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18 Febbraio 2024
7:00

Siamo andati davvero sulla Luna. Smontiamo le principali teorie del complotto

Secondo una diffusa teoria del complotto, lo sbarco umano sulla Luna e le missioni Apollo sarebbero una messinscena. In realtà, esistono moltissime prove, anche non provenienti dalla Nasa, che ne dimostrano l’autenticità.

A cura di Erminio Fonzo
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Siamo andati davvero sulla Luna. Smontiamo le principali teorie del complotto
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Impronta dello stivale di Buzz Aldrin durante l’allunaggio di Apollo 11 nel 1969. Credits: NASA/Buzz Aldrin.

Sei equipaggi umani hanno raggiunto il suolo lunare tra il 1969 e il 1972: le missioni Apollo 11, Apollo 12, Apollo 14, Apollo 15, Apollo 16 e Apollo 17; altri tre equipaggi hanno orbitato intorno al satellite: Apollo 8, Apollo 10 e Apollo 13. Le missioni del programma Apollo sono uno degli argomenti che suscitano più frequentemente dubbi e teorie del complotto.

Naturalmente, farsi delle domande sulle notizie che vengono divulgate è sempre una scelta giusta, ma è altrettanto giusto esaminare le questioni senza essere convinti a priori della risposta. Nel caso delle missioni Apollo, l’autenticità è dimostrata da numerose prove e tutte le incongruenze segnalate dai negazionisti sono facilmente spiegabili.

Cosa dice chi nega l'allunaggio e le missioni sulla Luna

Chi sostiene che le missioni Apollo siano state una messinscena, basa la sua teoria soprattutto sulle presunte anomalie presenti nelle fotografie e nei filmati delle missioni, come la direzione delle ombre, l’assenza di stelle, ecc. In molti casi, i negazionisti evidenziano anche le supposte incongruenze relative agli aspetti fisici (le fasce di Van Allen) o tecnologici (computer poco potenti, inadeguatezza dei veicoli spaziali, ecc.), che avrebbero reso impossibili le missioni.

La celeberrima immagine di Buzz Aldrin sulla Luna
La celeberrima immagine di Buzz Aldrin sulla Luna.

Perché i viaggi sulla Luna sono veri: l'analisi delle prove

Analizziamo alcuni dei punti su cui insistono le teorie negazioniste dello sbarco sulla Luna e della altre missioni e raccogliamo le prove che li smentiscono.

Incongruenze inesistenti

Tutte le presunte anomalie e incongruenze rilevate dai negazionisti sono state spiegate non solo dalla Nasa, ma anche da ricercatori indipendenti, come l’americano Phil Plait, l’italiano Paolo Attivissimo e altri.

Facciamo qualche esempio. Tra le anomalie fotografiche, una di quelle citate più comunemente è la bandiera che sembra sventolare. Sulla Luna, in assenza di aria, non dovrebbe muoversi e, secondo i negazionisti, il fatto che sventoli dimostra le missioni Apollo sono false. In realtà, la bandiera non sventola affatto e si muove solo se è urtata da uno degli astronauti.

Tra le anomalie fisiche, spesso i negazionisti citano le fasce di Van Allen, una zona ad alta radioattività che circonda la terra. I negazionisti sostengono che nessuno può attraversare le fasce senza rischi per la salute e, di conseguenza, nessun astronauta le ha mai oltrepassate. In realtà la Nasa era consapevole del problema ed effettuò dei test, scoprendo che, facendo passare gli astronauti dove la radioattività è meno intensa, il loro organismo non subiva alcun danno.

Una sezione delle Fasce di Van Allen
Una sezione delle Fasce di Van Allen

Spiegazioni altrettanto semplici sono state fornite per tutte le altre anomalie – fotografiche, fisiche, tecnologiche e di altro genere – rilevate dai negazionisti.

Inoltre, se fosse stato davvero organizzato un complotto, gli organizzatori non avrebbero commesso errori tanto banali da poter essere smascherati da persone prive di competenze specifiche.

Prove indipendenti

Esistono numerose prove indipendenti, cioè non fornite dalla Nasa, sull’autenticità delle missioni. Per esempio, sonde inviate in orbita lunare da altri Paesi – il Giappone, l’India e persino un Paese rivale degli Stati Uniti come la Cina – hanno fotografato gli oggetti lasciati sul satellite dalle missioni Apollo. Inoltre, nessun esperto (astronauta, ingegnere aerospaziale, astrofisico, geologo che ha esaminato le rocce lunari) ha mai sollevato dubbi sulle missioni, nemmeno tra gli esperti non americani.

Roccia lunare raccolta da Apollo 15
Roccia lunare raccolta da Apollo 15

Impossibilità di falsificare tutto

Falsificare sei viaggi sulla Luna sarebbe stato impossibile. Non sarebbe stato realizzabile, in particolare, un enorme set cinematografico privo di atmosfera. Inoltre, sarebbe stato necessario lanciare comunque i razzi Saturn V (i lanci avvennero sotto gli occhi del pubblico) e falsificare migliaia di fotografie, centinaia di ore di videoregistrazioni e comunicazioni con le basi sulla Terra, nonché un’infinità di documenti tecnici, tutti perfettamente coerenti tra loro (e oggi consultabili in internet sia per Apollo 11 sia per le altre missioni). Infine, sarebbe stato necessario garantirsi il silenzio di migliaia e migliaia di cittadini: le missioni Apollo coinvolsero complessivamente 400.000 persone e, se tutto fosse stato finto, una grossa parte di loro doveva essere messa a parte del complotto.

Per rendere credibile la loro teoria, i negazionisti dovrebbero fornire una spiegazione convincente di come la Nasa sia riuscita a falsificare le missioni, ma nessuno lo ha mai fatto.

Il lancio del Saturn V di Apollo XI
Il lancio del Saturn V di Apollo XI

Perché non siamo tornati

Se le missioni Apollo fossero state vere – sostengono alcuni negazionisti – sarebbero continuate dopo il 1972. In realtà, non sono stati organizzati nuovi viaggi lunari semplicemente perché non ce n’era motivo. Apollo 11 aveva raggiunto l’obiettivo di battere l’Urss, le altre missioni avevano dimostrato che gli Stati Uniti potevano andare sulla Luna quando volevano e avevano prodotto importantissimi  risultati scientifici. L’amministrazione americana, che si trovò impantanata nella guerra in Vietnam e nella crisi petrolifera del 1973, non aveva ragioni per investire enormi risorse in viaggi spaziali che non producevano vantaggi economici “pratici”.

In tempi recenti, tuttavia, la Nasa ha dato avvio a un programma, Artemis, per riportare l’uomo sulla satellite, proprio perché vi sono nuove ragioni per farlo: sarebbe il prerequisito per un viaggio su Marte e forse consentirebbe lo sfruttamento delle risorse del satellite.

Alcuni negazionisti affermano che, se l’uomo fosse già andato sulla Luna, i veicoli spaziali che oggi sono in costruzione per il programma Artemis non andrebbero incontro a incidenti (come invece è avvenuto al razzo Starship di Space X) e non avrebbero nemmeno bisogno di essere testati. Si tratta, però, di un’idea infondata, perché i veicoli spaziali attuali sono diversi da quelli del programma Apollo, che erano troppo costosi per poter essere nuovamente impiegati. 

La reazione dell’Urss

L’elemento che, più degli altri, dimostra l’autenticità degli allunaggi è la reazione dell’Urss. La guerra fredda era un confronto nel quale i due contendenti cercavano di ostentare la superiorità del proprio sistema economico-politico. Dimostrare di essere più capaci del rivale nell’esplorazione dello spazio era un obiettivo essenziale e lo sbarco sulla Luna fu un successo di valore inestimabile per gli Stati Uniti, perché dimostrava, dal loro punto di vista, che il sistema democratico-capitalista era superiore a quello socialista. Gli osservatòri astronomici sovietici (così come quelli di altri Paesi) seguirono via radio le missioni Apollo fino all’orbita lunare e, se solo avessero sospettato una falsificazione, avrebbe fatto fuoco e fiamme per sbugiardare i loro rivali, come accadde per altre vicende. Invece, il regime sovietico non poté fare altro che riconoscere il successo americano, inviando un telegramma di congratulazioni al presidente Nixon.

Articolo del giornale sovietico Pravda sull'allunaggio
Articolo del giornale sovietico Pravda sul primo allunaggio.

Sono infondate le spiegazioni proposte da alcuni negazionisti, secondo i quali l’Urss sarebbe stata “pagata” per tacere con uno sconto su una fornitura di grano (un prezzo non certo sufficiente per una notizia come l’allunaggio!), oppure avrebbe taciuto perché aveva anch’essa segreti da nascondere, come quello dei cosmonauti perduti, che non sono mai esistiti.

Fonti
Paolo Attivissimo, Luna? Sì, ci siamo andati!, Phil Plait Apollo Archive
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