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25 Marzo 2024
17:32

Il più grande avvelenamento di massa della storia: l’arsenico nell’acqua in Bangladesh

Una tragedia di dimensioni storiche: si stimano circa 80 milioni di cittadini Bangladesi esposti ad alti valori di arsenico di origine naturale, presente nelle acque contaminate dei pozzi di 59 dei 64 distretti del Paese.

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Il più grande avvelenamento di massa della storia: l’arsenico nell’acqua in Bangladesh
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Il Bangladesh sta affrontando il peggior caso di avvelenamento collettivo della storia: la presenza di alte concentrazioni di arsenico (simbolo chimico As) nelle acque sotterranee, dette anche "di falda", fonte primaria per consumo umano e per irrigazione nel paese, coinvolge la popolazione di diverse regioni del paese. Alcuni studi stimano tra i 35 e i 77 milioni di cittadini coinvolti, con conseguenze che vanno da lesioni della pelle e cheratosi fino all'insorgere di tumori, principalmente alla vescica, ai reni o ai polmoni.

Scarse infrastrutture e una economia debole rendono difficile combattere l'emergenza o anche solo avere dati più precisi sulla popolazione affetta, nonostante l'interesse delle organizzazioni internazionali come il WHO (World Health Organization), che da diversi anni segue il caso e studia contromisure in collaborazione con gli enti locali.

La diffusione dei pozzi e le prime evidenze di presenza dell'arsenico

Le scarse condizioni igienico sanitarie in Bangladesh destavano preoccupazione già negli anni '70: la mortalità soprattutto infantile rimaneva alta, a causa soprattutto di infezioni intestinali causate da microorganismi presenti nelle acque superficiali. La popolazione in rapida crescita (negli anni '70 si contavano meno di 70 milioni di persone, oggi più di 17o) necessitava di fonti pulite per sopravvivere.

Per questo motivo, l'UNICEF avviò un programma per l'installazione di pozzi di piccole dimensioni, in grado di sfruttare le acque sotterranee biologicamente più "pulite". Il programma, grazie anche a crescenti interventi privati dagli anni '80, raggiunse l'obiettivo di fornire acqua "sicura" ad almeno l'80% della popolazione nel 1997.

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Un pozzo per l’estrazione di acque sotterranee.

Le prime evidenze della presenza di arsenico nelle acque sotterranee si ebbero nel 1993 nella distretto di Nawabganj: negli anni successivi le indagini sulla ricerca di arsenico nelle acque si estesero nell'intero paese.

Un esteso studio del 1996, che coinvolse università indiane e istituzioni bangladesi, evidenziò come su 400 pozzi analizzati, il 50% eccedesse il limite previsto dalle autorità locali per il consumo umano di 50 µg/l mentre l'8,4% superava addirittura valori di 300 µg/l. Come riferimento, il valore consigliato dalla WHO e adottato dalle normative Europee e Italiane è di 10 µg/l.

Perché c'è arsenico nelle acque

Le presenza di arsenico in acque superficiali o sotterranee è, purtroppo, un problema che accomuna diverse aree in tutti i continenti, dall'Asia (Cina, Taiwan) all'America (Cile, Argentina, USA), con aree a rischio anche in Europa (Belgio, Spagna); in alcune di queste aree l'origine è antropogenica, ossia dovuta a attività umane industriali come l'estrazione mineraria o il trattamento e uso di combustibili fossili, ma è molto comune l'origine naturale, dovuta alla composizione delle rocce a contatto con gli acquiferi.

Anche nel caso del Bangladesh l'origine è naturale: l'erosione delle montagne dell'Himalaya ha causato la deposizione di sedimenti nell'enorme delta del Gange per millenni. I sedimenti sono ricchi di minerali di Ferro e Manganese e contengono impurità di arsenico.

L’arsenico è solubile in acqua soprattutto in due forme. Una è l'acido arsenico (H3AsO4), che si lega (tecnicamente, "adsorbe") più facilmente al suolo; l'altra forma è l'acido arsenioso (H3AsO3, un ossigeno in meno), che rimane maggiormente disciolto in acqua.

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Struttura molecolare dell’acido arsenico (sinistra) e arsenioso (destra). L’ossigeno in più nell’acido arsenico, condividendo i suoi elettroni con l’As centrale, rende più stabile la molecola che ha ceduto uno o più atomi di Idrogeno (H) in soluzione.

Il pH basico (tra 7,17 e gli 8,09) di molte falde Bangladesi aumenta la quantità di arsenico disciolto, perché gli ioni OH interagiscono con i siti di scambio nel terreno al posto dell'Arsenico disciolto.

Il consumo delle acque di falda eccessivo (per uso umano o per irrigazione) porta inoltre all'abbassamento del livelli dell’acqua, permettendo allossigeno (O2) nell'aria di reagire con i minerali nei sedimenti prima sommersi, liberando ulteriore arsenico.

Il controllo delle concentrazioni è difficile anche per la mancanza di acquedotti: gli studi richiedono infatti analisi per ogni pozzo utilizzato, rese possibili dall'uso di kit portatili.

Gli effetti sulla salute e la probabile impennata dei casi

Gli effetti dell'avvelenamento da arsenico sono diversi: a breve termine possono comparire nausea, vomito o diarrea, con evidenze di iper- o ipo-pigmentazione della pelle.

A destare più preoccupazione sono però gli effetti a lungo termine, che spesso hanno dai 5 ai 20 anni di latenza: le lesioni alla pelle e cheratosi sono tra i più evidenti, riscontrate in alcune regioni anche nel 57% della popolazione seguita da alcuni studi tra il 1996 e 1997, ma mai in individui con meno di 10 anni di età.

arsenicosi
Sintomi dell’avvelenamento da arsenico attraverso l’acqua contaminata. Credit: Anita Ghosh/REACH, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

L'insorgenza di tumori a reni, vescica e polmoni sono un altro tipico effetto di arsenicosi: studi in popolazioni esposte in decenni precedenti, come nel caso dei cittadini di Antofagasta in Cile, evidenziano come fino al 5/10 % dei decessi per individui sopra i 30 anni fossero da imputare a tumori di questo tipo. L'US National Research Council stima che una esposizione a 50 µg/l possano portare il rischio combinato di tumori a 1 su 100, e concentrazioni più alte (50o µg/l) anche a 13 casi su 100 individui.

Proprio questi numeri fanno temere che, purtroppo, i casi registrati in Bangladesh siano destinati a crescere nei prossimi decenni.

Le azioni correttive

Le principali azioni correttive già messe in atto si concentrano sulla chiusura dei pozzi più inquinati da arsenico, ma anche sull'uso di sistemi di filtrazione dell'acqua di piccole dimensioni, facile manutenzione e basso costo: si tratta soprattutto di filtri a cartuccia, ma anche sistemi economici di filtrazione a più stadi, sfruttando magari kit per la purificazione dell'acqua.

pastiglie purificazione
Un esempio di pastiglie per la purificazione dell’acqua. I kit d’emergenza in polvere, solitamente, sono pensati per quantità d’acqua maggiori e favoriscono la deposizione di solidi sospesi e batteri.

L'altro fronte è ovviamente quello della cura delle persone già affette da arsenicosi.

Il primo obbiettivo è sicuramente fornire ai soggetti acqua priva di arsenico: l'organismo è in grado di liberarsi con le urine dell'arsenico "libero" assunto dopo circa una settimana, ma non della parte accumulata nei tessuti più colpiti, come la pelle o gli organi interni. Ridurre l'esposizione cronica può comunque abbassare il rischio di complicazioni future, e alcuni pazienti affetti da cheratosi comunicano miglioramenti nel tempo.

Proprio per la capacità naturale dell'organismo di liberarsi dell'elemento, l'uso di trattamenti chelanti, ossia in grado di interagire con l'arsenico libero nel corpo per favorirne l'espulsione, non è considerato efficace.

Oltre ad uno screening per diagnosticare eventuali tumori precocemente, non bisogna sottovalutare l'importanza del trattamento delle lesioni della pelle: la cheratosi può essere un problema invalidante per la persona, ed è quindi fondamentale aiutare le persone affette con prodotti per l'idratazione e il trattamento della pelle, diminuendo anche l'insorgenza di infezioni.

L'arsenico si è anche considerata un possibile fattore nell'insorgenza di diabete mellito, altro motivo per cui sono consigliabili screening della popolazione colpita. Purtroppo però, anche dopo decenni dai primi studi, la situazione economica e infrastrutturale del paese rende ancora difficile agire efficacemente ed aiutare i cittadini Bengalesi ad affrontare questo disastro.

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