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18 Marzo 2024
21:30

Aleksej Leonov, il primo uomo a “passeggiare nello spazio”: ecco la storica missione spaziale

Il 18 marzo 1965 il cosmonauta russo Aleksej Leonov fu il primo uomo a passeggiare nello spazio, con la missione Voschod 2. Gli USA riuscirono nell'impresa soltanto qualche mese dopo.

A cura di Roberto Manzo
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Aleksej Leonov, il primo uomo a “passeggiare nello spazio”: ecco la storica missione spaziale
Leonov prima passeggiata spaziale
Credits: Ria Novosti/Science Photo Library, via Wikimedia Commons.

Il 18 marzo 1965 il cosmonauta russo Aleksej Leonov lascio la navicella Voschod 2 in orbita attorno alla Terra. Per la prima volta nella storia dell'esplorazione spaziale un essere umano si trovava libero nello spazio. Fu l’avvento delle cosiddette passeggiate spaziali o EVA (Extra Vehicular Activity), a cui gli USA arrivarono solo qualche mese più tardi con Edward White durante la missione Gemini 4.

Tutto questo avrebbe durante la frenetica corsa allo spazio degli anni ’60. Gli USA e l’URSS si combatterono a suon di primati, e, indubbiamente, nella prima metà del decennio l’URSS era nettamente in vantaggio, dopo aver portato il primo satellite in orbita, il primo uomo nello spazio e la prima donna nello spazio. La corsa allo spazio fu poi vinta dagli USA con l'allunaggio di Apollo 11.

Chi era Aleksej Leonov, il primo a passeggiare nello spazio

Aleksej Archipovič Leonov nacque nella Sibera sud-orientale nel 1934, entrò nelle forze armate sovietiche nel 1953 per poi diventare pilota militare. Fu selezionato come astronauta nel 1960 partecipando, seppur indirettamente, a tutte le missioni sovietiche fino alla missione di cui fu protagonista nel 1965. Dopo lo storico primato raggiunto partecipò alla missione Sojuz 19 e allo storico programma Sojuz-Apollo, un programma congiunto URSS-USA, si ritirò nel 1982. Morì a Mosca l'11 ottobre 2019.

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Leonov nel 1974 durante il programma Apollo–Sojuz (credit: NASA)

La missione Voschod 2

La Voschod 2 fu lanciata il 18 marzo 1965 dal cosmodromo di Bajkonur (nell'attuale Kazakistan) e prevedeva un tempo di circa 24 ore, il tempo di arrivare in orbita bassa terrestre (a una quota compresa tra 167 km e 475 km), eseguire l'EVA e atterrare. Scopo della missione era compiere la prima EVA della storia prima degli USA. La navicella poteva portare fino a tre astronauti, ma fu modificata per istallare nel posto del terzo membro una sorta di “chiusa” che permettesse all'astronauta di lasciare il velivolo.

La chiusa era formata da una paratia e da un portello per isolare la capsula dall'esterno e lasciarla pressurizzata e un tubo estendibile. Raggiunta l'orbita prevista per l'EVA, dalla paratia si estendeva verso l'esterno il tubo di circa 2,5 metri di lunghezza per 1 metro di diametro e l'astronauta attraverso questo tubo, ancorato alla navicella con una corda, si liberava nel cosmo.

La missione fu anche l'occasione per testare le nuove tute spaziali in dotazione in quel momento agli astronauti sovietici, progettate per le attività extra-veicolari. L'equipaggio fu ufficializzato il 9 febbraio 1965 con Leonov a dover eseguire la passeggiata spaziale e Pavel Ivanovič Beljaev come comandante.

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Riproduzione della chiusa e della tuta usata da Leonov. Credits: Kucharek.

Il sistema per far uscire l'astronauta fu preparato già durante la prima orbita della navicella attorno alla Terra. Dopo un'ora e mezza dal decollo Leonov, senza non poche difficoltà, usò la chiusa per uscire dalla navicella, dove vi rimase per circa 10 minuti (il tempo di permanenza tutt'oggi non è un dato certo). La passeggiata spaziale fu ripresa da una telecamera esterna e il centro di controllo sovietico poté seguire la missione in diretta.

Il momento del rientro nella navicella fu particolarmente critico, in quanto la tuta pressurizzata internamente – non essendo contrastata dalla pressione esterna – si gonfiò a tal punto che l'astronauta non entrava più nel tubo di accesso alla navicella e anzi non poteva più muoversi. Fu solo grazie al suo coraggio e sangue freddo che Leonov si salvò: riuscì infatti ad aprire una valvola di scarico dell'aria, la tuta si sgonfiò e lui poté rientrare nella navicella.

La missione proseguì senza problemi fino al momento del rientro alla 17° orbita, quando un malfunzionamento dei retrorazzi (usati per uscire dall'orbita e rientrare nell'atmosfera) costrinse il comandante Beljaev a pilotare manualmente la navicella, atterrando a centinaia di chilometri dal sito di atterraggio previsto: i due astronauti finirono il loro viaggio i 19 marzo nei pressi degli Urali anziché nella steppa del Kazakistan, dove vennero recuperati quasi due giorni dopo.

Alle gesta di Leonov nel 2017 è stato dedicato il film Il tempo dei primi – Spacewalker.

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