Può un vulcano formarsi da un giorno all'altro? Sembra incredibile, ma la risposta è "sì".
È il caso ad esempio del Monte Nuovo, un vulcano dalla forma pressoché circolare che fa parte dei Campi Flegrei e che si trova a poca distanza di Pozzuoli, in prossimità del Lago di Lucrino. La formazione del rilievo è iniziata il 29 settembre del 1538 e, tra tutte le eruzioni della caldera Flegrea, questa è una tra le più documentate – dal momento che è anche l'unica ad essere stata descritta da testimoni diretti.
La formazione del Monte fu preceduta da una serie di terremoti che, nelle settimane e nei mesi precedenti, aumentarono di intensità e frequenza in tutta l'area.
Dal momento che anche oggi l'attività sismica ai Campi Flegrei è in aumento, dobbiamo aspettarci una nuova eruzione? Per rispondere a questa domanda e per ricostruire la storia del Monte Nuovo, prenderemo come principale riferimento un approfondimento dell'INGV del 2019.
I fenomeni precursori dell'eruzione del 1538
L'evento che diede origine al Monte Nuovo non fu esattamente "un fulmine a ciel sereno": le testimonianze dell'epoca raccontano di come, già a partire dal 1470, fosse presente un'attività sismica più intesa del solito, combinata ad un aumento delle emissioni gassose della Solfatara. Nei decenni successivi il sollevamento del suolo causato dal bradisismo causò l'emersione di alcune porzioni del fondale – creando nuove terre che i sovrani dell'epoca si affrettarono a reclamare come proprie.
Nei due anni precedenti l'eruzione del 1538 l'attività sismica continuò ad essere sempre più intensa, in modo particolare nei 10 giorni precedenti la formazione del Monte Nuovo. Quei terremoti furono avvertiti fino a Napoli, dove testimoni raccontano di aver avvertito anche 5-10 scosse al giorno.
Circa 30 ore prima dell'eruzione si sollevò un tratto del fondale marino in un'area compresa tra Averno e il Monte Barbaro, in quello che gli osservatori dell'epoca definirono come "disseccamento" del mare. A questo fenomeno furono associate intense scosse sismiche.
La formazione del Monte Nuovo
L'eruzione prese il via il 29 settembre alle 1538 attorno alle 19:30 circa. Dopo un violento terremoto si aprì una bocca eruttiva sul fondale marino, a circa 3 km da Pozzuoli, creando "un'esplosione di vapori" (per riprendere le parole di un testimone oculare). Questa fu probabilmente un'eruzione fissurale, seguita dall'eruzione vera e propria della bocca principale, posta sul rilievo emerso dalle acque poche ore prima.
Da questa bocca iniziarono ad essere espulse grandi quantità di materiali incandescenti come pomici (lanciate addirittura a 8 km di distanza) e ceneri (che riuscirono a coprire un'area di circa 10 mila km2). L'eruzione continuò in modo intermittente per diversi giorni, si formò un cratere minore accanto al lago di Averno e lentamente la sua intensità iniziò a diminuire. Questa apparente fine dell'eruzione "ingannò" gli abitanti del luogo che credettero di essere al sicuro: 24 persone salirono fino al cratere, rimanendo presto vittime di un'improvvisa e inaspettata espulsione di materiale vulcanico.
L'aspetto sicuramente più particolare di questo evento è che, nel giro di poche ore, gli abitanti della zona videro crescere davanti ai loro occhi un nuovo rilievo, il Monte Nuovo, che è tutt'ora presente nell'area. Si trattò sicuramente di un fenomeno al quale nessuno era preparato, tanto che si ritiene che questa possa essere la prima volta in cui effettivamente gli abitanti del luogo presero consapevolezza del rischio vulcanico dell'area.
L'attività sismica nell'area flegrea tra ieri e oggi
La caldera Flegrea è famosa per il cosiddetto fenomeno del bradisismo, ovvero un periodico innalzamento e abbassamento del terreno. La particolarità di questo fenomeno consiste nel fatto che le fasi di sollevamento sono sistematicamente accompagnate da terremoti (locali, poco profondi e di magnitudo generalmente compresa tra 1 e 3), a differenza delle fasi di abbassamento. Nel corso della storia, come abbiamo appena visto nel caso del Monte Nuovo, questi terremoti possono però raggiungere intensità maggiori e, nella peggiore delle ipotesi, essere i segnali precursori di un'eruzione vulcanica. In queste ultime settimane i Campi Flegrei stanno mostrando un'attività sismica in crescita… Dobbiamo quindi aspettarci un'eruzione?
In realtà di fronte a noi abbiamo due possibili scenari.
Il primo scenario, quello che ci auguriamo, è che le scosse sismiche raggiungano nel breve periodo un picco, per poi diminuire nuovamente di frequenza e intensità e riportare tutto alla normalità (andando verso una nuova fase discendente). Questo, ad esempio, è quello che è accaduto durante le crisi bradisismiche 1969-72 e e 1982-84.
Il secondo scenario invece tiene in conto il fatto che le scosse di questo periodo possano effettivamente essere il segnale precursore di un'eruzione vulcanica. Oggi è scientificamente impossibile prevedere esattamente quando avverrà e quanto intensa e violenta potrebbe essere l'eventuale eruzione; potrebbe essere più contenuta (come quella di Monte Nuovo) o più distruttiva (come quella di 39 mila anni fa).
L'arma più potente che abbiamo per difenderci dai grandi fenomeni naturali è la prevenzione – uno strumento che, purtroppo, oggi in Italia non è ancora radicata nel bagaglio culturale della società.
Forse sarebbe ora di introdurre sistematicamente "l'educazione alla prevenzione" nei programmi di scuola, specialmente in tutte quelle aree potenzialmente interessate da fenomeni vulcanici e/o sismici.