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16 Aprile 2023
15:30

L’Africa è ricca di acqua sotterranea, ma perché è così difficile sfruttarla?

In Africa la carenza d'acqua è un problema destinato a peggiorare. Eppure il sottosuolo ospita falde idriche molto estese, che però sono poco sfruttate. Per quale motivo? Ecco la spiegazione scientifica.

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L’Africa è ricca di acqua sotterranea, ma perché è così difficile sfruttarla?
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Nella porzione di continente africano situata al di sotto del deserto del Sahara (Africa subsahariana) 400 milioni di persone non hanno accesso ai servizi idrici di base e solo il 3% dei terreni coltivati viene irrigato. Questa carenza d'acqua è destinata a peggiorare a causa delle fasi di siccità sempre più prolungate, anche durante la stagione delle piogge, della crescente imprevedibilità delle precipitazioni e dell’incremento della popolazione. Eppure il sottosuolo del continente africano ospita enormi riserve idriche, che sono state stimate in circa 0,66 milioni di km3 (un volume pari a 20 volte quello di acqua dolce contenuto nei laghi africani). Tali quantitativi hanno il potenziale per soddisfare la crescente domanda d'acqua in Africa: come mai, allora, questo non avviene?

Gli acquiferi africani

Le maggiori risorse idriche sotterranee in Africa si trovano negli acquiferi di Libia, Algeria, Egitto e Sudan. Ma anche nell’Africa subsahariana sono state individuate falde idriche importanti. In Kenya, per esempio, nel 2013 è stato scoperto un acquifero in grado di soddisfare la domanda d’acqua nel Paese per circa 70 anni. Più recentemente, sono stati trovati cinque acquiferi in Niger, uno degli Stati africani che soffrono maggiormente la carenza d’acqua. Il Sudafrica ha due grandi acquiferi, di cui il maggiore si estende per 750 km da Città del Capo a Gqeberha.

Alcuni acquiferi sono alimentati dalle acque meteoriche che si infiltrano dalla superficie terrestre. Altri, invece, contengono acqua fossile: ciò significa che non sono più alimentati e che la loro acqua si è infiltrata in tempi geologici passati, quando il clima e la morfologia del territorio erano diversi rispetto a oggi. Il più grande acquifero fossile del mondo si trova proprio in Africa: è il Nubian Sandstone Aquifer System (NSAS), spesso centinaia di metri ed esteso per più di 2 milioni di km2 nel sottosuolo di Libia, Ciad, Sudan ed Egitto.

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Le riserve d’acqua sotterranee del continente africano. Credit: MacDonald et al., 2012

Per quale motivo le falde idriche africane sono poco sfruttate?

Se è presente così tanta acqua nel sottosuolo verrebbe da chiedersi per quale motivo questa non venga sfruttata in modo adeguato. Purtroppo, non basta che il sottosuolo sia così ricco d’acqua per risolvere il problema della carenza idrica in Africa. Molti fattori, infatti, ostacolano lo sfruttamento delle falde idriche del continente, come ad esempio la qualità delle acque e il costo dell'estrazione.

La qualità dell’acqua sotterranea

Un fattore importante è la qualità dell’acqua di falda. In alcuni casi le acque sotterranee sono troppo ricche di determinati elementi chimici, provenienti dalle rocce in cui si trovano. In Sudafrica, per esempio, uno dei pozzi più importanti fornisce 100 l/s di acqua, che però è troppo ricca di ferro. In Etiopia, invece, un’elevata percentuale di pozzi estrae acqua in cui il fluoro è troppo abbondante e la rende dannosa per la salute. Acque di questo tipo devono essere trattate e ciò comporta costi elevati.

Sotto le pianure costiere dell’Africa settentrionale l’acqua è invece troppo salata a causa dell’intrusione dell’acqua di mare (il cosiddetto cuneo salino), accentuata dall’eccessivo prelievo da parte dell’uomo e dall’innalzamento del livello del mare. Spesso sono le attività umane a contaminare le falde: si pensi alle attività minerarie in Sudafrica o alle pratiche agricole nella valle del Nilo.

Costi di estrazione e gestione della risorsa

La resa dei pozzi può essere limitata dalle caratteristiche delle rocce dell’acquifero. Sotto il Corno d’Africa, per esempio, queste hanno origine magmatica e all’interno delle loro fratture l’acqua compie percorsi troppo complessi che ostacolano l’estrazione. Anche la profondità dell'acquifero può rappresentare un problema: più è profondo e maggiori saranno i costi di estrazione.

Gli acquiferi che forniscono più acqua sono quelli dell’Africa settentrionale, costituiti da rocce sedimentarie. Questi, però, si trovano spesso lontani dai centri abitati in cui c’è più necessità di acqua. Servirebbero quindi maggiori investimenti nelle infrastrutture per il trasporto, che però hanno costi non indifferenti. In questa parte di continente, oltretutto, si presenta un altro problema: la condivisione delle falde idriche tra Paesi diversi. Qui la maggior parte delle falde si trova infatti in aree di confine tra vari Stati, che in molti casi hanno difficoltà a trovare un accordo.

I costi elevati, la mancanza di investimenti e i conflitti tra i Paesi non sono le uniche criticità. Anche il sovrasfruttamento delle falde idriche può avere gravi conseguenze. La Libia, per esempio, è uno dei Paesi più aridi del mondo, con pochissimi corsi d’acqua, e il suo approvvigionamento idrico dipende quasi esclusivamente dall’acqua sotterranea (oltre che dalla desalinizzazione dell’acqua di mare). Oltretutto, qui l’acqua è fondamentale per la produzione del petrolio. La conseguenza è l'eccessivo prelievo di risorse idriche sotterranee, che così rischiano di essere depauperate troppo in fretta.

Senza una corretta gestione, insomma, la ricchezza sotterranea del continente africano non potrà contribuire a risolverne la grave carenza idrica.

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Abbassamento delle falde idriche nel mondo. Credit: WRI, 2019 (CC BY 4.0)
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