
Giordano Bruno, filosofo nato a Nola nel 1548, fu messo al rogo il 17 febbraio del 1600, all'età di 52 anni, sostanzialmente perché era “troppo avanti” rispetto ai suoi tempi. La Chiesa, che nel Cinquecento diede avvio alla Controriforma (o Riforma cattolica) per contrastare il protestantesimo, non poteva accettare teorie che mettessero in discussione le Sacre Scritture. Bruno invece sosteneva che esistessero “infinti mondi”, cioè infiniti universi, e che Dio non fosse un essere trascendente, ma fosse presente in ogni elemento del Creato. Bruno era un filosofo, scrittore e predicatore, non uno scienziato, e non diede quindi una dimostrazione scientifica delle sue teorie, ma nelle sue opere anticipò scoperte astronomiche avvenute secoli più tardi. La Chiesa lo accusò di eresia, ma lui si rifiutò di ritrattare le proprie posizioni in maniera completa. Fu così condannato alla morte sul rogo dal tribunale dell’Inquisizione e bruciato vivo in piazza Campo de’ Fiori. Da allora, è diventato un simbolo della libertà di pensiero.
Chi era Giordano Bruno
Giordano Bruno nacque nel 1548 a Nola, in Campania. Alla nascita si chiamava Filippo, ma all'età di diciassette anni prese i voti come monaco nel convento di San Domenico di Napoli e assunse il nome di Giordano. Sin da giovane effettuò studi sulla mnemotecnica, sperimentando sistemi per allenare la memoria e ricordare più facilmente i testi.

Si allontanò presto dalla fede cristiana e, avendo messo in discussione il principio della Trinità, rischiò di essere processato per eresia. Perciò nel 1576 abbandonò la vita monastica e si trasferì a Roma. Negli anni successivi soggiornò in diversi Paesi europei, lavorando come insegnante e scrivendo varie opere di natura filosofica, tra le quali Della causa, principio et uno, La cena de le ceneri e De l’infinito, universo e mondi, nonché dialoghi morali come Lo spaccio della bestia trionfante e De gli eroici furori.
Nel 1591 si stabilì a Venezia presso il nobile Giovanni Francesco Moncenigo, ma entrò presto in contrasto con lui e, dopo essere stato denunciato, fu arrestato per eresia. Cosa aveva detto Giordano Bruno di tanto scandaloso?
Il contesto: l’Europa della Controriforma
Per comprendere la vicenda di Bruno, bisogna considerare il contesto nel quale il filosofo visse. L’Europa del ‘500 era scossa dai contrasti religiosi provocati dalla riforma luterana. Nei Paesi cattolici, con la cosiddetta Controriforma, la Chiesa introdusse nuove misure per contrastare il protestantesimo e assunse una posizione molto rigida in materia dottrinale. Chi era sospettato di professare idee eretiche era processato e rischiava di essere condannato a morte. Tra coloro che rischiarono la condanna, come sappiamo, vi fu Galileo Galilei, che si salvò perché accettò di abiurare.

Sintesi del pensiero di Giordano Bruno
A differenza di Galileo, Giordano Bruno non era uno scienziato, ma un filosofo. Conosceva però gli studi di Niccolò Copernico, che aveva confutato il sistema geocentrico, secondo il quale la Terra si trova al centro dell’Universo, e lo aveva “sostituito” con il sistema eliocentrico, nel quale il nostro Pianeta ruota intorno al Sole. Bruno non solo accettò la teoria di Copernico, ma si spinse oltre, ipotizzando che esistessero “infiniti mondi”, cioè che potessero esistere più sistemi planetari come quello solare. La teoria è sintetizzata in una celebre frase contenuta nella Cena de le ceneri: «Non più la Luna è cielo a noi, che noi alla Luna».

Bruno non fornì una dimostrazione scientifica dell’esistenza di altri sistemi planetari e degli esopianeti (che sarebbero stati scoperti solo nel 1995), ma propose una teoria filosofica che, per molti aspetti, si avvicina alle moderne concezioni astronomiche.
Nel ‘500, le idee di Bruno erano dirompenti: sostenere che esistessero “infiniti mondi” significava negare il posto centrale che l’uomo, secondo la Bibbia, ha nell’Universo e, di conseguenza, mettere in discussione i cardini della religione cristiana.
Bruno, del resto, nelle sue opere propose un concetto di divinità molto diverso da quello del Cristianesimo e degli altri monoteismi, sostenendo che Dio non sia “trascendente” (cioè non sta “appartato” in un suo luogo a vegliare sull’universo), ma sia presente in ogni elemento del Creato. Nella riflessione di Bruno era centrale il concetto di natura, che il filosofo faceva coincidere con Dio.
Sul piano della morale, Bruno considerava importanti le attività umane, sostenendo che l’uomo, agendo sulla natura mediante il lavoro, si comportava come Dio. Anche questa idea era dirompente perché nel Cinquecento il lavoro manuale godeva di scarsissimo prestigio.

Il processo e il rogo di Giordano Bruno
Le idee di Bruno erano troppo “pericolose” e, dopo l’arresto a Venezia, il filosofo fu estradato a Roma e processato dal tribunale dell’Inquisizione. Restò in carcere per sette anni, durante i quali fu torturato almeno una volta e fu invitato ad abiurare, cioè a negare di credere in teorie considerate eretiche. Bruno accettò di abiurare solo in maniera parziale e, invitato a negare completamente le sue idee, rifiutò. L’8 febbraio 1600 il tribunale lo condannò alla morte sul rogo. La Chiesa era intenzionata a “dare l’esempio”, per mettere paura a tutti coloro che, grazie al Rinascimento e alla Rivoluzione scientifica, mettevano in discussione le Scritture.
Dopo aver ascoltato la sentenza e prima di essere arso sul rogo in Piazza Campo de' Fiori il 17 febbraio, Bruno affermò:
Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell’ascoltarla.
Il mito e l’eredità
Bruno è considerato un martire della libertà di pensiero, condannato da una Chiesa incapace di accettare teorie molto più realistiche e fondate di quelle sostenute dalla Bibbia. Inoltre, è considerato un eroe capace di andare incontro alla morte pur di non rinunciare alle sue idee.
Dopo l’Unità d’Italia e la fine del potere temporale dei papi, il governo italiano, che era in contrasto con il papato, decise di erigere in Campo de’ Fiori una statua di Bruno. La Chiesa, dal canto suo, si è dichiarata più volte rammaricata della condanna, ma non ha mai riabilitato “ufficialmente” il filosofo.
