
Nella vasta caldera dei Campi Flegrei sono avvenute circa 70 eruzioni vulcaniche negli ultimi 15.000 anni. Di queste, soltanto 3 o 4 sono state veramente violente, raggiungendo la massima intensità possibile per questa struttura vulcanica. In caso di una futura eruzione in un futuro più o meno prossimo – di cui, è bene ribadirlo, non c'è alcun segnale al momento attuale – lo scenario più probabile è quello di un'eruzione di intensità medio-bassa, paragonabile quindi all'ultima eruzione verificatasi nei Campi Flegrei, che nel 1538 creò il Monte Nuovo.
Nonostante questo, il rischio legato ai fenomeni vulcanici nei Campi Flegrei non può essere sottovalutato, soprattutto considerata la densità abitativa della zona: anche una piccola eruzione potrebbe creare danni ingenti a cose e persone. Dobbiamo tenere conto inoltre che non sapremo esattamente dove potrà avvenire la prossima eruzione: potrebbe colpire un punto qualunque nell'intera area della caldera, che è decisamente estesa con i suoi 12-13 chilometri di diametro.

Dobbiamo tenere a mente che anche l'attività sismica dei Campi Flegrei, che ultimamente si sta intensificando e ha prodotto negli ultimi 10 mesi una scossa di magnitudo 4.6 il 13 marzo 2025 e una di magnitudo 4.4 il 20 maggio 2024, è un “effetto collaterale” dell'attività vulcanica di quest'area. L'intero fenomeno del bradisismo che produce i terremoti nei Campi Flegrei è un fenomeno vulcanico, in cui i fluidi di origine magmatica fanno alzare e abbassare il suolo, dando origine a frequenti sciami sismici nei periodi di sollevamento (attualmente in corso nei Campi Flegrei dal 2005).
Dal 2023 ci troviamo in una fase acuta del bradisismo positivo flegreo, ma è parte di un antichissimo “respiro vulcanico” con cui gli abitanti della zona convivono da millenni senza magari rendersene pienamente conto: vuoi per la lentezza del fenomeno, vuoi per la vasta area che ne è interessata, vuoi perché non c'è un altissimo cono vulcanico che impone la sua presenza – e il rischio a essa associato – sulla popolazione.
Si tratta quindi di una questione che da una parte è scientifica, con istituiti come l'INGV che monitorano il fenomeno tentando di comprenderne il funzionamento, e dall'altra sociale, con i cittadini che devono imparare a convivere con il vulcano e le istituzioni che dovrebbero educare al rischio vulcanico, a quello bradisismico e investire sulla prevenzione come si sta facendo, tra le altre cose, con il piano di evacuazione per i Campi Flegrei.