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12 Agosto 2022
9:44

La produzione e i consumi di pasta nel mondo, la sua storia e il suo legame con l’Italia

Gli italiani sono i maggiori consumatori di pasta al mondo, ma quest'ultima è diffusa pressoché dappertutto. Quando è nato questo alimento? E attraverso quali fasi ha assunto l’aspetto che ha oggi?

A cura di Erminio Fonzo
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La produzione e i consumi di pasta nel mondo, la sua storia e il suo legame con l’Italia
pasta mondo

Il binomio Italia-pasta è inscindibile: in tutto il mondo, se si pensa alla pasta, si pensa all’Italia. La Penisola non è solo il Paese nel quale se ne consuma di più, ma è stato anche il principale luogo di nascita e di diffusione. La pasta, infatti, ha una lunga storia e nel corso dei secoli il suo consumo e la sua produzione hanno subito numerose evoluzioni. Sulle sue origini sono diffuse molte leggende, come quella (infondata) secondo la quale sarebbe stata portata in Europa da Marco Polo. Scopriamo la sua vera storia, a partire da una panoramica sui suoi consumi odierni nel mondo.

Consumo e produzione di pasta oggi

Oggi la pasta è diffusa in tutto il mondo, ma l’Italia continua a essere il Paese dove è più popolare. Secondo le informazioni raccolte dall’International Pasta Organization, un’associazione di produttori, oggi il nostro Paese è al primo posto per consumo pro capite di paste alimentari, con ben 23,5 kg all’anno. Ci seguono:

  • Tunisia: 17 kg
  • Venezuela: 15 kg
  • Grecia: 12,2 kg
  • Perù: 9,9 kg
Produzione pasta nel mondo

Il consumo è in aumento in tutto il mondo, così come i formati (se ne contano, complessivamente, circa 300) e, ovviamente, le ricette e le tecniche di cottura.

L’Italia è al primo posto anche per la produzione di pasta, con quasi quattro milioni di tonnellate all’anno, seguita da Stati Uniti (due milioni), Turchia (1,9 milioni) ed Egitto (1,2 milioni). Il 62% della pasta prodotta in Italia è destinata al mercato estero e oggi nel mondo un piatto di pasta su quattro è fatto con il prodotto italiano.

Le origini della pasta

Per raccontare la storia della pasta, però, facciamo un passo indietro. Partiamo dalla definizione: cos’è la pasta? In termini molto ampi, per pasta alimentare non si intende semplicemente quella che siamo abituati a cuocere e a condire con salsa di pomodoro e basilico, ma qualsiasi prodotto che si ottiene mescolando l’acqua con la farina (cioè il prodotto della frantumazione di alcune piante, in genere cereali, ma non solo). Nei fatti, però, la definizione più accettata e diffusa è più ristretta e non comprende i prodotti lievitati, come il pane.

origine pasta

Qual è l’origine della pasta? Aldo Fabrizi, un grande attore con la passione per la poesia (e per la pasta), scrisse che, se si scoprisse chi è stato il primo a mettere insieme l’acqua e la farina, bisognerebbe dedicargli più monumenti che a Garibaldi. Purtroppo non sapremo mai la risposta, perché le origini della pasta sono antichissime e “duplici”.

La pasta nacque nel mondo mediterraneo e, in maniera del tutto indipendente, in Cina. La pasta cinese è attestata sin dal II secolo a. C. e oggi, grazie alla globalizzazione, è conosciuta in tutto il mondo. Tuttavia, le tecniche di produzione e una parte delle materie prime (ad esempio riso e soia) sono differenti rispetto a quelle del mondo occidentale.

Pasta cinese (credit eileen 216)
Pasta cinese (credit: Eileen 216)

Nel Mediterraneo, la pasta è ancora più antica. Già diversi secoli prima di Cristo era presente nella civiltà greca (soprattutto nella Magna Grecia, corrispondente all’Italia meridionale) e in Etruria (attuale Toscana). In seguito raggiunse Roma e il suo impero. La pasta del mondo antico, però, era esclusivamente fresca (non esistevano la tecniche di essiccazione e, quindi, la pasta secca) e la cottura avveniva solo nei forni. Inoltre, non esistevano i formati di oggi: la pasta era confezionata in larghe sfoglie, con le quali si preparavano una sorta di involtini, in genere ripieni di verdura.

Dopo la caduta dell’impero romano, il consumo di pasta diminuì, perché iniziò un periodo di crisi e di spopolamento nel quale si produceva e si consumava di meno.

Il Medioevo e la Sicilia araba

La produzione e il consumo di pasta riprese slancio nel Medioevo, in particolare nel mondo mediterraneo conquistato dagli arabi (che nel VII secolo, dopo essersi convertiti all’Islam, diedero avvio a una poderosa espansione in Medio Oriente, Nord Africa, Spagna e Sicilia). La pasta assunse caratteristiche più simili a quelle più diffuse oggi. In Sicilia (dominata dagli arabi dall’anno 827 al 1091), fu introdotta una fondamentale innovazione: l’essiccazione, che permise la produzione di pasta secca.

pasta sicilia arabi

La pasta fresca ha un "difetto": si deteriora rapidamente e, quindi, non può essere trasportata su lunghe distanze. Nel X-XI secolo la navigazione e i commerci aumentarono e si pose, perciò, l’esigenza di trasportare la pasta. In Sicilia l’alimento iniziò a essere essiccato al sole, in modo da aver un prodotto “a lunga scadenza”. L’innovazione fu resa possibile anche da un nuovo metodo di cottura, introdotto nello stesso periodo e a noi molto familiare: quello di cuocere la pasta nell’acqua bollente. La pasta secca, però, non era molto diffusa e, almeno fino all’Ottocento, il tipo fresco rimase quello più popolare.

In Sicilia il consumo di pasta non terminò con il dominio arabo. Sin dal XII secolo, inoltre, nell’isola si diffuse l’abitudine di tagliare le sfoglie di pasta a striscioline sottili, come raccontato dal geografo al-Idrisi nel Libro di Ruggero del 1154. Il formato assunse il nome di vermicelli (perché simile a lunghi vermi) e poi di spaghetti (perché simili a piccoli spaghi).

Produzione di pasta, XIV secolo
Produzione di pasta, XIV secolo

Nello stesso periodo la pasta si diffuse in altre zone della Penisola e furono introdotti vari formati simili a quelli attuali: per esempio, le paste corte, quelle forate (come gli attuali rigatoni) e quelle ripiene, come i tortellini (dei quali esistono tracce dal XII secolo) e i ravioli.

Nel Medioevo e nell’Età moderna, però, la pasta non era ancora un alimento popolare e non aveva ancora quel valore identitario che ricopre oggi per gli italiani.

Napoli città dei “mangiamaccheroni”

Nel ‘600, la “capitale” della pasta si spostò dalla Sicilia a Napoli. Nella città campana il consumo e la produzione dell’alimento aumentarono enormemente, perché iniziarono scarseggiare i prodotti maggiormente consumati fino ad allora (in primis la verdura e, in misura minore, la carne) e perché alcuni miglioramenti tecnici, come il torchio meccanico, resero più economico produrre la pasta. In città si diffusero i banchetti che vendevano porzioni di maccheroni, estraendoli da grandi calderoni di acqua bollente e servendoli cosparsi di formaggio. I banchetti continuarono a popolare i vicoli di Napoli nei secoli successivi.

Napoli, mangiatori di spaghetti nel 1886
Napoli, mangiatori di spaghetti nel 1886

Nell’Ottocento, però, la produzione e il consumo di pasta andarono incontro a un’evoluzione. Anzitutto, iniziò la produzione industriale di pasta secca, che, gradualmente, prese il sopravvento sulla pasta fresca. Ebbe luogo, inoltre, un “matrimonio” destinato a durare a lungo: quello tra la pasta e la salsa di pomodoro. Nonostante i pomodori fossero stati portati in Europa sin dalla scoperta dell’America, ci vollero alcuni secoli perché diventassero un prodotto di consumo abituale e perché fossero usati per condire la pasta. Dall’Ottocento, però, il sugo di pomodoro è diventato il principale condimento di ogni tipo di maccheroni.

La pasta e l’identità nazionale

Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del secolo successivo si affermò lo stereotipo degli italiani “mangiamaccheroni”, che fino a quel momento era limitato ai soli napoletani. Le ragioni sono diverse. Anzitutto l’unità nazionale (avvenuta, come sappiamo, nel 1861), molto lentamente rese più uniformi le abitudini degli italiani, come quella di mangiare pasta. Iniziò, inoltre, il periodo della grande emigrazione, essenziale per la nascita dello stereotipo, che si affermò nelle comunità italiane emigrate negli Stati Uniti. Per gli americani era una novità vedere gente che si nutriva così spesso di questo alimento e perciò gli abitanti della Little Italy di New York e degli altri quartieri abitati da italiani cominciarono a essere identificati come “mangiamaccheroni”.

In sintesi, dalla fine dell'Ottocento il binomio pasta-Italia si è definitivamente affermato. Per gli italiani, essere consumatori di pasta è diventato un importante elemento identitario, che contribuisce a differenziarli dagli altri popoli.

Il celebre film "Un americano a Roma"
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