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5 Febbraio 2022
18:30

Orecchio assoluto…si nasce? Ce lo dice la scienza

Abbiamo spulciato la letteratura scientifica e intervistato chi l'orecchio assoluto ce l'ha davvero: scopriamo questa eccezionale capacità uditiva.

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Orecchio assoluto…si nasce? Ce lo dice la scienza
orecchio assoluto

Mai sentito parlare di orecchio assoluto? Si tratta di leggenda o realtà? Per quanto sia rara, è una capacità vera e propria molto apprezzata in campo musicale. Ma si nasce con l'orecchio assoluto? Si può allenare o no? In questo articolo vi proponiamo una sintesi e un'intervista ad una cantante e pianista con orecchio assoluto.

Cosa vuol dire avere un orecchio assoluto?

Chi possiede un orecchio assoluto è in grado di identificare, senza l'uso di uno strumento di riferimento, l'altezza assoluta del suono, cioè la sua frequenza. Oltre a saper riconoscere esattamente le note, un orecchio assoluto è spesso in grado di riprodurle con la voce o con l'uso di strumenti musicali. In inglese questa condizione è conosciuta come absolute pitch (AP) e, nonostante sia piuttosto rara, è solitamente più frequente in cantanti e musicisti: si manifesta in una persona su diecimila e più comunemente in Asia, dove si parlano lingue tonali (cinese, mandarino, giapponese, vietnamita ecc.).

Un orecchio assoluto percepisce la frequenza e riconosce la sua nota associata. In parole semplici possiamo dire che la frequenza è il numero di volte che un'onda sonora oscilla al secondo: se la frequenza è alta, il numero di oscillazioni è elevato o, al contrario, se è bassa il suo numero di oscillazioni sarà basso. L'unità di misura della frequenza è l'Herz (Hz) che indica il numero di cicli al secondo, cioè il numero di volte in cui l'onda oscilla in maniera completa.
Detto così il tutto sembra già strabiliante, non vi pare?

Frequenza onda
(Credit: Mar, Wikipedia)

Orecchio assoluto, orecchio relativo e amusici

Rispetto ad un orecchio assoluto, i "comuni mortali" sono dotati di orecchio relativo. Ciò vuol dire che si è in grado, per quanto possibile, di individuare una seconda nota partendo dall'ascolto di una prima, mettendole quindi in relazione e riconoscendo l'intervallo tra l'una e l'altra. Un orecchio relativo può quindi riconoscere una canzone ascoltandone gli accordi, ma non è in grado di capire esattamente quali note siano.
Essere un orecchio assoluto o relativo non fa differenza quando dobbiamo riconoscere un brano: tutti, bambini compresi, riconoscono la famosa "Tanti auguri a te".
In realtà questo non vale proprio per tutti: esistono gli amusici congeniti. Gli amusici sono persone che, anche se educate alla musica, mostrano fin dalla nascita difficoltà nel riconoscere toni e melodie. Attenzione, non sono persone a cui non piace la musica; si tratta di un vero e proprio disturbo che può essere congenito o causato da lesione cerebrali o alla corteccia uditiva.

musicista

Dai dati storici in nostro possesso pare che Bach, Mozart e Beethoven fossero dotati di orecchio assoluto. Non serve andare tanto indietro nel tempo per trovarne altri esempi: anche Jimi Hendrix, Michael Jackson, Frank Sinatra, Mariah Carey, Celine Dion e Barbra Streisand possiedono o hanno posseduto questa straordinaria dote.
Pare invece che Freud e Che Guevara fossero amusici, non riuscendo a godere del piacere della musica. Il noto psichiatra e neuroscienziato Oliver Sacks racconta che il "Che" non sapesse distinguere alcun genere musicale tanto da lanciarsi in pista a ballare un tango quando tutti ondeggiavano a ritmo di samba!

Questione di genetica?

Le ricerche in campo scientifico suggeriscono che alla base di un orecchio assoluto ci sia una componente genetica. Pare che il DNA sia il principale responsabile di questa condizione.
Studi neurobiologici delle aree del cervello suggeriscono la presenza di asimmetrie delle aree corticali: mettendo a confronto musicisti con orecchio assoluto (AP) e orecchio relativo (RP), i risultati mostrano come, durante l'ascolto della musica, si attivino aree diverse del cervello. Queste conclusioni supportano la teoria secondo cui l'orecchio assoluto sia una condizione prettamente congenita e non acquisita. Ci sarà bisogno, però, non solo di fortuna ma anche di determinati fattori ambientali che inducano questa capacità già in tenera età. Numerose ricerche ci dicono che orecchio assoluto si nasce, ma c'è bisogno di allenarlo.

pianoforte

Intervista ad un orecchio assoluto

Com'è possedere un orecchio assoluto? Abbiamo fatto due chiacchiere con Eleonora Lana, cantante e pianista nonché performer del gruppo Vocal Trio Turbo Swing Les Babettes.

Come hai scoperto di avere un orecchio assoluto?

Prima ancora di leggere e scrivere cominciai a suonare il pianoforte con mia nonna: è stata lei a condurmi verso il mondo della musica. Mi sono allenata senza saperlo, giocando ad imparare e riconoscere le note: inizialmente ho imparato ad ascoltare, poi a dare i nomi alle note. Quando poi mi veniva chiesto di riconoscere un DO, un LA, un MI, per me era quasi scontato. È come se possedessi nella mia testa una sorta di database delle note. Non mi serve doverle mettere a confronto, le conosco in maniera innata. Poi certo, è anche l'allenamento che mi ha permesso di sviluppare questa dote ancor di più. Immagino che, come è capitato a me, per scoprire questa capacità ci sia bisogno di un contatto con la musica fin da bambini.

Si può allenare o perdere l'orecchio assoluto?

Non sono certa se si possa acquisire o perdere, ma sicuramente allenare. Forse si può anche disallenare, ma è solo una mia teoria. Quando mi sono tuffata nel Jazz, ancora più spesso che nel pop, mi è stato chiesto di effettuare il "trasporto" – cioè alzare o abbassare le tonalità delle canzoni- e per me è stato molto difficile, perché avevo già incisi nella memoria i brani con le altezze dei suoni originali. Doverli riprodurre più in alto o più in basso mi mandava in confusione. Ci ho messo un bel po' per allenare il mio cervello a pensare e a cantare un brano con una diversa tonalità, non mi viene tutt'ora naturale. Quando canto poi, riprodurre una melodia di cui non riesco a ignorare le note mi rallenta un po' rispetto ad un "cantante d'istinto", perdo fluidità ma mi alleno continuamente per acquisire versatilità. Nel canto l'orecchio assoluto di certo aiuta per auto correggersi, ma voglio precisare che non sempre chi ha un orecchio assoluto è in grado anche di riprodurre esattamente le note con la voce. È diverso ascoltare un suono esterno e ascoltarsi!

Ma è vero che un orecchio assoluto è in grado di riconoscere ogni suono?

Non tutti i suoni, diciamo solo quelli nitidi e regolari a cui posso associare una nota definita. Con gli amici mi divertivo a riconoscere i suoni striduli delle frenate dei treni durante i viaggi, ma non sono certa di saper riconoscere tutti i rumori. Se sono confusi è piuttosto complicato. Certamente è questione di raffinatezza: non tutti gli orecchi assoluti percepiscono i suoni allo stesso modo. C'è anche chi ha un orecchio talmente sensibile da mal sopportare i suoni della vita comune, ma sono casi estremi.

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di avere un orecchio assoluto?

Beh, sicuramente nel trasporto lo reputo uno svantaggio, ma ormai l'ho superato, anche se con fatica. Ci vedo molti vantaggi più che svantaggi in un dono così, specialmente se si è cantanti o musicisti. Nel mio caso ho notato una facilità e una velocità di lettura degli spartiti, così come per la memoria. In genere mi basta poco per studiare un brano, mi considero fortunata. Mi è capitato di dover arrangiare gli spartiti o di scrivere da zero una melodia che ho già in testa e certamente questa dote mi fa comodo! Capto una melodia e… spesso posso dire che è "buona la prima"!

Bibliografia:
Brauchli, Christian, Simon Leipold, and Lutz Jäncke. "Univariate and multivariate analyses of functional networks in absolute pitch." Neuroimage 189 (2019): 241-247.
Zatorre, Robert J. "Absolute pitch: a model for understanding the influence of genes and development on neural and cognitive function." Nature neuroscience 6.7 (2003): 692-695.
MLAMaggu, Akshay R., et al. "Combination of absolute pitch and tone language experience enhances lexical tone perception." Scientific Reports 11.1 (2021): 1-10.
Sacks, Oliver. Musicophilia: Tales of music and the brain. Vintage Canada, 2010.

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Nicole Pillepich
Divulgatrice
Credo non esista una parola giusta per definirmi: sono naturalista, ecologa, sognatrice e un po’ artista. Disegno da quando ho memoria e ammiro il mondo con occhio scientifico e una punta di meraviglia. Mi emoziono nel capire come funziona ciò che mi circonda e faccio di tutto per continuare a imparare. Disegno, scrivo e parlo di ciò che amo: natura, animali, botanica e curiosità.
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