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Piogge torrenziali a Dubai, alluvioni nel deserto e aeroporti allagati: c’entra il cloud seeding?

Dubai allagata per le piogge torrenziali di martedì 16 aprile: alluvione nel deserto, inondate le piste degli aeroporti. Danni in tutti gli Emirati Arabi Uniti, con 18 morti in Oman. In 24 ore a Dubai è caduta la quantità di pioggia attesa in un anno e mezzo. Nei giorni precedenti c'erano state 7 missioni di cloud seeding, ma il collegamento con le inondazioni è incerto.

17 Aprile 2024
13:37
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Piogge torrenziali a Dubai, alluvioni nel deserto e aeroporti allagati: c’entra il cloud seeding?
allagamenti dubai
Immagine generata con AI.

A partire dalle prime ore di martedì 16 aprile 2024 forti temporali si sono abbattuti sugli Emirati Arabi Uniti a seguito di un'eccezionale ondata di maltempo, con piogge torrenziali, venti fino a 80 km/h, fiumi d'acqua nell'aeroporto internazionale di Dubai e strade allagate. La quantità di pioggia caduta in 24 ore a Dubai segna un record di precipitazioni dall'inizio della raccolta dati nel 1949. In Oman si contano al momento 18 vittime e 2 dispersi per via delle violente alluvioni. Negli Emirati Arabi Uniti le scuole sono rimaste chiuse in via precauzionale e l'aeroporto internazionale ha sospeso le operazioni per 25 minuti e cancellato oltre 50 voli. Le immagini e i video che provengono dalla città emiratina sono impressionanti, con metropolitane e centri commerciali allagati, fiumi d'acqua che invadono l'aeroporto e inondazioni che dilagano nelle arterie stradali trascinando con sé veicoli. Buona parte dei danni è stata provocata dal fatto che le infrastrutture in questa regione desertica non sono progettate con sistemi di drenaggio adeguati ad affrontare precipitazioni così intense.

Dubai allagata, record di piogge: le più abbondanti da 1949

Si tratta per Dubai dell'ondata di maltempo più intensa dal 1949, anno in cui sono cominciate le registrazioni meteorologiche nella città. Nella sola Dubai sono caduti nella giornata di martedì circa 100 millimetri d'acqua in 12 ore, una quantità superiore alla media annuale nel territorio che è di 95 millimetri. In pratica, è piovuto in mezza giornata quello che ci si aspetta in un intero anno. Nell'arco di 24 ore Dubai ha registrato ben 159 millimetri d'acqua: l'equivalente di un anno e mezzo di precipitazioni. La situazione non è stata migliore in Oman, dove all'aeroporto di Marmul le precipitazioni hanno raggiunto il livello record di 360 millimetri in 48 ore.

Il maltempo non è arrivato inaspettato nella Penisola Arabica: nelle ultime settimane una serie di sistemi di bassa pressione ha provocato violenti temporali e piogge intense. Questo è in linea con il fatto che marzo e aprile sono i mesi più piovosi negli Emirati Arabi Uniti e in Oman, tuttavia l'intensità di questi eventi è anomala e nella giornata di ieri ha raggiunto livelli straordinari per l'area.

Alluvione a Dubai: le piogge torrenziali sono causate dal cloud seeding?

In molti hanno collegato l'alluvione record con gli esperimenti di cloud seeding (che non c'entrano nulla con le cosiddette “scie chimiche”) che si svolgono negli Emirati Arabi Uniti dal 2002. Il cloud seeding (letteralmente “inseminazione delle nuvole”) è una tecnica per stimolare la produzione di pioggia spargendo nell'atmosfera particelle che possano agire con funzione igroscopica (come il cloruro di sodio, il comune sale da cucina) o da nuclei di condensazione, come ioduro di argento o ghiaccio secco (anidride carbonica allo stato solido). Gli Emirati Arabi Uniti stanno sviluppando la tecnica della “pioggia artificiale” con l'obiettivo di contrastare le sempre più frequenti emergenze idriche che affliggono il territorio. L'iniezione di sostanze in atmosfera avviene proprio nei periodi più piovosi dell'anno (come appunto questo) per favorire piogge più intense.

Quindi è possibile affermare che quanto è avvenuto sia dovuto al cloud seeding? In mancanza di dati ufficiali nessuno può affermarlo con certezza. È già successo negli anni scorsi che il cloud seeding abbia favorito piogge torrenziali negli Emirati Arabi Uniti, quindi non è un'idea da delirio complottista. Ma una cosa dev'essere chiara: l'ondata di maltempo e le alluvioni che ne sono conseguite possono essere state al massimo peggiorate dal cloud seeding, non causate direttamente. Questo perché, per l'appunto, le condizioni di bassa pressione e maltempo erano già presenti nell'area. Secondo un report di Bloomberg, il cloud seeding avrebbe aumentato la portata delle precipitazioni e l'intensità del maltempo. L'agenzia riporta che nei due giorni precedenti agli avvenimenti sarebbero state effettuate 7 missioni di cloud seeding.

È bene ricordare comunque che non abbiamo idea di cosa sarebbe successo senza cloud seeding. Non sappiamo per esempio quanto materiale è stato sparso nelle 7 missioni dei giorni precedenti, un'informazione invece essenziale per valutare quantitativamente gli eventi nella Penisola Arabica. Non possiamo quindi dire se sarebbe stato comunque un evento meteorologico di portata straordinaria per la regione. In generale, il cloud seeding è usato “semplicemente” per incrementare le precipitazioni, dunque è molto difficile stabilire un nesso diretto di causa-effetto con eventi ben più estremi come alluvioni e inondazioni, che dipendono da una notevole quantità di altri fattori e parametri, come le condizioni atmosferiche, del suolo e delle infrastrutture, ma anche il cambiamento climatico.

Inondazioni negli Emirati Arabi Uniti: il ruolo del cambiamento climatico

Il riscaldamento globale aumenta la temperatura media dell'atmosfera, e un'aria più calda è in grado di trattenere una maggiore quantità di vapore acqueo rendendola così più “propensa” a scaricare l'energia in eccesso sotto forma di fenomeni meteorologici estremi. Anche in questo caso non si può stabilire un nesso diretto di causa-effetto con gli eventi degli Emirati Arabi Uniti: l'effetto del cambiamento climatico consiste nell'aumentare la frequenza e l'intensità dei fenomeni meteorologici estremi e dunque non è possibile affermare che un singolo evento è stato provocato direttamente dal riscaldamento globale.

In conclusione, quindi, l'affermazione più cauta che si può fare è che quanto è successo nella Penisola Arabica sia il risultato della combinazione di una forte ondata di maltempo preesistente, di infrastrutture inadeguate, di operazioni di cloud seeding svolte nei giorni precedenti e del cambiamento climatico.

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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Laureato in Astrofisica all’Università di Trieste e ha conseguito un Master in Comunicazione della Scienza presso la SISSA di Trieste. È stato coordinatore della rivista di astronomia «Le Stelle», fondata da Margherita Hack. Insieme a Lorenzo Colombo e Matteo Miluzio gestisce il progetto di divulgazione astronomica «Chi ha paura del buio?». Vive e lavora a Milano.
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