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23 Dicembre 2023
14:00

Invasioni di locuste, zanzare e mosche velenose: cosa dice la scienza sulle piaghe d’Egitto

Tra le dieci piaghe bibliche ve ne sono tre in cui altrettante specie di insetti invadono l'Egitto in sciami fittissimi. Ma cosa c'è di vero?

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Invasioni di locuste, zanzare e mosche velenose: cosa dice la scienza sulle piaghe d’Egitto
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Credits: Magnus Ullman, CC BY–SA 3.0, via Wikimedia Commons.

I racconti biblici, in particolare l’Esodo, descrivono dieci piaghe, eventi naturali e geofisici, che si sarebbero verificati tra Egitto e Palestina circa 1250 anni prima di Cristo. Tra questi eventi catastrofici, le invasioni di insetti colpiscono perché in alcuni casi particolari si verificano tuttora nel mondo. L’esempio classico è l’invasione di campi coltivati da sciami di locuste. Ma quando si può parlare di “invasione” per le locuste? E cosa possiamo dire delle altre due “piaghe” di insetti?

Riscontri archeologici di alcune “piaghe” d'Egitto

In letteratura sono numerosi i riferimenti a possibili eventi catastrofici soprattutto nell’area del Sinai. Il territorio egiziano è, infatti, soggetto a diverse tipologie di calamità naturali come terremoti e alluvioni, a cui si aggiungono eventi distruttivi antropici, dovuti alle guerre che hanno interessato e che tuttora lambiscono il Paese. Mentre guerre, inondazioni, piogge torrenziali e terremoti hanno avuto riscontro archeologico in diverse aree del Delta del Nilo, del Sinai e Saqqara, per le invasioni di insetti descritte nella Bibbia, non vi sono riferimenti in letteratura scientifica.

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Credits: Jacques Descloitres, MODIS Rapid Response Team, NASA/sh, Public domain, via Wikimedia Commons.

Ciò può essere dovuto a diversi fattori come la mancanza nei Testi di referenze chiare, come ad esempio la tassonomia degli insetti che nascerà molto più avanti, solo nel XVIII secolo d.C. Tuttavia, una delle cosiddette tre piaghe descritte nel testo religioso si verifica a determinate condizioni a livello globale: l’invasione di sciami di locuste.

Sciami di locuste: la peggiore invasione in 70 anni

Nei primi mesi del 2020, in Kenya e nel resto del Corno d’Africa si verificò la peggiore invasione di locuste della specie Schistocerca gregaria dell’area degli ultimi 70 anni. Conosciuta anche come “locusta del deserto”, S. gregaria è una specie molto versatile e facilmente adattabile all'aridità dell’area che alla poca disponibilità di cibo, passando da specie stanziale e solitaria a gregaria e migratrice.

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Credits: Universidad Autónoma de Madrid, CC BY–SA 3.0 ES, via Wikimedia Commons.

Queste locuste vivono nei deserti di Nord-Africa, Medio Oriente e Sud-est asiatico, dove cercano nutrimento e riparo tra la rada vegetazione. Durante la fase solitaria esse vivono per lo più isolate, limitando i contatti all’accoppiamento. Possono, però, verificarsi condizioni particolari per cui le cavallette si concentrano in una zona limitata ed entrano in contatto fisico diretto stimolando l’un con l’altra dei peli sul corpo, i quali per diretta connessione al sistema nervoso lo inducono a produrre serotonina. Questo ormone agisce nelle locuste come motore fisiologico della gregarizzazione.

Cambio di fase e moltiplicazione incontrollata di S. gragaria

Il cambio di fase porta anche a una trasformazione radicale dell’aspetto degli individui che da ninfe attere (senza ali) color verde o marroncino – a seconda che siano giovani o adulti – sviluppano ali e assumono una colorazione giallo-nera. Si parla, in questo caso di mimetismo aposematico, cioè il viraggio ad un colore tipico delle specie tossiche all’ingestione, che serve agli insetti per scoraggiare i predatori.

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Credits: Compton Tucker, NASA GSFC, Public domain, via Wikimedia Commons.

Dalla fase di gregarizzazione possono scatenarsi anche diverse fasi di moltiplicazione degli individui, con la creazione di più sciami. Gli entomologi chiamano questa fase upsurge e può evolvere in “piaga” propriamente detta quando continua incontrollatamente, interessando due aree contigue. Ogni sciame può essere formato da miliardi di individui ed estendersi per diversi chilometri quadrati. Al suo interno, ogni singola locusta mangia in un giorno circa due grammi di coltivazione. Secondo la FAO, uno sciame di locuste dall’estensione di un chilometro quadrato potrebbe arrivare a cibarsi in un giorno del raccolto necessario a sfamare 35.000 persone. L'umanità fa i conti con questa specie fin dalle origini dell'agricoltura ed ecco perché troviamo i famosi riferimenti a questa piaga tanto nella Bibbia, quanto nel Corano.

Il ruolo del clima

L’alternanza di piogge molto abbondanti seguite da periodi di siccità è l’elemento climatico scatenante la riproduzione incontrollata delle locuste. Le piogge portano, infatti, a un aumento della vegetazione di cui le locuste si nutrono. La siccità, invece, fa sì che le risorse alimentari si concentrino in piccole aree: è così che le ninfe possono ritrovarsi a stretto contatto e innescare trasformazione e moltiplicazione. È un fenomeno del tutto naturale e non si tratta certo di un evento direttamente causato dai cambiamenti climatici di origine antropica. Nonostante ciò, al riscaldamento globale si deve una maggiore variabilità del clima, con periodi di siccità più prolungati e piogge intense più frequenti.

Cosa possiamo dire sulle altre due piaghe?

Nell'Esodo si parla anche di invasioni di “zanzare” e di “mosche velenose” ma senza alcun altro tipo di riferimento.

Possiamo solo ipotizzare che a ispirare i popoli antichi del Mediterraneo a scriverne fossero state epidemie di malaria, febbre gialla, dengue e tripanosomiasi: patologie tutt'ora molto pericolose, provocate rispettivamente dalle punture di zanzara dei generi Anopheles e Aedes e da mosche del genere Glossina.

Questi vettori sono originari dell’Africa, e hanno ancora oggi un forte impatto sanitario sulle popolazioni delle zone tropicali del continente africano e del resto del mondo.

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