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27 Novembre 2024
6:00

Il “trucco” della carta stagnola dietro ai termosifoni per risparmiare sulla bolletta funziona?

Mettere la carta stagnola dietro ai termosifoni per risparmiare in bolletta aumentando l'efficienza dei calorifero: ma questo funziona davvero questo trucco? In questo articolo spieghiamo il metodo del foglio di alluminio.

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Il “trucco” della carta stagnola dietro ai termosifoni per risparmiare sulla bolletta funziona?
Pannello termoriflettente
Pannello termoriflettente.

Con l'inverno alle porte, un metodo “casereccio” per migliorare l'efficienza dei nostri termosifoni consiste nell'applicare uno strato di carta stagnola sulla parete dietro il termosifone, coprendo l'area del calorifero. Ma funziona davvero questo trucco? Risposta breve: sì, può offrire un beneficio per scaldare in modo più rapido e prolungato gli ambienti domestici e possibilmente risparmiare qualcosina in bolletta. Tant'è vero che la stessa l'ENEA – l'agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo sostenibile – inserisce questo “trucco” nel suo decalogo di consigli per risparmiare sul riscaldamento: «Bene […] inserire materiali riflettenti tra muro e termosifone: anche un semplice foglio di carta stagnola contribuisce a ridurre le dispersioni verso l’esterno».

Ma perché la carta stagnola aiuta il calorifero a scaldare una stanza più velocemente e più a lungo? Non è una domanda banale. Anzi, sembra un po' un paradosso se pensiamo che i fogli di stagnola sono realizzati in alluminio, che è un materiale che conduce bene il calore. Be', come fa un buon conduttore termico a evitare dispersioni di calore? Solitamente per trattenere il calore vogliamo isolanti termici, non conduttori termici!

La risposta sta nel fatto che ci sono diversi modi con cui il calore si propaga nello spazio. Nei fluidi, come l'aria o l'acqua in una pentola, il modo più conosciuto è senza dubbio la convezione. Funziona così: l'aria che si scalda si espande, diventando così leggermente più rarefatta. Di conseguenza si muove verso l'alto e al suo posto viene immessa dalle zone circostanti aria più fredda, pronta per essere scaldata e salire, mentre l'aria già salita si raffredda, si comprime e ridiscende, chiudendo così il ciclo.

Non tutto però il calore si trasmette così. Un altro metodo è l'irraggiamento, che a differenza della convezione non ha bisogno di un fluido ma funziona tramite l'emissione di onde elettromagnetiche. Nel nostro caso, il termosifone caldo ha una certa temperatura e per questo motivo emette raggi infrarossi, che noi percepiamo sulla nostra pelle come calore. Quello che fa l'alluminio non è ostacolare la dispersione del calore per convezione, ma ostacolare la dispersione del calore per irraggiamento.

L'alluminio infatti è altamente riflettente nella banda infrarossa. Nella fattispecie, riflette il 93-94% degli infrarossi emessi da un termosifone acceso. In altre parole, l'alluminio crea una sorta di effetto serra su piccola scala: riflette nella stanza il calore che altrimenti sarebbe andato alla parete e disperso all'esterno della stanza.

Però attenzione, non dobbiamo aspettarci un aumento vertiginoso dell'efficienza del riscaldamento (valori realistici possono essere di qualche punto percentuale): stiamo pur sempre parlando di un metodo domestico fai-da-te. Comunque l'effetto c'è e la differenza si può sentire: la stanza si scalda un po' prima, rimane calda un po' più a lungo e di conseguenza il riscaldamento può essere tenuto acceso per un tempo leggermente inferiore, con un possibile risparmio economico.

Per avere un effetto più consistente sull'efficienza del nostro riscaldamento (fino al 10% circa) possiamo ricorrere ai pannelli termoriflettenti da applicare dietro i termosifoni, che sono composti da due strati di alluminio separati da aria, un ottimo isolante termico (è il motivo per cui negli igloo fa caldo) che impedisce al calore di venire assorbito dalla parete. Per un efficientamento superiore si dovrà ricorrere a metodi più seri di coibentazione, come gli infissi con vetri doppi o tripli o il “cappotto termico”.

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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Ho una laurea in Astrofisica e un Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste. La prima mi è servita per imparare come funziona ciò che ci circonda, la seconda per saperlo raccontare. Che poi sono due cose delle tre che amo di più al mondo. Del resto, a cosa serve sapere qualcosa se non la condividi con qualcuno? La divulgazione per me è questo: guidare nel viaggio della curiosità e del mistero. Ah, la terza cosa è il pianoforte e la musica in ogni sua forma.
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