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28 Aprile 2025
17:30

La vera storia del Kon-Tiki, la zattera di Thor Heyerdahl che attraversò l’Oceano Pacifico

Thor Heyerdahl, esploratore norvegese, salpò con la zattera Kon-Tiki per dimostrare che i popoli sudamericani potevano aver colonizzato la Polinesia. Dopo 6.890 km e 101 giorni da quel 28 aprile 1947, l'impresa ebbe successo, e l'equipaggio di 6 uomini attraversò l'Oceano Pacifico. Il Kon-Tiki è oggi conservato a Oslo.

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La vera storia del Kon-Tiki, la zattera di Thor Heyerdahl che attraversò l’Oceano Pacifico
KON TIKI
Credits: Nautica Report

L’esploratore e scrittore norvegese Thor Heyerdahl il 28 aprile 1947 preparava un’audace spedizione con 5 avventurosi compagni, un pappagallo e un’imbarcazione davvero singolare, una grossa e primitiva zattera di balsa denominata Kon-Tiki per l'antico dio della pioggia e del vento inca. Voleva salpare alla volta dei mari dell'Oceano Pacifico meridionale per dimostrare una rivoluzionaria teoria sulla colonizzazione della Polinesia da parte di popoli precolombiani. La celebre zattera che ha trasportato i 6 uomini è oggi conservata nel Museo Kon-Tiki, nella penisola di Bygdøy, a Oslo.

Chi era Thor Heyerdahl, l’esploratore del Kon Tiki

Non si può dire che Heyerdahl (1914-2002) non avesse una personalità curiosa ed estremamente sfaccettata: biologo, archeologo, esploratore, ma anche scrittore e regista, Thor si specializzò in antropologia dei popoli del Pacifico all’Università di Oslo elaborando una propria teoria sul popolamento degli arcipelaghi polinesiani in età precolombiana. In particolare, l’antropologo norvegese pensava che le isole della Polinesia fossero state colonizzate da alcune popolazioni indigene del Sud America prima dell’arrivo nel continente degli Europei. L'idea trovò non poca resistenza nel mondo accademico di inizio Novecento: la maggior parte degli studiosi dell’epoca pensava infatti che le moderne popolazioni polinesiane discendessero da migranti provenienti dal Sud-est asiatico e dalle coste orientali dell’Africa, dati i tratti culturali e linguistici e le evidenze archeologiche comuni.

donne polinesiane

In effetti, qualche decennio più tardi, il progredire degli studi di archeologia e delle nuove tecniche di indagine, come l’analisi del DNA mitocondriale, hanno smentito in buona parte le teorie di Heyerdahl. Questo non toglie, però, che gli studi dell’esploratore norvegese abbiano portato un rilevante contribuito alla comprensione dei fenomeni migratori, e la sua “archeologia sperimentatale”, svolta al di fuori dei laboratori dell’ambito accademico, abbia avvicinato il grande pubblico a tematiche poco sentite, soprattutto nei primi anni del secolo scorso.

Il Kon Tiki, la zattera che attraversò l’Oceano Pacifico

Per dare prova delle sue teorie, Thor Heyerdahl volle riprodurre, quanto più possibile, condizioni di viaggio analoghe a quelle che avrebbe incontrato un antico esploratore in epoca pre-colombiana. La prima mossa fu quindi quella di progettare un’imbarcazione utilizzando solo tecniche e materiali “primitivi”. Basandosi sulle fonti raccolte dai colonizzatori spagnoli del XV e del XIV secolo, e con l’aiuto di artigiani esperti in lavorazioni “antiche”, Heyerdahl realizzo così il suo il suo Kon-Tiki: una grossa zattera in legno di balsa, con 9 tronchi, lunghi più di 10 metri, come base e fissati ad altri tronchi traversi con funi di canapa spesse 3 centimetri.

Fusti di mangrovia furono invece uniti per formare l’albero, alto quasi 9 metri. All’albero fu fissata grande vela squadrata (di 4,6 x 5,5 metri) rappresentante il volto di un antico dio della pioggia e del vento inca: Kon. La scelta non fu ovviamente casuale. Il dio Kon era in antichità chiamato Kon-Tiki, e il termine tiki, usato per riferirsi alla divinità, era diffuso sia tra i popoli polinesiani sia tra quelli del Sud America, in particolare del Perù. Per Heyerdahl, questa era un’ulteriore prova dello stretto rapporto tra le due diverse aree geografiche.

maschera tiki

La spedizione

Dopo aver realizzato la zattera e preparato le provviste (quasi una tonnellata di acqua dolce, decine e decine di noci di cocco e razioni K dell’esercito americano), Thor Heyerdahl chiamò a raccolta cinque specialisti, più un pappagallo, per mettere insieme il suo equipaggio. Oltre al capo della spedizione, sulla zattera sarebbero saliti anche Erik Hesselberg, l’artista che dipinse il volto del dio inca sulla vela del Kon-Tiki, Bengt Danielsson, antropologo e scrittore, Knut Haugland e Torstein Raaby, ex tecnici radio dell’esercito norvegese ed esperti in comunicazioni, ed Herman Watzinger, ingegnere.

Thor Heyerdahl
Thor Heyerdahl. Credit: Public domain, via Wikimedia Commons

Il 28 aprile del 1947, il Kon-Tiki salpò dal porto di Callao, oggi parte dell’area metropolitana di Lima, per dirigersi verso ovest sfruttando la Corrente di Humboldt, che scorre da sud a nord lungo le coste occidentali del Sud America per poi piegare nel cuore del Pacifico. Dopo essersi fatti trainare dalla Marina Militare peruviana fino alla fredda corrente oceanica, i sei esploratori affrontarono il mare aperto in una lunga traversata di 101 giorni, fino a quando, il 7 agosto dello stesso anno, naufragarono contro le barriere coralline nei pressi di un isolotto dell'atollo di Raroia, nell'arcipelago delle Tuamotu (Polinesia francese).
Il Kon-Tiki restò gravemente danneggiato nell’impatto con le scogliere e il suo equipaggio dovette attendere qualche giorno prima di essere soccorso da alcuni pescatori indigeni che si accorsero dei resti dell’imbarcazione sospinti alla deriva dai moti del mare.

Nonostante la quasi distruzione del suo mezzo di trasporto, la spedizione per Heyerdahl si rivelò un successo: fu infatti in grado di dimostrare che le popolazioni del Sud America avrebbero potuto raggiungere la Polinesia anche in tempi antichi e senza l’uso di moderne strumentazioni e tecnologie. In 101 giorni di navigazione, il Kon-Tiki e il suo equipaggio percorsero circa 3 770 miglia marine, approssimativamente 6 890 chilometri.

Nel 1948, l’esploratore norvegese pubblicò il libro The Kon-Tiki Expedition: By Raft Across the South Seas in cui racconta la sua esperienza a bordo del Kon-Tiki. Il libro ebbe un immediato successo in Norvegia, ma nei decenni successivi fu tradotto in oltre 70 lingue arrivando a vendere più di 50 milioni di copie. Lo stesso Heyerdahl realizzò nel 1950 un documentario sulle sue imprese, documentario che gli valse persino un Premio Oscar, e nel 2013 l’avventura fu narrata ancora una volta in un film dei registi norvegesi Joachim Rønning ed Espen Sandberg.

La celebre zattera è oggi conservata nel Museo Kon-Tiki, nella penisola di Bygdøy, a Oslo. Oltre alla zattera, nel museo sono conservati i reperti delle numerose spedizioni di Heyerdahl in giro per il globo.

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