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18 Febbraio 2024
17:00

Storia dell’esplorazione di Marte e della sua osservazione, dalle prime missioni a quelle future

Marte affascina sin dall’antichità gli esseri umani e negli ultimi decenni è stato esplorato da numerosi veicoli robotici. Le missioni, però, hanno tramesso un’immagine del pianeta molto diversa da quella che si era immaginata.

A cura di Erminio Fonzo
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Storia dell’esplorazione di Marte e della sua osservazione, dalle prime missioni a quelle future
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Per molti secoli gli uomini hanno pensato che Marte fosse abitato da esseri intelligenti. Nell’Ottocento le osservazioni al telescopio sembrarono dimostrare che sul pianeta esisteva una civiltà avanzata, capace di compiere eccezionali opere di ingegneria idraulica. La teoria, però, fu smentita dalle osservazioni successive e, soprattutto, dalle prime missioni “ravvicinate”. Sin dagli anni ’60, infatti, le agenzie spaziali hanno inviato veicoli robotici nell’orbita e sul suolo del pianeta.

Le missioni hanno consentito di raccogliere moltissimi dati scientifici, ma, avendo rivelato la natura arida e desertica della superficie marziana, hanno fatto perdere al Pianeta rosso un po’ del fascino che aveva in passato. Marte, ciò nonostante, continua a suscitare grande interesse, come dimostra l’alto numero di missioni organizzate per esplorarlo. Da alcuni decenni, inoltre, è diffuso un sogno: portare l’uomo sul suolo del Pianeta rosso.

Marte nel mondo antico

Marte, uno dei pianeti visibili a occhio nudo, è noto sin dall’antichità ed era studiato e osservato già dagli egizi e dai babilonesi. Al tempo della civiltà greco-romana gli fu dato il nome con il quale lo conosciamo: i greci lo battezzarono Ares, nome del dio della guerra, diventato Marte nella civiltà romana. Anche alcune culture non occidentali, come quella indiana, si dedicarono all’osservazione del pianeta già in età antica. Nel ’600, inoltre, Marte fu uno dei primi corpi celesti verso i quali Galileo puntò il cannocchiale, appena inventato.

Il tramonto su Marte ripreso da Curiosity (credit nasa.gov)
Il tramonto su Marte. Credits: NASA.

I canali di Marte e la fantascienza

Nell’Ottocento i progressi dei telescopi consentirono osservazioni più accurate. Furono individuati, tra l’altro, i due satelliti naturali di Marte, battezzati Fobos e Deimos. La “scoperta” più sensazionale, però, fu quella di un astronomo italiano, Giovanni Schiaparelli, che nel 1877 rilevò la presenza di solchi sul suolo marziano e li interpretò come canali artificiali per l’irrigazione, realizzati da una civiltà avanzata.

Mappa di Marte realizzata da Schiaparelli
Mappa di Marte realizzata da Schiaparelli.

La scoperta scatenò la fantasia in tutto il mondo. Si diffuse l’idea che il pianeta rosso fosse abitato da esseri intelligenti, che in genere venivano raffigurati come ominidi verdi con le antenne. Tra fine Ottocento e inizio Novecento comparvero numerose opere di fantascienza che avevano per protagonisti gli abitanti di Marte, tra le quali il celebre romanzo di H.G. Wells, La guerra dei mondi (1897), che raccontava un’invasione della Terra da parte dei marziani. Nello stesso periodo il termine “marziano” iniziò a essere usato come sinonimo di extraterrestre.

I progressi dell’astronomia nel Novecento

Le osservazioni condotte nel Novecento ridimensionarono la portata delle scoperte e già nei primi anni del secolo alcuni astronomi ipotizzarono che i “canali” visti da Schiaparelli fossero solo illusioni ottiche, un’ipotesi che si è poi rivelata corretta. Tuttavia, la convinzione che sul pianeta esistesse una civiltà avanzata non svanì immediatamente e l’ipotesi dei canali continuò a essere discussa fino agli anni ‘60. Marte, del resto, era immaginato come un pianeta simile alla Terra, popolato da animali di grandi dimensioni e coperto dalla vegetazione.

Romanzo fantascientifico del 1951
Romanzo fantascientifico del 1951.

Le prime missioni su Marte

Quando iniziarono i viaggi nello spazio, il Pianeta rosso divenne subito oggetto di interesse e, dopo la Luna, fu il primo corpo celeste verso il quale le agenzie spaziali mandarono sonde e veicoli robotici. Le missioni, come gli altri viaggi spaziali, servivano sia per ragioni scientifiche, sia per il prestigio che derivava dalla capacità di esplorare il pianeta. Già nel 1960 l’Unione Sovietica diede avvio al programma Mars e cercò di effettuare i primi fly-by, cioè sorvoli a distanza ravvicinata del pianeta, ma le missioni fallirono. Il fly-by fu poi effettuato con successo nel 1964 dalla sonda Mariner 4 della NASA.

Una delle immagini di Mariner 4
Una delle immagini prese da Mariner 4.

Le missioni proseguirono negli anni successivi, ma diedero risultati diversi da quelli sperati: si scoprì che il pianeta è arido e pieno di crateri e che non ospita né vegetazione, né esseri viventi di grandi dimensioni. L’esplorazione, però, continuò e nel 1972 l’URSS mandò su Marte due lander (cioè veicoli capaci di atterrare ma non di muoversi), denominati Mars 2 e Mars 3. Erano i primi oggetti costruiti dall’uomo a raggiungere il suo marziano, ma inviarono informazioni solo per pochi secondi e smisero di funzionare. Più fortunato fu il programma statunitense Viking, che nel 1976 fece arrivare su Marte due lander e due orbiter (veicoli capaci di orbitare intorno al pianeta), che funzionarono per sei anni, inviando sulla Terra immagini e dati scientifici.

Viking 1
Viking 1.

Missioni recenti e scoperte scientifiche

Dopo Viking, l’esplorazione di Marte si interruppe e riprese solo nel 1988. Da allora il principale obiettivo è verificare se sul pianeta esistono, o sono esistiti in passato, microrganismi o altre forme elementari di vita.

Per cercarle, sono state organizzate numerose missioni. Nel 1997 la NASA inviò sul pianeta rosso il primo rover, cioè un veicolo robotico capace di muoversi, e negli anni 2000 diversi Paesi hanno organizzato missioni di esplorazione: oltre agli Stati Uniti e alla Russia, lo hanno fatto il Giappone, l’India, l’Agenzia spaziale europea, la Cina e gli Emirati Arabi Uniti. La NASA, dal canto suo, ha fatto atterrare su Marte altri quattro rover: Spirit e Opportunity nel 2003, Curiosity nel 2011 e Perseverance nel 2021. Alcune agenzie spaziali, tra le quali la stessa Nasa, hanno anche collocato satelliti artificiali nell’orbita marziana.

Le missioni hanno prodotto eccezionali risultati scientifici, consentendo di mappare il pianeta, studiarne l’atmosfera e compiere test per eventuali missioni umane.

Il futuro e le missioni umane su Marte

Diverse agenzie spaziali prevedono di inviare nuovi veicoli su Marte nei prossimi anni. Tra gli obiettivi vi sono la ricerca di forme di vita e la raccolta di campioni di rocce da portare sulla Terra. Il sogno “proibito”, però, è far arrivare sul Pianeta rosso un equipaggio umano. L’idea, emersa molti anni fa in forma di progetto fantascientifico, ha assunto una sua concretezza dopo l’inizio dei viaggi spaziali.

Ipotetica base umana su Marte
Ipotetica base umana su Marte.

L’impresa è costosa e molto complessa ma, ciò nonostante, sia gli Stati Uniti, sia altri Paesi hanno dichiarato di volerla realizzare. Di recente persino un’azienda privata, la SpaceX di Elon Musk, ha reso nota l’intenzione di portare missioni umane sul Pianeta rosso e persino di stabilirvi delle colonie permanenti. Al momento, però, non esistono programmi definiti e non si può sapere se e quando la “conquista” di Marte sarà realizzata.

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