Domenica 26 maggio, in seguito al lancio di alcuni missili da parte di Hamas verso Tel Aviv, l’IDF (le forze di difesa israeliane) ha bombardato e causato un vasto incendio nel campo profughi Tal as-Sultan, nel nord-ovest della città di Rafah, nella parte meridionale della Striscia di Gaza: il bilancio è stato di 45 vittime civili arabo-palestinesi (tra cui diversi bambini) e più di 200 feriti, che fanno salire il bilancio dei morti civili arabo-palestinesi a più di 36.000. Oltre a questo, definito da Netanyahu e dalle forze militari israeliane come un incidente, nelle ultime ore si sono intensificati anche gli attacchi a Rafah via terra, mettendo in pratica quello che era stato un piano annunciato dal governo israeliano e contrastato a livello diplomatico dagli USA e dall'ONU. I tank israeliani sono comunque entrati a Rafah, arrivando vicino alla moschea Al Awda, quasi al centro della città.
Nello stesso tempo, con motivazioni legate a ragioni di sicurezza, Israele attualmente non consente ai camion contenenti aiuti umanitari di entrare attraverso il valico di Rafah (il passaggio di frontiera con l'Egitto), oltre il quale più di un milione e mezzo di sfollati sta vivendo senza accesso a beni di prima necessità come acqua, cibo e materiale sanitario. Gli ospedali sono inagibili e l’ONU ha dichiarato che la popolazione arabo-palestinese è sull'orlo della carestia. Questa tragica situazione ha portato l'opinione pubblica internazionale a rimanere focalizzata sull'area, con fenomeni social quali la storia virale su Instagram "All eyes on Rafah".
Attenzione: la questione israelo-palestinese è estremamente complessa e delicata e siamo consapevoli che ogni tipo di sintesi rischia di omettere informazioni; pertanto questo articolo e il video associato vanno visti nell’insieme dei contenuti che abbiamo proposto e che proporremo nei prossimi giorni. Vi invitiamo quindi a non perderli: potete trovare tutto nella categoria Guerra Israele-Palestina del nostro sito. Sappiate che il nostro scopo è di far capire la situazione geopolitica con la massima neutralità e stimolare l’interesse per ulteriori approfondimenti.
Cos'è e dove si trova il valico di Rafah
Il valico di Rafah è un passaggio di frontiera che si trova tra l'Egitto e il sud della Striscia di Gaza. Il valico attraversa l’omonima città di Rafah, a 30 km a sud di Gaza, e taglia in due parti quasi uguali la città: una egiziana e una arabo-palestinese. La maggior parte degli abitanti di Rafah sono rifugiati arabo-palestinesi, che vivono all’interno dei campi profughi adibiti in seguito allo sfollamento forzato dal nord della Striscia.
Il valico di Rafah fu creato dopo il trattato di pace tra Egitto e Israele del 1979: pensato come zona neutrale per collegare i due Paesi, dal 1982 al 2005 è stato gestito dalle forze militari israeliane, e solo da settembre 2005 è passato sotto il controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP). Attualmente, il valico è controllato da forze militari israeliane che a inizio maggio ne hanno preso il controllo dichiarando che veniva usato a scopi terroristici dalle milizie di Hamas.
Perchè Rafah è un valico importante
Da ottobre scorso e in particolare negli ultimi giorni, Rafah è stata al centro dell’attenzione mediatica e internazionale per due motivazioni principali. In primis rappresenta l’unico punto di passaggio tra Gaza e l’Egitto e, in senso più ampio, l‘unico punto di accesso alla Palestina anche per tutti gli altri Paesi che non siano Israele.
Infatti oltre a Rafah esistono due valichi per entrare all’interno della Striscia di Gaza: il valico di Erez che si trova a Nord di Gaza e a cui si accede dal territorio israeliano e il valico di Kerem Shalom, a sud tra Israele, Egitto e il sud della Striscia di Gaza. Questo valico veniva usato principalmente per il passaggio di prodotti commerciali. Entrambi sono stati chiusi in seguito agli attacchi del 7 ottobre scorso, nonostante negli ultimi mesi sia gli Stati Uniti che l'ONU abbiano esortato Israele a consentire il passaggio degli aiuti umanitari anche attraverso il valico di Kerem Shalom. Quello di Rafah dunque è attualmente l’unico punto di accesso e di uscita da Gaza, che si trova completamente isolata.
Un altro punto importante è che il valico di Rafah è usato per far entrare nella Striscia di Gaza gli aiuti umanitari e i beni di prima necessità per la popolazione arabo-palestinese che è emigrata dal nord della Striscia verso sud, in quella che Israele aveva dichiarato una zona sicura, termine con cui durante i conflitti si indicano le zone dove i civili possono trovare riparo e protezione e che non sono considerate oggetto di attacco. Attualmente questi aiuti non stanno venendo lasciati passare.
La bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU
Intanto il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha convocato una riunione straordinaria su richiesta dell'Algeria, in seguito alla tragicità di quanto avvenuto a Rafah. L’ambasciatore algerino all’ONU Amar Bendjama ha presentato una bozza di risoluzione per chiedere il cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, con il rilascio degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas e chiedendo a Israele di fermare immediatamente l'offensiva militare su Rafah. Il testo della risoluzione, secondo Associated Press, definisce “la situazione nella Striscia di Gaza catastrofica, costituendo una minaccia alla pace e alla sicurezza regionale e internazionale”. Inoltre sottolinea il rischio carestia che si sta sviluppando in tutta la Striscia e condanna con forza l'attacco e uccisione indiscriminata di civili, comprese donne e bambini, chiedendo il rispetto del diritto internazionale umanitario. La bozza verrà esaminata dai membri del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e votata nei prossimi giorni.