Un quadro normativo e regolamentativo completo per la reintroduzione di centrali nucleari in Italia entro il termine della legislatura dell'attuale Governo: questo è l'obiettivo dichiarato dal Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, di ritorno dal G7 Ambiente, Clima ed Energia in cui si è parlato molto tra le altre cose di energia nucleare, che in un intervento a Radio24 ha spiegato anche che il Governo intende puntare non alle grandi centrali di 3ª generazione ma all'installazione di reattori SMR (Small Modular Reactors, mini-reattori nucleari modulari) di 4ª generazione nel territorio italiano «entro il 2033» da usare in ambito pubblico e privato.
Tutto questo significa che in Italia tornerà il nucleare? Non possiamo saperlo. Quello che sappiamo è che al momento il Governo ha la volontà di farlo. Una volontà che si scontra al momento con due grandi questioni ancora irrisolte.
Quali sono gli obiettivi del Governo per il ritorno del nucleare in Italia
Il 27 aprile il Ministro Pichetto Fratin ha incaricato il giurista Giovanni Guzzetta di avviare un gruppo di lavoro per varare un nuovo assetto normativo sul nucleare italiano. Dopo il referendum del 1987 che rifiutò il nucleare, infatti, nel nostro Paese non ci sono più norme e discipline per quanto riguarda le autorizzazioni degli impianti, la loro gestione e la loro sicurezza.
Il Governo sarebbe in contatto con Newcleo, società italiana che lavora sui reattori SMR di 4ª generazione, in particolare il reattore LFR-AS-200 da 200 MW raffreddato a piombo liquido, che potrebbe essere pronto per il 2033. Affinché l'operatività sul suolo italiano sia possibile, però, è necessario un quadro giuridico ridisegnato ad hoc, che è proprio lo scopo del Governo.
L'opinione pubblica degli italiani: cosa afferma l'ultima indagine SWG
La prima grande questione irrisolta legata al nucleare in Italia è l'opinione pubblica, che è notoriamente molto divisa. I nostri connazionali si sono dichiarati contrari al nucleare in due referendum specifici, nel 1987 e nel 2011. In entrambi i casi si parlava però di grandi centrali nucleari di 3ª generazione, mentre il Governo sta puntando a piccoli reattori di 4ª generazione.
Qui vale la pena chiarire di cosa stiamo parlando esattamente, perché c'è molta confusione: quando si parla di impianti nucleari non bisogna confondere la generazione e la taglia, che sono due cose diverse. Per esempio, i reattori SMR sono di piccola taglia, ma non necessariamente di 4ª generazione. Possiamo quindi avere SMR di 3ª generazione e 4ª generazione, così come grandi impianti di 3ª generazione e 4ª generazione. Oggi il nucleare nel mondo si basa soprattutto su impianti di 3ª generazione e di grande taglia, che sono quelli a cui storicamente gli italiani si sono dichiarati contrari.
Se si parla di nucleare di nuova generazione, però, l'ultima rilevazione della società SWG specializzata in sondaggi presentata il 15 aprile e mostra che il 51% degli italiani in questo momento voterebbe “Sì” in un ipotetico referendum per la costruzione di centrali di 4ª generazione, contro un 26% che voterebbe “No”. In particolare, Il 24% dichiara «Voterei sicuramente a favore» e il 27% «Credo che voterei a favore», mentre il 10% dichiara «Credo che voterei contro» e il 16% «Voterei sicuramente contro». L'indagine mostra inoltre che circa metà degli intervistati contrari al nucleare potrebbe cambiare idea se posto di fronte ai possibili benefici. Per quanto riguarda la questione del NIMBY, cioè la tendenza a rifiutare le centrali se costruite vicino alla propria abitazione, il sondaggio mostra che i reattori SMR sono più accettati dei grandi impianti (rispettivamente 44% contro 39% per un reattore a meno di 20 km dall'abitazione).
Va ricordato comunque che al momento non esistono SMR di 4ª generazione disponibili sul mercato, mentre gli SMR di 3ª generazione sono già una realtà commerciale.
Il sito per il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi
Un altro problema per la realizzazione di impianti nucleari in Italia è l'assenza di un Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi, dovuta soprattutto a rifiuti e proteste da parte della popolazione. Il Ministro Pichetto Fratin ha dichiarato che intende individuare un sito idoneo per lo stoccaggio delle scorie entro la fine della legislatura.
Per farlo, il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica ha pubblicato a dicembre 2023 la Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI), una lista di 51 possibili siti individuati da Sogin in 6 Regioni (Lazio, Basilicata, Puglia, Piemonte, Sicilia e Sardegna) per la costruzione di un deposito nazionale delle scorie delle ex centrali nucleari italiane e dei rifiuti prodotti dalla ricerca e dalla medicina. La scelta di un sito si sta rivelando però particolarmente complessa soprattutto per le opposizioni popolari.
La necessità di un Deposito Nazionale si fa sempre più urgente a prescindere da un eventuale ritorno dell'Italia al nucleare, perché i rifiuti radioattivi italiani prodotti dalle ex centrali e attualmente conservati nel Regno Unito e in Francia faranno ritorno nel nostro Paese nel 2025, pertanto sarà necessario avere un luogo dove stoccarle per non incorrere in multe molto consistenti da parte dell'Unione Europea.