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29 Dicembre 2023
8:29

Cresce il numero di incendi boschivi nel 2023: ecco quali sono i Paesi più colpiti

Il monitoraggio effettuato dal Copernicus Atmosphere Monitoring Service conferma, per alcune regioni del Pianeta, un'attività degli incendi mai osservata prima: i soli roghi del Canada hanno contribuito per il 25 % alle emissioni globali di CO2 in atmosfera.

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Cresce il numero di incendi boschivi nel 2023: ecco quali sono i Paesi più colpiti
incendi 2023

Dal 1° gennaio al 10 dicembre 2023 gli incendi boschivi globali hanno causato emissioni di carbonio in atmosfera pari a 2100 megatonnellate: di queste, un quarto è stato determinato dai devastanti incendi che hanno colpito il Canada negli ultimi mesi. In particolare, quelli scoppiati da maggio hanno immesso in atmosfera quasi 480 megatonnellate di carbonio, quasi cinque volte la media degli ultimi 20 anni. A darne notizia è il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), che ha monitorato le emissioni di gas serra sprigionate dai roghi e il conseguente impatto del fumo sull’atmosfera terrestre.

Il Paese più colpito da incendi boschivi

Come anticipato, il Canada è il Paese che ha registrato più incendi boschivi nel 2023. A partire dall'inizio di maggio, quando si sono sviluppati numerosi incendi di grandi dimensioni in Alberta, British Columbia e Saskatchewan, e fino a ottobre, le aree avvolte dalle fiamme sono state pari a 18 milioni di ettari di terreno. Inoltre tra maggio e ottobre è stata osservata un'intensità totale giornaliera ben al di sopra dei valori medi del periodo 2003-2022.

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Emissioni totali giornaliere di carbonio cumualte dal 1° gennaio in Canada. Fonte: CAMS

Particolarmente devastati i Territori del Nord-Ovest, la Columbia Britannica e l'Alberta che hanno sopportato il peso maggiore dell'attività degli incendi. L’impatto sulle comunità locali è stato terribile. Il fumo ha reso l’aria irrespirabile in molte zone, inclusa la vicina costa orientale degli Stati Uniti e raggiungendo addirittura New York. Il fumo, spinto dai venti, ha poi viaggiato attraverso l’Atlantico, fino ad interessare marginalmente anche l’Europa negli ultimi giorni di agosto e all'inizio di settembre.

La situazione incendi in Europa

Mentre Russia, Asia e Stati Uniti hanno visto una stagione complessivamente nella media, salvo alcuni episodi intensi sull’isola hawaiana di Maui, in Russia, Kazakistan e Mongolia, l’Europa ha visto numerosi incendi, specie in Grecia durante l’estate.

Tra luglio e agosto sono stati numerosi i roghi scoppiati a Rodi, nella regione dell'Evros, nella Macedonia orientale e in Tracia, con tragiche perdite di vite umane ed evacuazioni. Uno di questi, sviluppatosi nel nord della Grecia, è stato definito il più grande mai registrato nell'Unione Europea. Secondo i dati del Servizio europeo di informazione sugli incendi boschivi (EFFIS), gli incendi in Grecia hanno bruciato una superficie complessiva dall'inizio dell'anno pari a circa 175.000 ettari. Le emissioni di carbonio di luglio e agosto sono state le terze più alte mai registrate, dopo quelle del 2007 e del 2021, con poco meno di 2 megatonnellate.

incendio grecia 23

Notevoli anche gli episodi osservati in Spagna, in particolare al confine tra Aragona e Valencia e nelle Asturie alla fine di marzo: questi hanno causato le emissioni più elevate per quel mese negli ultimi 21 anni. Nel mese di agosto gli incendi hanno coinvolto anche l'isola di Tenerife, con le più alte emissioni di carbonio dal 2003.

Gli incendi nel resto del mondo

Anche nell’emisfero meridionale, a causa anche dell’influenza del Nino, tra la primavera e l’inizio dell’estate australe si stanno verificando condizioni meteo-climatiche favorevoli per lo sviluppo degli incendi boschivi, con un clima secco e molto caldo. Il numero e le emissioni degli incendi in Indonesia sono aumentati tra agosto e novembre rispetto ai 3 anni precedenti, ma non al livello sperimentato durante il 2015 e il 2019. Anche le regioni tropicali dell’Australia hanno registrato il maggior numero di incendi boschivi e di emissioni dell’ultimo decennio nei mesi di ottobre e novembre e si prevede che il rischio di incendi boschivi rimarrà molto elevato per vaste regioni del Paese, in particolare nel Queensland e nel Nuovo Galles del Sud.

In Africa la stagione degli incendi è stata leggermente inferiore o intorno alla media: complessivamente le emissioni di carbonio di questa regione ammontano a quasi 60 megatonnellate. L’impatto di questi incendi è stato avvertito ben oltre la regione nordafricana, con le analisi e le previsioni CAMS sul monossido di carbonio che mostrano pennacchi di fumo che viaggiano attraverso il Golfo di Guinea e attraversano l’Atlantico tropicale fino al Sud America.

incendio

Spostandoci infine in Sud America, il picco tipico delle emissioni di incendi dalla regione amazzonica nei mesi di agosto e settembre è stato generalmente inferiore alla media, ma è aumentato in modo significativo tra la fine di ottobre e la metà di novembre. Le emissioni di incendi sono aumentate in modo significativo in Bolivia e negli stati meridionali del Brasile intorno alle zone umide del Pantanal, a causa della siccità in corso e dell’aumento delle temperature.

Il problema degli incendi, purtroppo è destinato non solo a ripresentarsi nei prossimi mesi e dunque in prospettiva nel corso del 2024, ma ad inasprirsi a causa del cambiamento climatico in atto: da un lato le ondate di calore, più frequenti, durature e intense, dall'altro i periodi di siccità più lunghi e persistenti, non fanno altro che aumentare il rischio di incendi più vasti e violenti, come quelli verificatisi in Canada.

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