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4 Dicembre 2023
16:19

Tu inquini e io pianto alberi: i “carbon offsets” per la compensazione della CO2

Alla COP28 si discute dei carbon offsets, speciali permessi che vengono pagati dai Paesi per compensare proprie emissioni di CO2. Nonostante le buone intenzioni, questo sistema può mettere a rischio la sovranità ambientale dei Paesi e solleva questioni etiche.

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Tu inquini e io pianto alberi: i “carbon offsets” per la compensazione della CO2
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Alla COP28 in corso a Dubai si discute di come abbassare le emissioni di CO2 nell’atmosfera per contrastare il cambiamento climatico. Tra i tanti metodi ce n’è uno che sta prendendo particolarmente piede: i carbon credits, anche chiamati carbon offsets. Questo sistema sta creando un mercato da miliardi di dollari tra paesi inquinanti ed economie in via di sviluppo, ma è anche un sistema molto criticato da attivisti e organizzazioni internazionali.

Cosa sono i carbon offsets

I carbon offsets sono degli investimenti tramite i quali un Paese cerca di compensare le proprie emissioni di CO2 finanziando iniziative che rimuovano dall’atmosfera l’anidride carbonica prodotta in un altro Stato. Per esempio, se un Paese che produce petrolio o gas emettendo tot tonnellate di anidride carbonica può pagare un altro paese per piantare alberi che rimuovano esattamente lo stesso ammontare di carbonio dall’atmosfera neutralizzando gli effetti delle sue attività. Il sistema dei carbon offsets prende spunto da quello dei cosiddetti “permessi inquinanti” che regolano il funzionamento di imprese e industrie che producono molta CO2.

Per dare il via a un’iniziativa sui carbon offsets, un Paese o un’industria deve calcolare l’impronta di carbonio legata a una determinata attività. Ogni accordo per l’acquisto e la vendita di carbon offset si basa sul fatto che sia l’emissione di carbonio che l’attività di compensazione deve essere verificabile, misurabile e certificata. Per questo ci sono quasi sempre delle società o degli attori esterni che vigilano sul rispetto degli accordi.

Le attività che possono essere adottate per compensare l’inquinamento sono diverse. La più diffusa è la riforestazione di un territorio ma si può anche optare per l’investimento in impianti di energie rinnovabili, nell’agricoltura sostenibile o anche nella gestione dei rifiuti. In alcuni casi i paesi inquinanti acquistano quote del patrimonio naturale di un Paese e s’impegnano nella sua conservazione nell’ambito di questi accordi.

Gli effetti geopolitici dei carbon offsets

La possibilità di ricorrere al sistema dei carbon offsets viene sfruttata dai cosiddetti rentier States, gli Stati che dipendono quasi interamente dalla produzione di petrolio e gas per il sostentamento della loro economia. In questo contesto, tra i Paesi che stanno utilizzando di più i carbon offset ci sono le monarchie arabe del Golfo. Gli Emirati Arabi Uniti (EAU), per esempio, hanno dato il via a molti investimenti in crediti di carbonio con l’avvicinarsi della COP28, di cui sono il Paese ospitante. A novembre, gli EAU hanno pagato 1,5 miliardi di dollari per acquisire i diritti di tutela su circa il 20% del patrimonio boschivo dello Zimbabwe. Secondo i responsabili di Blue Carbon General Trading, la principale società emiratina attiva nel mercato dei carbon offsets, le foreste dello Zimbabwe garantiranno la possibilità al paese di produrre crediti di carbonio per gli anni a venire. In parole povere, mantenendo integri i boschi dello Zimbabwe gli Emirati compenseranno le emissioni prodotte dalle proprie industrie. Proprio durante la Cop28 invece, è arrivata l’ufficialità di un accordo proprio tra Blue Carbon General Trading e il governo della Tanzania per la cessione dei diritti di conservazione di 1,8 milioni di ettari dei propri parchi nazionali ad Abu Dhabi

A giugno di quest’anno invece, l’Arabia Saudita ha acquistato 2 milioni di tonnellate di credito di carbonio nel mercato dei carbon offset aperto dal Kenya. All’interno di un’asta che garantirà a 16 imprese saudite di compensare le proprie attività inquinanti con delle iniziative ecologiche all’interno del paese.

Questo tipo di accordi non devono sorprendere dato che rispondono alle esigenze di entrambi le parti. Se da una parte i paesi produttori di energia fossile hanno bisogno di compensare le loro emissioni per non violare gli accordi internazionali per il contrasto al cambiamento climatico, dall’altra i paesi in via di sviluppo hanno bisogno di fondi per mantenere il proprio patrimonio ambientale e più in generale per mantenere in piedi le loro economie.

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Critiche al sistema dei carbon offsets

Nonostante le buone intenzioni dietro la vendita di questi permessi, il sistema dei carbon offsets viene criticato per diversi motivi. Il primo è la difficoltà di misurare l'impatto reale dei progetti di compensazione delle emissioni. Infatti, la verifica delle riduzioni di carbonio può spesso essere soggetta a errori o peggio a manipolazioni. Per questo motivo l'ONU e altre istituzioni stanno cercando di sviluppare regolamenti globali per garantire l'integrità e l'efficacia dei progetti di compensazione delle emissioni. Tuttavia, la sfida consiste nel trovare un equilibrio che sia accettabile per tutti i membri, riflettendo le diversità economiche e sviluppate.

Inoltre, il sistema dei carbon offsets potrebbe incoraggiare una mentalità di “permesso di inquinare” in cui le aziende potrebbero decidere di compensare le loro emissioni anziché impegnarsi seriamente nelle attività di riduzione. Un aspetto importante è anche quello della sovranità ambientale, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Infatti, anche se i progetti di carbon offset offrono opportunità economiche, c'è il rischio di sfruttamento delle risorse naturali e di perdita del controllo da pare di questi Paesi sul proprio ambiente.

Questo solleva domande etiche sulla giustizia ambientale e sulla distribuzione equa dei benefici e dei costi tra i Paesi. Infine, il sistema dei carbon offsets può concentrarsi su soluzioni tecniche invece che strutturali per affrontare il cambiamento climatico. Le riduzioni di carbonio a breve termine, infatti, potrebbero nascondere la necessità di cambiamenti fondamentali nei modelli di produzione e consumo.

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