Proseguono i danni delle alluvioni che stanno colpendo l'Emilia-Romagna a poco più di un anno di distanza dalle alluvioni del 2023. Ancora critica la situazione a Traversara, frazione del comune di Bagnacavallo, dove è crollato l'argine del fiume Lamone e al momento si contano due dispersi. Permane ancora per la giornata di oggi l'allerta meteo rossa in Romagna e nel Bolognese. A Faenza è stato costruito un muro per contenere un'eventuale esondazione del Marzeno, ma la misura non è bastata e l'adiacente Via Cimatti si è completamente allagata.
Secondo l'ARPA Emilia-Romagna, l'evento alluvionale dei giorni scorsi ha visto picchi di precipitazioni fino a 350 millimetri in 48 ore. Parliamo del doppio o addirittura del triplo (come nella zona di Forlì) rispetto alla media delle precipitazioni attesa nelle stesse zone in tutto il mese di settembre. In altre parole, in 2 giorni è caduta la pioggia che ci si aspetta in 2 o 3 mesi. Per confronto, durante le alluvioni di maggio 2023 le precipitazioni avevano raggiunto massimi di 400-450 millimetri, ma nel corso di due eventi alluvionali invece che un solo evento come è avvenuto invece nei giorni scorsi. Tuttavia, la situazione a oggi sembra meno grave rispetto al 2023: fortunatamente non c'è stata nessuna vittima (contro le 15 persone che lo scorso anno hanno perso la vita), gli sfollati sono in numero inferiore e anche l'area colpita dalle inondazioni è stata meno estesa.
Rimane comunque il fatto che questo evento meteorologico estremo si è abbattuto su un'area che era stata devastata appena 16 mesi fa, e questo ha riacceso il dibattito sull'importanza della gestione del rischio idrogeologico in Italia in particolare per le zone più a rischio come appunto l'Emilia-Romagna. Una delle domande che attraversa i vari media in questi giorni è proprio questa: perché l'Emilia-Romagna è così soggetta ad alluvioni e inondazioni? Come è stato possibile che si siano verificate ben 3 gravi alluvioni in 16 mesi?
La domanda è complessa e un singolo articolo non può rispondere in modo completo. Possiamo tuttavia sottolineare alcuni elementi rilevanti. Innanzitutto, come evidenzia l'ultimo report dell'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) pubblicato nel 2021 (il prossimo verrà pubblicato l'anno prossimo) l'Emilia-Romagna è di gran lunga la regione italiana con la maggiore percentuale di territorio soggetta a rischio alluvioni. Di fatto, il 100% del territorio dell'Emilia-Romagna è soggetto a rischio elevato, medio o basso di alluvioni (in Italia è complessivamente il 30% circa). In questa Regione tutti e tre gli scenari di rischio sono abbondantemente superiori alla media nazionale. Come confermato anche dal portale IroGeo dell'ISPRA sul rischio idrogeologico in Italia, tra le 6,8 milioni di persone che abitano territori a rischio medio di alluvioni nel nostro Paese, il 40% (2,7 milioni di persone) risiede nella sola Emilia-Romagna.
Ci sono diverse spiegazioni per questo scomodo primato. In primo luogo, qui la pianura è alluvionale, come del resto tutta la Pianura Padana. In altre parole, è una piana creata proprio dalle continue alluvioni del fiume Po e dei suoi affluenti. Questo rende di fatto inevitabili le alluvioni in queste zone.
Dobbiamo poi considerare la particolare conformazione di questo tratto di pianura, stretto in un “triangolo” formato dal corso del Po, dai rilievi appenninici e dalla costa romagnola. Come potete vedere nel grafico qui sotto, tratto dal report ISPRA citato sopra, questo “triangolo” è di fatto una conca ben delimitata e completamente allagabile, attraversata peraltro da moltissimi corsi d'acqua. Di fatto siamo parlando di una delle zone allagabili più estese d'Italia e d'Europa.
Da un punto di vista meteorologico, poi, questa particolare conformazione aumenta anche la possibilità di formazione di perturbazioni in grado di scaricare grandi quantità di precipitazioni. Questa zona infatti è raggiunta dalla bora che arriva da nord-nordest e dallo scirocco proveniente da sud-est. Il primo è un vento freddo e il secondo un vento caldo: quando confluiscono in queste zone possono raccogliere l'umidità proveniente dall'Adriatico, che è un mare tendenzialmente caldo, e risalire i rilievi appenninici dove l'umidità condensa per formare celle convettive e nubi temporalesche.
Infine, un altro motivo per cui le alluvioni in Emilia-Romagna provocano così tanti danni è legato all'elevata popolosità di quest'area (nella Regione abitano 4,5 milioni di persone) unita all'alta percentuale di suolo consumato. In particolare, secondo un report del SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente) pubblicato alla fine del 2023, il suolo del “triangolo” a rischio in Emilia-Romagna è utilizzato in percentuali altissime, tra il 10% e il 30%: si tratta di gran lunga dell'area più estesa in Italia che è contemporaneamente a rischio di inondazioni e pesantemente cementificata.