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12 Novembre 2023
7:19

La geopolitica del cioccolato, un rapporto complesso tra Paesi produttori e consumatori

Il cioccolato piace a (quasi) tutti, il modo in cui viene prodotto un po’ meno. I coltivatori vogliono rendere sostenibile il mercato alzando i prezzi, ma le tensioni sono sensibili e la situazione è in stallo.

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La geopolitica del cioccolato, un rapporto complesso tra Paesi produttori e consumatori
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Quella del cioccolato è una delle industrie più ricche al mondo: si stima che il mercato del cacao valga 47,1 miliardi di dollari e che possa arrivare a generare rendite per 68 miliardi nel 2030. Pensate che solo in Italia vengono prodotte circa 380.000 tonnellate all'anno di prodotti a base di cioccolato, con circa 2 kg di prodotti consumati a testa annualmente. In questo articolo andiamo ad analizzare le questione geoplitiche che stanno dietro al mercato del cioccolato.

In quali Paesi si coltiva il cacao?

I principali Paesi coltivatori di cacao sono collocati nel sud del mondo. I primi otto a livello mondiale sono Costa d’Avorio, Ghana, Ecuador, Camerun, Nigeria, Brasile, Indonesia e Papua Nuova Guinea; rispettivamente 4 in Africa, 2 in Sud America e 2 in Asia. Costa d’Avorio e Ghana rappresentano da soli quasi due terzi della produzione mondiale e hanno costruito parti importanti delle loro economie sul cacao. Tuttavia, nonostante questi Paesi rappresentino una parte essenziale in un mercato da quasi 50 miliardi di dollari all’anno, le loro economie sono in cattive acque. Non solo: anche se questi stati coltivano percentuali enormi di cacao, le loro fabbriche e le loro imprese non figurano tra i maggiori produttori mondiali di cioccolato. Come mai?

Come funziona il mercato del cacao

Il mercato del cacao è ricco ma non esattamente equo. La maggior parte dei profitti, infatti, va alle aziende che lavorano il cacao e non ai coltivatori. Il grosso del processo di lavorazione avviene fuori dai Paesi di coltivazione. È qui che la questione comincia a farsi puramente geopolitica, perché questo sistema porta a dei risultati paradossali. Secondo uno studio condotto da alcuni ricercatori olandesi, in Costa d’Avorio e Ghana i contadini locali guadagnano stipendi al di sotto della linea di povertà assoluta (meno di 1,90 dollari al giorno). Non solo, ma nonostante il cacao sia considerato un bene di lusso dalle linee guida dell’ICCO (l’Organizzazione Internazionale del Cacao) la sua vendita non crea industrie nei Paesi coltivatori. Insomma, il cacao logora chi ce l’ha ed è qui che cominciano le tensioni.

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Le tensioni geopolitiche tra Paesi coltivatori e consumatori

I Paesi che coltivano il cacao stanno affrontando un momento economico difficile legato agli effetti della pandemia e della guerra in Ucraina. Per questo stanno chiedendo ai paesi consumatori di rendere più sostenibile la produzione, favorendo l’aumento degli stipendi degli agricoltori. Per protesta, i rappresentanti di Ghana e Costa d’Avorio hanno boicottato il vertice della Fondazione Mondiale del Cacao a Bruxelles e hanno minacciato di aumentare i prezzi del raccolto se le loro richieste resteranno inascoltate.

La gran parte delle critiche di questi Paesi sono rivolte all’Europa, dove si trovano 8 dei 10 paesi con il maggior consumo di cacao al mondo e dove l’Unione Europea ha varato una serie di norme per combattere il cambiamento climatico che però peseranno sulle tasche dei paesi produttori di cacao. Di fronte alle proteste dei coltivatori, un gruppo di europarlamentari ha inviato una lettera alla Commissione Europea chiedendo di creare un Patto Economico per il Cacao Sostenibile.

Il Commissario europeo al commercio, Valdis Dombrovskis, ha negoziato un accordo con i paesi coltivatori per creare la Sustainable Cocoa Initative che punta a rendere la produzione meno inquinante e più rispettosa dei diritti dei lavoratori, ma questa iniziativa non ha risolto il problema fondamentale: il prezzo di acquisto del cacao. Il governo della Costa d’Avorio, per esempio, ha fissato un prezzo per il raccolto di quest’anno di 1000 franchi CFA al kg (aumentandolo di 100 franchi rispetto all’anno precedente), ma questo aumento è al di sotto delle aspettative dei produttori, che volevano un prezzo di 1300 franchi.

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Valdis Dombrovskis. Credits: European Commission (Christophe Licoppe), da Wikimedia Commons.

Una soluzione ci sarebbe: favorire la nascita delle industrie del cacao direttamente nei Paesi produttori, come fanno i manager di Fairafric che nel 2020 hanno creato una delle prime industrie del cioccolato in Ghana, ma per il momento questo resta un caso isolato. Nel frattempo, i produttori di cacao minacciano di alzare i prezzi del bene e alcuni dei contadini descrivono l’atteggiamento dell’Europa come neocoloniale anche se i colossi mondiali della cioccolata hanno lanciato dei programmi per migliorare la qualità della vita degli agricoltori.

Insomma, se non è una situazione di stallo poco ci manca. Anche il cioccolato, come altri beni, è oggetto di scontro nei rapporti tra nord e sud del mondo con i paesi di quest’ultimo che chiedono un sistema di produzione più equo.

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