Il 17 Luglio 1998, un terremoto di magnitudo 7.1 colpì la Papua Nuova Guinea intorno alle 18, ora locale. I momenti di paura, però, non terminarono quando il terreno cessò di far tremare il suolo. In meno di mezz'ora dalla scossa principale, infatti, tre tsunami colpirono la costa nord del Paese uccidendo almeno 2.000 persone e facendone sfollare più di 10.000. In questo articolo vi riportiamo cosa avvenne quel tragico venerdì di 25 anni fa.
Qualche dato sulla Papua Nuova Guinea
Essendo una nazione così lontana da noi, un'introduzione sulla Papua Nuova Guinea è doverosa. Il Paese si estende per oltre 460.000km2 (dimensioni comparabili alla Svezia) e comprende prevalentemente piccole comunità isolate fra loro e distribuite su oltre 600 isole ma, nonostante ciò, la stragrande maggioranza dei suoi 9 milioni di abitanti si concentra nell'isola principale Nuova Guinea. La sua storia coloniale inizia relativamente tardi (metá ‘800) ed é molto travagliata con diverse nazioni a spartirsi il controllo (Olanda, Regno Unito, Germania, Australia e Giappone) fino alla sua indipendenza nel 1975. Tutte queste componenti non hanno sicuramente contribuito sia alla coesione culturale della nazione, essendo il paese con il maggior numero di dialetti al mondo, né allo sviluppo economico dato che il PIL pro-capite risulta fra i più bassi al mondo.
Fattori del genere contribuiscono ad una maggiore vulnerabilità ai fenomeni naturali, ossia la propensione di persone, infrastrutture e attività economiche a essere danneggiate da un evento come un terremoto. Ad aggravare la situazione, c'è anche il fatto che quest'isola é attraversata da faglie che compongono la sezione sud-occidentale dell'Anello o Cintura di Fuoco, l'area del globo dove avvengono la maggior parte dei terremoti e delle eruzioni vulcaniche.
Il terremoto di magnitudo 7.1 nel 1998
Il terremoto di magnitudo Richter 7.1 si verificò alle 18:00 locali, avvenne a pochi chilometri dalla costa e causò danni ingenti, nonostante la situazione fosse comunque gestibile dalle autorità locali. Dopo la scossa principale del tardo pomeriggio, la sequenza sismica proseguì con una ventina di scosse minori molto superficiali (profondità inferiori ai 30km) che proseguirono per tutta la sera del 17 Luglio.
La profondità delle acque del mare a nord dell'isola di Nuova Guinea dove avvenne la sequenza sismica raggiunge facilmente 3.000 e 4.000 metri in prossimità della costa, un parametro che secondo alcuni ha contribuito all'altezza insolitamente elevata delle onde dello tsunami. Altro fattore da non dimenticare è che gli abitanti del posto erano del tutto impreparati al pericolo tsunami dato che l'ultimo evento del genere risaliva ad oltre 60 anni prima.
Lo tsunami che ha colpito la Papua Nuova Guinea
Circa 20 minuti dopo la scossa principale, tre onde anomale in rapida successione colpiscono la costa settentrionale dell'isola di Nuova Guinea per un'estensione di circa 40 km. L'elevazione delle onde, comprese fra i 10 ed i 15 m, si basa sia su testimonianze dei sopravvissuti e soprattutto sui mareografi, ossia delle stazioni che misurano l'altezza del livello del mare.
La zona di danno estremo, ossia caratterizzata dalla distruzione totale di ogni edificio fino a 500 m nell'entroterra, interessò 19 km di costa. Considerato che molte delle abitazioni erano (e sono ancora oggi) in legno, che la linea di costa consiste di lagune e spiagge basse situate a pochi metri sopra il livello del mare e che le onde colpirono alla sera quando tanta gente si trovava in casa, l'impatto delle onde fu drammatico. Lo tsunami del 1998 rimane comunque un fenomeno anomalo data l'altezza elevata delle onde, e la conseguente alta mortalità, rispetto ad una magnitudo del terremoto relativamente modesta. Passata l'emergenza, gli scienziati iniziarono ad interrogarsi sulla possibile sorgente delle onde anomale.
La sorgente dello tsunami
I modelli degli tsunami sono la base dei sistema di allerta ed evacuazione odierni. Queste rappresentazioni sono infatti in grado di simulare il momento di arrivo delle onde sulla costa, l'altezza delle onde e distanza di inondazione partendo da un terremoto di una certa magnitudo. I modelli vengono calibrati sulla base delle osservazioni e misurazioni di tsunami passati. Nel caso del terremoto del 1998, i primi modelli per lo tsunami non riuscivano a spiegare come mai le onde fossero così alte e fossero arrivate in ritardo per quella magnitudo e localizzazione del terremoto.
Ci vollero un paio di anni prima che si arrivasse ad un modello sorgente dello tsunami accettato dalla comunità scientifica e ciò fu possibile grazie ad uno programma di indagini sottomarine collettivo e senza precedenti. Le indagini geofisiche del fondale identificarono una frana di 4km3 di volume (equivalenti a 4.000 Empire State Building) come sorgente dello tsunami. Questo evento rappresenta una svolta nello studio dei tsunami dato che è dei primi casi di tsunami indotti da una frana sottomarina, frana a sua volta innescata dal terremoto.
Nonostante il ricordo tragico associato a quella data, l'evento ha lasciato in eredità tanti insegnamenti: agli scienziati un nuovo meccanismo per la creazione di uno tsunami, ai politici una pianificazione territoriale che tenga conto anche della presenza di tsunami ed agli abitanti del posto i comportamenti da tenere in caso di terremoto.