Lo Stromboli è un vulcano che si trova nel Mar Tirreno ed è l'isola più nord-orientale dell'arcipelago siciliano delle Isole Eolie. Il vulcano è famoso per essere uno dei più attivi al mondo. Proprio la sua particolare attività eruttiva persistente – cioè continua nel tempo – gli è valsa nel corso dei secoli il soprannome di "faro del Mediterraneo". Ma come è nato lo Stromboli? E quali sono state le sue ultime eruzioni?
Il vulcano Stromboli
In base alla classificazione per tipo di apparato vulcanico, lo Stromboli è uno stratovulcano con una superficie di circa 12,2 km2 e un'altezza è di 924 metri sul livello del mare – alla quale si possono aggiungere altri 2000 metri se si considera anche il suo sviluppo sottomarino. A 700-750 metri di quota presenta una terrazza craterica sulla quale sono posizionati i tre crateri attivi: uno posto a nord-est dell'area craterica, uno a sud-ovest e uno al suo centro. Consideriamo che ogni cratere contiene più bocche eruttive, il cui numero e dimensione può essere variabile a seconda dell'attività eruttiva: in periodi particolarmente intensi ciascun cratere può ospitare fino ad una decina di bocche.
La formazione dello Stromboli
Come riportato dall'INGV, lo Stromboli si è originato in seguito alla subduzione della Placca Ionica al di sotto di quella Calabra: spesso, infatti, i vulcani si formano in contesti tettonici compressivi, cioè dove tra due placche tettoniche si scontrano. Il magma dello Stromboli, rispetto a quello degli altri vulcani eoliani ha una composizione cosiddetta "basaltica", cioè povera in silice, piuttosto fluida e non molto viscosa.
Ma quando si è formato lo Stromboli?
Oltre un milione di anni fa, si pensa che nelle fasi iniziali fosse un vulcano sottomarino; l'attività subaerea invece iniziò con Strombolicchio circa 200 mila anni fa. Oggi di questo primo vulcano non resta che il "neck vulcanico", cioè una porzione di magma solidificata all'interno del condotto vulcanico, che oggi si presenta come uno scoglio distante circa 2 km dall'isola principale.
Complessivamente la storia di Stromboli viene suddivisa in 8 periodi e, in ciascuno di questi, l'edificio vulcanico è stato in parte demolito e in parte ricostruito, fino a fargli assumere la forma attuale. Quello che vediamo oggi, ad esempio, è il risultato dell'ultimo ciclo eruttivo, avvenuto all'incirca 5000 anni fa. Proprio questo evento diede origine alla Sciara del Fuoco, cioè una ripida depressione situata sul fianco nord-occidentale del vulcano con una ben riconoscibile forma a "ferro di cavallo". È proprio qui che si accumula la maggior parte dei prodotti vulcanici emessi durante le eruzioni.
L'attività stromboliana
La caratteristica più riconoscibile del vulcano è la sua attività eruttiva persistente definita, per l'appunto, stromboliana. In cosa consiste?
Si tratta di una serie di "sbuffi", cioè eruzioni di intensità e durata relativamente contenute. Tra un'eruzione e la successiva può trascorrere una quantità di tempo variabile che va da pochi minuti a diverse ore. Solitamente durante le eruzioni dello Stromboli vengono lanciati lapilli, ceneri e frammenti di lava e la colonna eruttiva è piuttosto ridotta – nell'ordine di qualche decina di metri di altezza rispetto alle bocche. Questo tipo di attività eruttiva esplosiva si ritiene che prosegua da oltre 1000 anni.
Talvolta, però, il vulcano dà vita a fenomeni eruttivi più intensi rispetto alla media. Questi prendono il nome di parossismi e possono comportare il lancio di bombe e blocchi, con eventuale caduta di materiale piroclastico. La colonna eruttiva in questi casi può essere sensibilmente più alta, nell'ordine dei chilometri rispetto al cratere, e in caso di collasso può dar vita a flussi piroclastici che si riversano sull'isola e sul mare. L'ultimo parossismo in ordine cronologico, come vedremo a breve, è quello dell'estate 2019.
Accanto all'attività esplosiva, lo Stromboli presenta anche periodi di attività effusiva. Solitamente questa si verifica a partire dalle bocche che si trovano in cima al vulcano, e dà vita a colate di dimensioni modeste che possono raggiungere il mare; talvolta anche queste eruzioni possono essere più intense rispetto al normale. Questo permette di riversare grandi quantità di lava all'esterno del vulcano, destabilizzando il versante e, potenzialmente, portando alla formazione di grandi frane. Questo è ciò che è successo nel 2003, quando una di queste frane riuscì addirittura a causare uno tsunami.
Da evidenziare come l'inizio dell'attività effusiva sia spesso anticipata da importanti eruzioni esplosive nella porzione sommitale del vulcano.
Attività eruttiva recente
Nel 1930, 2003 e 2019, i parossismi hanno comportato il lancio di bombe e blocchi (quindi grossi frammenti di roccia lavica), causando anche incendi nella vegetazione. I parossismi più intensi dell'ultimo secolo sono stati quelli del 1919, 1930, 2003, 2007 e del 2019. Sono state registrate anche diverse attività effusive e, normalmente, se ne contano un paio ogni decennio. Le ultime, ad esempio, sono state quelle del 2003 (durata ben 206 giorni) e quella del 2007. Durante il 2021 sono state registrate invece delle eruzioni cosiddette maggiori, cioè più intense di quelle normali ma non a tal punto da essere definite parossismi.
Andiamo ora a vedere nel dettaglio gli ultimi tre maggiori eventi eruttivi.
Eruzioni del 2002-2003
Tra dicembre 2002 e luglio 2003 lo Stromboli ha sperimentato un’intensa attività eruttiva, con colate effusive concentrate soprattutto nell’area della Sciara del Fuoco. Questa fase è iniziata il 28 dicembre 2002 quando un flusso di lava fuoriuscito da una frattura a 500 m di quota ha raggiunto il mare. Dopo un paio di giorni si è verificato un parziale collasso del versante interessato dalla colata e, la frana associata, ha a sua volta causato un maremoto con onde alte fino ai 10 metri. Secondo i dati della Protezione Civile, la quantità di roccia franata fu pari a circa 16 milioni di metri cubi.
L’eruzione è continuata fino alla fine di marzo, con piccole variazioni dell’intensità del flusso e della posizione delle bocche eruttive. Il 5 aprile, poco dopo le 8 del mattino, una forte esplosione colpì il cratere di NE: si trattava di un eruzione accompagnata dall’espulsione di frammenti di roccia e brandelli di lava, con una nube vulcanica dall’altezza di 1150 m. A questo evento è seguita una seconda esplosione il 10 aprile, anche se in questo caso caratterizzata da una minore intensità. Lievi fenomeni esplosivi ed effusivi sono andati avanti fino alla fine di luglio. Da inizio agosto la situazione si è lentamente ristabilita, ripristinando in pochi mesi la classica attività stromboliana.
Eruzioni del 2007
Il 27 febbraio 2007 iniziò una nuova fase eruttiva del vulcano siciliano, caratterizzata da eruzioni perlopiù effusive, riversatesi nella Sciara del Fuoco. Questo periodo fu anticipato da alcuni eventi chiamati “VLP”, cioè Very Long Period: si tratta di segnali precursori che, a partire già da dicembre 2006, fecero intuire il possibile avvicinarsi di una nuova fase eruttiva. Questi VLP, in generale, includono un aumento della frequenza e dell'intensità delle eruzioni, oltre che ad un aumento dei tremori sismici.
La fase effusiva ebbe inizio alle 13.34 del 27 febbraio 2007, con la fuoriuscita di lava da una frattura posta alla base del cratere di NE. Dopo diversi giorni, il 15 marzo, si verificò un'eruzione parossistica che, fortunatamente, non causò vittime. La fase effusiva terminò il 7 aprile e nel giro dei successivi mesi si ritornò alla tipica attività stromboliana.
Eruzioni del 2019
Il 2019 è stato un anno complicato per l'isola di Stromboli: ben due parossismi tra luglio e agosto. Il primo dei due eventi è iniziato il 3 luglio alle 16.46 con la creazione di una colonna eruttiva alta più di 2 km.
Il secondo parossismo ha avuto invece luogo il 28 agosto ed è stato caratterizzato da tre esplosioni distinte: le prime due si sono sviluppate nella porzione centro-meridionale del cratere mentre l'ultima, laterale, ha eruttato materiale vulcanico sulla Sciara del Fuoco. Da segnalare anche una colonna eruttiva ancora più alta della precedente – attorno ai 4 km di altezza – che è collassata fino a riversarsi anch'essa lungo la Sciara del Fuoco.
Vista l'intensità del fenomeno, nel 2021 l'INGV ha realizzato uno studio volto a creare un nuovo modello eruttivo del vulcano e che tenti di prevedere questi fenomeni particolarmente intensi.
La rete di monitoraggio
Il monitoraggio del vulcano, attivo 24 ore su 24, si pone come obiettivo quello di rilevare in modo continuo alcuni parametri come quelli sismici, acustici, geochimici, delle deformazioni del suolo (es. tramite GPS), magnetici, gravimetrici e termici, solo per citare i principali. La rete di rilevamento è entrata in funzione a gennaio 2003 ed è costituita da 13 stazioni digitali, capaci di eseguire 50 rilevazioni al secondo. Anche il rischio di maremoti associati a eruzioni o crolli è monitorato tramite l’ausilio di boe al largo dell’isola.
I dati raccolti vengono mano a mano inviati ai due osservatori INGV presenti nell’arcipelago delle Eolie: uno si trova a Stromboli e raccoglie i segnali del versante Nord; l’altro – a Lipari – raccoglie i segnali del versante Sud. Entrambi i dati sono poi inviati alla sezione INGV di Catania e all’Osservatorio Vesuviano di Napoli, dove viene effettuato il monitoraggio dei dati.
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