La terra continua a tremare in Turchia. Una nuova scossa di magnitudo Richter 6.3 ha colpito l'area meridionale del paese, nella provincia di Hatay, al confine con la Siria. Il sisma ha avuto un epicentro circa 100 km più a sud rispetto a quello del terremoto di magnitudo 7.9 ed è avvenuto alle ore locali 20:04 del 20 febbraio. Al momento, da solo, ha causato 6 morti e quasi 300 feriti, anche se nelle prossime ore il bilancio potrebbe aumentare. Ma quali sono le sue cause?
Le cause dell'innesco del nuovo terremoto
Il nuovo terremoto è stato innescato dalla faglia est anatolica, la stessa responsabile del terremoto in Turchia e Siria di magnitudo 7.9 che ha dato inizio a questa lunga e disastrosa sequenza sismica che va avanti ormai dal 6 febbraio. Si tratta di una struttura lunga circa 500 km che si è innescata nel punto dove convergono il blocco anatolico, quello arabico e quello africano, con un movimento trascorrente – ovvero le placche scorrono l’una a fianco all’altra.
Pensate che questo scorrimento delle placche ha provocato due profonde fratture nella crosta terrestre, riscontrabili dalle impressionanti immagini aeree e satellitari, che mostrano binari e strade deviati.
La faglia è stata responsabile di enormi fratture nel suolo, infatti a distanza di giorni dal primo sisma è stata quantificata l'entità dello spostamento delle placche tettoniche: una che si estende per 300 km in direzione nord-est e registra uno spostamento reciproco tra le placche di 5 metri e una successiva, di 125 km, che ha causato uno spostamento di 7 metri. Queste profonde spaccature sono visibili anche dalle immagini aeree dei campi coltivati, solcati da un vero e proprio squarcio nel terreno.
Il bilancio delle vittime
Stando alle stime ufficiali di Ankara si parla di almeno 40.600 morti, anche se il numero è destinato a salire visto l’alto numero di dispersi e feriti gravi. Si ritiene che al momento ci siano milioni di persone sfollate tra Turchia e Siria e, considerando anche quest' utlimo paese, le vittime supererebbero le 45.000 persone.
Stando alle stime dell'agenzia turca che si occupa delle emergenze (AFAD) nelle ultime due settimane 32.000 persone hanno partecipato alle attività di ricerca e salvataggio dei dispersi, insieme a 8294 soccorritori internazionali. Dal 19 febbraio, il governo turco ha però annunciato che le ricerche continuano solamente nelle zone più colpite di Kahramanmaras e Hatay, epicentro del sisma.