alcuni hanno criticato anche il fatto che la COP29 sia tenuta per il terzo anno di fila in un Paese esportatore di combustibili fossili (l'Azerbaigian) dopo gli Emirati della COP28 e l'Egitto della COP27. Del resto, proprio nel discorso di inaugurazione della COP29 il presidente del vertice Ilham Aliyen aveva definito il petrolio come «un dono di Dio».

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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Ho una laurea in Astrofisica e un Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste. La prima mi è servita per imparare come funziona ciò che ci circonda, la seconda per saperlo raccontare. Che poi sono due cose delle tre che amo di più al mondo. Del resto, a cosa serve sapere qualcosa se non la condividi con qualcuno? La divulgazione per me è questo: guidare nel viaggio della curiosità e del mistero. Ah, la terza cosa è il pianoforte e la musica in ogni sua forma.
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