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10 Dicembre 2023
8:00

Storia della Olivetti, la storica azienda che ha cambiato il volto dell’Italia

Dall'eccellenza mondiale italiana al declino fino al fallimento, passando per le innovazioni sul sistema di gestione aziendale attento alle esigenze degli operai, la Olivetti è una delle più importanti aziende italiane. Ripercorriamo la sua storia e quella dei suoi protagonisti, da Camillo ad Adriano.

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Storia della Olivetti, la storica azienda che ha cambiato il volto dell’Italia
Olivetti

La Olivetti è un’azienda fondata nel 1908 a Ivrea. In origine produceva macchine da scrivere, ma nel corso degli anni ha diversificato la produzione e ha costruito calcolatrici elettromeccaniche, computer e altri prodotti tecnologici. L’azienda, inoltre, si è caratterizzata per l’introduzione di un accurato sistema di welfare per i suoi dipendenti e per l’attenzione alla ricerca tecnico-scientifica e al design. Grazie a queste caratteristiche, la Olivetti è stata uno dei simboli dello sviluppo economico italiano del secondo dopoguerra. L’azienda esiste ancora oggi, ma ha perso il ruolo di prominenza sul mercato che ha avuto in passato.

La nascita della Olivetti

L’azienda Olivetti nacque nel 1908. Il periodo era favorevole all’industrializzazione: negli stessi anni in Italia nacquero industrie destinate a grande fortuna, come la Fiat a Torino (1899) e l’Ilva a Bagnoli di Napoli (1905).

Fondatore dell’azienda fu Camillo Olivetti, un ingegnere di origine ebraica che alla fine dell’Ottocento, dopo aver effettuato alcuni viaggi all’estero, fondò una società per la produzione di strumenti di misurazione elettrica. Olivetti, però, non possedeva la maggioranza del capitale e nel 1908 decise di mettersi in proprio. Fondò perciò una nuova azienda per la produzione di macchine da scrivere, la Ing. Olivetti e C., che aveva sede in un edificio di Ivrea noto come “fabbrica di mattoni rossi”. Nei primi tempi la fabbrica occupava circa venti operai.

La fabbrica di mattoni rossi di Ivrea
La fabbrica di mattoni rossi.

L’idea di Camillo Olivetti era promettente: le macchine da scrivere, pur essendo presenti sul mercato dalla seconda metà dell’Ottocento, non avevano ancora una diffusione capillare, al punto che anche negli uffici pubblici in genere si scriveva a mano, ma erano destinate a grandi fortune. In Italia, inoltre, non esisteva alcuna industria che le produceva.

Nel 1908 Camillo Olivetti progettò la sua prima macchina, la M1, e tre anni più tardi la presentò a una fiera internazionale a Torino. Il successo fu immediato: dopo la fiera, l’azienda ricevette le prime commesse dai ministeri e dagli uffici pubblici. Durante la prima guerra mondiale la Olivetti, come molte altre fabbriche italiane, convertì la produzione alle esigenze belliche e lavorò alla costruzione di componenti per i motori degli aerei, ma nel dopoguerra, tornata alla produzione di macchine da scrivere, mise sul mercato la M20, che trovò sbocchi commerciali sia in Italia, sia all’estero.

Olivetti M1 (credit Daniele serena)
Olivetti M1. Credits: Daniele serena.

Camillo Olivetti, che sul piano politico era vicino al socialismo riformista, fondò anche un giornale, L’azione riformista, e si oppose all’ascesa del fascismo.

L’espansione tra le due guerre e il ruolo di Adriano Olivetti

L’espansione proseguì negli anni tra le due guerre mondiali. A metà degli anni ’20 entrò nell'azienda Adriano Olivetti, figlio di Camillo, che nel 1932 divenne direttore generale. La fabbrica mise in produzione nuovi modelli di macchine da scrivere e nel 1932 lanciò la prima macchina portatile, denominata MP1. I risultati erano molto soddisfacenti: a metà degli anni ‘30 la Olivetti produceva 15.000 macchine per ufficio e 9000 portatili all’anno, occupava 870 dipendenti ed era presente sul mercato di ventidue Paesi. Il successo si spiega anzitutto perché le macchine da scrivere stavano andando incontro a una grande diffusione, tanto che se ne dotarono non solo gli uffici pubblici e le aziende, ma anche molti cittadini privati. Inoltre, le macchine Olivetti erano particolarmente efficienti, grazie al fatto che la produzione si basava su una costante ricerca scientifico-tecnologica. L’azienda, infine, era attenta alle esigenze dei suoi operai, intendendo valorizzare il più possibile il capitale umano.

Sul piano politico, la Olivetti era contraria al regime fascista, ma non assunse posizioni pubbliche che potevano comprometterla. Per tale ragione, la produzione aumentò costantemente e nella seconda metà degli anni ’30 ebbe inizio la costruzione di telescriventi e calcolatrici elettromeccaniche. L’azienda, però, fu colpita, però, dalle leggi razziali, emanate dal regime nel 1938 contro gli ebrei, e Camillo fu costretto a cedere l'industria ai suoi figli, dichiarati “ariani”. Alla fine del 1938 Adriano divenne presidente.

L’espansione della Olivetti nel secondo dopoguerra

Dopo la seconda guerra mondiale, l’azienda andò incontro a una nuova espansione grazie alle calcolatrici elettromeccaniche. Nel 1945 iniziò la produzione della Divisumma14, prima calcolatrice al mondo capace di effettuare tutte e quattro le operazioni aritmetiche anche con i numeri negativi e stamparne il risultato.

Divisumma14 (credit ElioAngelo)
Divisumma14. Credits: ElioAngelo.

Durante gli anni ’50, passati alla storia come periodo del “miracolo economico”, l’azienda trasse beneficio dalla crescita dell’economia italiana e dalla modernizzazione della società. I suoi prodotti all’avanguardia, venduti anche all’estero, furono uno dei simboli del progresso italiano. Più specificamente, la calcolatrice Divisumma24, messa sul mercato nel 1956, fu prodotta in circa un milione e mezzo di esemplari; le macchine da scrivere Lettera 22 e Lettera 32 si affermarono come prodotti di eccellenza in Italia e all’estero.

Inoltre, Adriano Olivetti creò un efficiente sistema di welfare aziendale, garantendo ai suoi dipendenti non solo un salario dignitoso, ma anche numerosi servizi (assistenza sociale, istruzione, mensa, trasporti, alloggi, ecc.), sulla base del principio che l’azienda doveva mirare non solo al profitto, ma soprattutto al benessere generale. Olivetti fondò anche um movimento, Comunità, che si contraddistingueva per l’ideologia federalista e l’attenzione alle questioni sociali. Pur non avendo grande successo elettorale, il movimento consentì all'imprenditore di essere eletto deputato nel 1958.

Adriano Olivetti nella sua azienda
Adriano Olivetti nella sua azienda.

L’azienda si mise in luce anche per il design e molti suoi prodotti vinsero premi prestigiosi.

La Olivetti e i computer

Adriano Olivetti morì all’improvviso nel 1960. Nell’azienda, dopo un breve periodo di gestione del figlio Roberto, entrarono nuovi azionisti e il peso della famiglia fondatrice diminuì.

Iniziò una fase discendente, dovuta ai cambiamenti del mercato e della società. Accanto alle macchine da scrivere e alle calcolatrici, si affermarono i calcolatori elettronici, predecessori degli attuali computer. La Olivetti cercò di inserirsi nel settore e già nel 1959 mise in produzione il calcolatore Elea 9003, al quale nel 1965 si aggiunse il P101, considerato il primo personal computer al mondo. L’azienda riuscì a ritagliarsi alcune fette di mercato, ma non sempre era in grado di competere con i produttori americani e giapponesi.

Olivetti Elea 9003
Olivetti Elea 9003.

Nel 1978 entrò nel management l’imprenditore Carlo De Benedetti, che sarebbe restato azionista di riferimento fino al 1996. Il sistema di welfare aziendale iniziò a venire meno e la Olivetti perse una delle specificità che la contraddistinguevanoma negli anni ’80 produsse alcuni computer di grande successo commerciale.

Il fallimento dell’Olivetti

Negli anni ’90 la Olivetti entrò nel settore della telefonia mobile e, insieme ad altri investitori, fu tra i fondatori della Omnitel e della Infostrada. L’azienda, però, entrò presto in crisi, perché le macchine da scrivere, le calcolatrici e gli altri prodotti che ne avevano garantito il successo non avevano più mercato e nel settore dei computer e della telefonia la concorrenza internazionale si rivelava sempre più agguerrita. Alla fine degli anni ’90 l’azienda cedette le quote di Omnitel e di Infostrada e nel 2002 acquisì il controllo di Telecom Italia (oggi TIM), trasformandosi completamente.

La Olivetti è ancora attiva sul mercato con il suo marchio, come parte del gruppo TIM, nel settore dell’informatica, delle stampanti e dei registratori di cassa, ma non ha più l’importanza che aveva in passato.

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