
Quante volte abbiamo sentito la frase «Salva il pianeta», magari accanto ad un invito a riciclare con più cura o a mangiare meno proteine animali? Quante volte ci siamo guardati dentro, angosciati, chiedendoci se siamo sull’orlo del baratro, o se «il pianeta rischia di morire?».
La Terra è un’altra storia
La Terra non rischia di distruggersi se non buttiamo una lattina di metallo al posto giusto o ignoriamo gli allarmi sulle emissioni: chi rischia di distruggersi siamo noi. Gli esseri umani dipendono da un ecosistema di ridotte dimensioni, se paragonato alla Terra: a noi bastano l’atmosfera e una piccola parte della crosta terrestre, la litosfera (sui cui stanno idrosfera e biosfera), cioè gli ultimi due veli di una cipolla dal diametro di 6300 chilometri circa. Per sopravvivere dobbiamo imparare a vivere in modo sostenibile. Non certo per salvare la «povera» Terra, che povera non è.
Gli esseri umani, una comparsata
Se la vita sulla Terra fosse una giornata di ventiquattr’ore, gli esseri umani arriverebbero alle 23 e 58, due minuti prima dei titoli di coda. Creature dimenticabili, per il corpo celeste che chiamiamo Terra. Ora, considerato che la Terra esiste da 4 miliardi e mezzo di anni, è superficiale considerare il pianeta «malato» solo perché fatica a stare dietro alle nostre esigenze, alle estrazioni e all’inquinamento. Il pianeta non è nostro e non dipende dai nostri bisogni: se superassimo un eventuale «punto di non ritorno», gli animali e le piante finirebbero per estinguersi, Homo sapiens sapiens compreso, e la Terra troverebbe un nuovo equilibrio. Ecco che il motto «Save the planet», tanto sbandierato dalla retorica comune, diventa più un «Save yourself» (salva te stesso) o al massimo "salva il tuo ambiente": meno emotivo, ma decisamente più utile e realistico.
Che egoismo, vero? Sì, la nostra società è schifosamente egoista, a tratti insopportabile. Basti pensare che ogni attività umana è concepita in termini economici, monetari e mettendo sempre in secondo piano quelli ambientali.
Tre gradi in più sono un problema biologico, non geologico
Mano a mano che i nostri scarti e consumi prendono il sopravvento, contribuendo ad alzare la temperatura del pianeta, è infatti la biodiversità a farne le spese. I meccanismi macroscopici e lentissimi del pianeta non sono toccati da quei due o tre, a cui rischiamo di andare incontro con il surriscaldamento globale. Tutta un’altra storia sono le conseguenze per gli esseri umani: migrazioni, carestie, disastri naturali frequenti e catastrofici.
Una lotta egoista, a fin di bene
Parlare di ambiente è cruciale per guardare verso una prospettiva futura, ma non deve per forza essere una questione di pancia: bisogna pensare ai rischi reali, cioè la fine di una compatibilità uomo-Terra, invece di spostare l’attenzione sulla Terra gridando al pianeticidio. Comprendere l’entità del problema per noi, e non per lei, ci farebbe assumere delle responsabilità inedite.